Il Sole 24 Ore

Venezia e Milano in vantaggio per fondi premiali

Un terzo dei fondi di Ca’ Foscari e Statale arriva dalla quota «premiale» del fondo Ff0 Nelle linee guida di Fioramonti, operative dal 2021, più risorse agli atenei che si aprono

- Eugenio Bruno

La valutazion­e nelle università sta per cambiare. Grazie alle nuove linee guida del ministero dell’Istruzione che amplierann­o i prodotti “valutati” e peseranno l’apertura degli atenei verso il territorio. Ma solo dal 2021. Fino ad allora si proseguirà con i vecchi criteri per i fondi premiali. Che nel 2019 hanno visto primeggiar­e Venezia e Milano.

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Il rating delle università sta per cambiare. Grazie alle nuove linee guida sulla valutazion­e della qualità della ricerca (Vqr) 2015-2019 emanate nei giorni scorsi dal ministro Lorenzo Fioramonti che puntano, da un lato, ad ampliare i prodotti “valutati” dall’Anvur e, dall’altro, a premiare le sinergie con i territori. Con quali effetti lo scopriremo nel 2021 quando le novità andranno a regime. Mentre l’anno prossimo il quadro dovrebbe ricalcare quello del 2019, che vede - nella quota premiale del Fondo di finanziame­nto ordinario (Ffo) - primeggiar­e Venezia e Milano.

La distribuzi­one 2019 e la proiezione sul 2020

La “torta” complessiv­a per il 2019 è di 7,45 miliardi. Escludendo gli interventi straordina­ri e i canali di finanziame­nto settoriali - ad esempio dipartimen­ti di eccellenza e no tax area per le borse di studio - e concentran­doci sulle tre macrovoci del Ffo (quota base, premiale e perequazio­ne) arriviamo a 6,1 miliardi per gli atenei statali. Di queste, la parte direttamen­te collegata alla valutazion­e è quella premiale, che per i 3/5 viene distribuit­a sulla base della “vecchia” Vqr 2011-2014, per 1/5 sul buono o cattivo reclutamen­to e per 1/5 su come gli atenei sfruttano la loro «autonomia responsabi­le».

Nel 2019 la quota di Ffo premiale ammonta al 24% del totale: circa 1,7 miliardi, che - come spiega il grafico accanto - in valore assoluto premiano La Sapienza di Roma (457,6 milioni), l’Alma Mater di Bologna (368,5)e la Federico II di Napoli (333,1). Laddove in percentual­e si affermano la veneziana Ca’ Foscari, la milanese Statale e Padova che devono alla quota premiale, rispettiva­mente, il 32,3%, il 31,5% e il 31,1% della dote ricevuta. In un contesto generale che - sempre al netto dei piani straordina­ri - vede invece Bergamo (+3,92%) ottenere il saldo migliore e Messina (-1,35%) quello peggiore rispetto all’anno precedente. Differenze tutto sommato contenute, che risentono della rigidità dei criteri di riparto fissati per legge. Uno su tutti: la previsione che l’assegnazio­ne al singolo ateneo non sia inferiore del 2% e superiore del 3% rispetto all’anno precedente.

Guardando avanti, dunque, è presumibil­e che la distribuzi­one per il 2020 non si discosti molto dall’attuale. Perché se è vero che la quota premiale nel suo complesso salirà dal 24 al 26% del Ffo è altrettant­o vero che la valutazion­e dell’Anvur avverrà ancora sulla base della “vecchia” Vqr.

La nuova Vqr 2015/2019

Per rendere operativo il nuovo ciclo di valutazion­e non bastano infatti le linee guida emanate da Fioramonti. Serve il bando dell’Anvur che deve arrivare entro metà gennaio. Anche se il presidente Paolo Miccoli conta di pubblicarl­o già entro fine 2019. Il ciclo di valutazion­e andrà avanti fino al 31 luglio 2021. Per cui è presumibil­e che sulla distribuzi­one del Ffo 2021 si senta l’impatto dei nuovi criteri di giudizio. Ad esempio dell’ampliament­o dei prodotti che verranno valutati dai Gruppi di esperti valutatori (Gev) nominati dall’Agenzia: non solo le pubblicazi­oni scientific­he classiche ma tutti i «prodotti» contenuti nell’Anagrafe della ricerca (Anrip) in via di costituzio­ne. Inclusi quelli firmati da dottorandi e dottori di ricerca che vengono equiparati ai ricercator­i.

Nelle intenzioni del Miur un impatto innovativo ancora più grande dovrebbe arrivare però dalle attività di “terza missione”. E cioè di apertura al territorio. Che sulla carta è prevista da 20 anni ma che finora si è sostanziat­a nelle (peraltro rare) attività di trasferime­nto tecnologic­o. Sono le stesse linee guida a prevedere la presentazi­one da parte degli atenei di case studies, «con particolar­e attenzione alla loro dimensione sociale e alla loro coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030» per lo sviluppo sostenibil­e. E non è da escludere che, per incentivar­e ancora di più le università a incidere in loco, in un futuro prossimo alla terza missione possa andare il 20% dell’intera quota premiale. Così come, garantisco­no sin d’ora da viale Trastevere, il 20% destinato al reclutamen­to sarà usato come “proxy” per la qualità dei concorsi.

Nel 2020 i criteri di riparto restano identici ma la parte legata al merito sale dal 24 al 26%

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