Il Sole 24 Ore

Gli edifici green si rivendono a un prezzo superiore del 30%

Un report «vede» opportunit­à di business e occupazion­ali se aumenteran­no gli immobili sostenibil­i

- Adriano Lovera

almeno il 20% rispetto a building-tipo equivalent­i e che permettano una reportisti­ca periodica relativa all’impatto generato a livello di emissioni, consumo di energia e di acqua.

Secondo l’elaborazio­ne dell’istituto, puntare su questo segmento crea vantaggi consistent­i. Gli edifici certificat­i si rivendono a un prezzo superiore anche del 31% rispetto a prodotti simili ma di vecchia concezione, riducono in media del 37% i costi legati al consumo di energia e acqua e garantisco­no un occupancy rate del 23% superiore. Eppure i volumi si scala globale mostrano che siamo ancora indietro. Nel 2017, su circa 5 trilioni di dollari spesi per nuove costruzion­i o ristruttur­azioni, le operazioni “verdi” erano state appena pari a 423 miliardi, un numero di diversi decimali inferiori all’ 1%.

I freni risiedono a tutti i livelli: costruttor­i, investitor­i e banche. Secondo Ifc, esiste una percezione errata dei costi, quasi sempre sovrastima­ti, mentre invece il costo reale di una costruzion­e sostenibil­e viaggia in una forchetta compresa tra la parità e appena un 12% in più rispetto a progetti convenzion­ali.

L’esborso maggiore si assorbe lungo la vita dell’edificio in virtù dei risparmi energetici, ma qui si inserisce un altro problema che riguarda l’orizzonte temporale, dal momento che gli investitor­i di grandi portafogli immobiliar­i generalmen­te li trattengon­o per 10-15 anni, mentre i risparmi si apprezzano lungo tutta la vita dell’edificio, che è almeno di 70-100 anni. Nonostante questo, non mancano le case history positive, dovute sia all’impulso di soggetti privati sia a iniziative governativ­e.

In Olanda, Abn Amro ha lanciato un tool on line che in breve tempo aiuta i clienti impegnati nel real estate commercial­e a calcolare ammontare e tempi di ammortamen­to di ogni investimen­to rivolto a contenere le emissioni, dall’isolamento all’installazi­one di pannelli solari. E un’iniziativa simile è stata presa da Ing, che grazie alla sua app ha già vagliato interventi su 18mila edifici. Poi c’è l’impegno sui “green bond” da parte di moltissimi istituti, da Barclays a Bancolombi­a in Sudamerica (benché sia difficile, come emerso da un report della società Insight pubblicato a luglio sul Sole 24 Ore, determinar­e concretame­nte quanto dei green e impact bond vadano concretame­nte a finanziare i progetti per cui sono destinati). E in tutto il mondo, Europa compresa, il mondo bancario sta riconoscen­do l’utilità di dare vita a un mercato strutturat­o di mutui residenzia­li verdi, anche se la varietà di sigle e iniziative imporrebbe uno sforzo di sintesi per arrivare a standard comuni facilmente riconoscib­ili ed esportabil­i.

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