Per colf e badanti in nero lo Stato perde due miliardi
Secondo il rapporto sul lavoro domestico di Domina e Fondazione Moressa l’emersione di 1,2 milioni di addetti porterebbe allo Stato 1,4 miliardi di contributi e 645 milioni di Irpef
Vale 1,4 miliardi di contributi e 645 milioni di Irpef in più il tesoretto legato all’emersione del lavoro nero di colf e badanti. I quasi 860mila lavoratori regolari rappresentano infatti il 42% di quelli effettivamente occupati dalle famiglie. La stima delle maggiori entrate potenziali arriva dall’associazione datoriale Domina, che il 12 dicembre presenterà al Senato il Rapporto annuale sul lavoro domestico.
Vale due miliardi il tesoretto fiscale e contributivo legato all’emersione del lavoro nero di colf e badanti. Vuol dire che se oltre agli 859mila lavoratori domestici oggi in regola fossero dichiarati all’Inps anche gli 1,2 milioni che lavorano in nero, lo Stato incasserebbe 1,4 miliardi di contributi in più (da famiglie e lavoratori) e 645 milioni di Irpef (dai lavoratori). È la stima contenuta nel Rapporto annuale sul lavoro domestico che sarà presentato giovedì 12 dicembre al Senato dall’associazione datoriale Domina.
Il lavoro nero nel settore domestico coinvolge sei lavoratori su dieci: i quasi 900mila addetti regolari censiti dall’Inps (pur essendo l’8% dei lavoratori dipendenti italiani), rappresentano appena il 42% del totale. La ragione di questa alta incidenza del sommerso è principalmente nei costi della regolarizzazione. Questo vale innanzitutto per i datori di lavoro, che sono famiglie (spesso di anziani soli) e possono contare su magre agevolazioni: a fronte del costo totale di una badante, che può variare da 15mila a 22mila euro, gli unici benefici fiscali disponibili sono la detrazione Irpef per persone non autosufficienti con reddito sotto 40mila euro, che vale al massimo 399 euro, e la deduzione dei contributi versati entro 1.549,37 euro all’anno, che si traduce in un beneficio medio di circa 450 euro (si veda l’articolo in basso). Per i servizi di collaboratori familiari, baby sitter e badanti in regola le famiglie spendono sette miliardi all’anno: 5,6 miliardi di retribuzione, 976 milioni di contributi e 421 milioni per il Tfr da accantonare ogni mese.
A chiedere di non essere messi in regola sono però spesso gli stessi lavoratori, che guadagnano in media meno di 6mila euro all’anno e sono per il 71% immigrati. Dai dati dell’Osservatorio nazionale Domina sul lavoro domestico, emerge che oltre il 60% dei lavoratori regolari è nella no tax area, ovvero guadagna meno di 8.150 euro e quindi non è tenuta a versare l’Irpef e le addizionali locali.
L’introduzione di incentivi fiscali più consistenti a beneficio delle famiglie, secondo l’associazione Domina, darebbe una spinta all’emersione del lavoro nero (portando maggiori vantaggi alla regolarizzazione per il datore) e consentirebbe allo Stato di incassare due miliardi in più fra imposte e contributi oggi evasi. La stima di 645 milioni di nuove entrate fiscali è stata fatta dall’Osservatorio Domina sul lavoro domestico e dalla Fondazione Moressa ipotizzando che i redditi dei lavoratori domestici irregolari si distribuiscano come quelli dei lavoratori regolari. «La necessità di assistenza delle famiglie è aumentata e aumenterà in futuro - spiega Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina - ma negli ultimi anni il numero del lavoratori domestici in regola è diminuito. Significa che una parte del lavoro continua a confluire nel nero. Concedere alle famiglie, con un tetto di reddito a 40mila euro, la deduzione del 30% delle retribuzioni versate agli assistenti familiari alla persona e il 10% di quanto versato alle colf significherebbe dare un vantaggio tangibile». Domina propone in più - sempre per chi ha redditi fino a 40mila euro - la deducibilità integrale dei contributi previdenziali.
Un’altra proposta per favorire l’emersione dei redditi di colf e badanti, anche regolari, è quella di far dialogare la banca dati Inps sulle retribuzioni dei lavoratori domestici con l’agenzia delle Entrate, in modo che quest’ultima possa “precompilare” la dichiarazione e inviarla ai lavoratori (anziché chiedere alle famiglie di fare da sostituti d’imposta, ipotesi circolata nei mesi scorsi). L’evasione fiscale - come evidenzia la relazione del Mef sull’economia non osservata allegata alla Nadef 2019 - riguarda anche molti lavoratori domestici regolari, tenuti a fare la dichiarazione dei redditi e a versare le imposte.
L’ultima proposta di Domina è quella di permettere alle famiglie di regolarizzare i lavoratori non comunitari già presenti in Italia senza permesso di soggiorno (o senza permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato), con un permesso di soggiorno temporaneo per assistenza alla persona in ambito domestico: questo eliminerebbe un’altra ragione di confluenza nel lavoro nero.
Il lavoro nero coinvolge 6 addetti su 10 La ricerca verrà presentata giovedì 12 al Senato