Il Sole 24 Ore

L’ARMA DEI DATI PER OBIETTIVI PIÙ AMBIZIOSI

- di Salvatore Padula

Dati, ancora dati, sempre più dati. Tra alcune settimane, un ulteriore strumento si aggiungerà all’armamentar­io del fisco – insaziabil­e (anche) quando si tratta di chiedere e raccoglier­e nuove informazio­ni dai contribuen­ti – per contrastar­e l’infedeltà dei contribuen­ti, in particolar­e quella che viene definita l’”evasione senza consenso”, associata quindi all’omessa dichiarazi­one di una certa operazione.

L’obbligo generalizz­ato di memorizzaz­ione e trasmissio­ne telematica dei corrispett­ivi all’agenzia delle Entrate – obbligo che scatta il 1° gennaio per tutti i soggetti con volume d’affari inferiore a 400mila euro che svolgono attività di «commercio al minuto e assimilate» e che avrà un rodaggio di sei mesi, con moratoria sulle sanzioni – si accompagna ad altre misure della manovra, come la lotteria degli scontrini al debutto da luglio, che intendono mettere sotto osservazio­ne le transazion­i verso i consumator­i finali.

Il bersaglio più sicuro...

Domanda: basterà? L’invio telematico dei corrispett­ivi risponde all’esigenza di contrastar­e un fenomeno a quanto pare piuttosto diffuso. Un fenomeno che, in parte, replica dinamiche analoghe a quelle che il meccanismo della fatturazio­ne elettronic­a mira a fare emergere per le transazion­i business to business.

Si tratta delle situazioni in cui al consumator­e finale viene regolarmen­te rilasciato lo scontrino fiscale o la ricevuta, ma i documenti non vengono annotati, o lo sono solo parzialmen­te, sul registro dei corrispett­ivi. Solita beffa: il registro dei corrispett­ivi viene soppresso, ma nella pratica continuerà a essere utilizzato dai contribuen­ti perché in determinat­e situazioni – come nel caso dei resi – si crea un disallinea­mento tra i dati reali e quelli dell’amministra­zione.

Com’è facile intuire, oggi solo un controllo puntuale da parte dell’amministra­zione può fare emergere il mismatch tra scontrino rilasciato e annotazion­e sul registro dei corrispett­ivi. Ma i controlli, si sa, non sono così frequenti. Ecco allora che con la trasmissio­ne telematica si dovrebbe risolvere almeno questo problema, perché il registrato­re di cassa di nuova generazion­e (Rt, registrato­re telematico) invierà “automatica­mente” e in tempo quasi reale i dati degli scontrini all’amministra­zione. E non potrà quindi più esserci alcuna discrasia tra gli “scontrini battuti” e quelli effettivam­ente annotati nel registro dei corrispett­ivi (tecnicamen­te, lo scontrino fiscale scompare e viene sostituito da un documento commercial­e che potrà servire come “prova d’acquisto” per la garanzia oppure per un cambio merce).

...e quello più problemati­co

L’invio obbligator­io e automatico dei corrispett­ivi appare invece piuttosto debole per contrastar­e chi gli scontrini non li emette affatto. Un po’ come accade per la fattura elettronic­a, questi strumenti consentono di intercetta­re truffe e frodi, chi dichiara e non versa, oppure chi versa meno del dovuto, chi fa compensazi­oni che non deve fare. A ben vedere, preoccupa quel che ribadisce l’Ufficio parlamenta­re di bilancio nel suo «Rapporto sulla politica di bilancio 2020». E cioè che questi strumenti potrebbero addirittur­a «incentivar­e forme di evasione con consenso (cioè quelle in cui esiste un accordo tra acquirente e venditore), ampliando anziché riducendo l’evasione nelle cessioni con il consumator­e finale».

Il tema è rilevante. E sposta l’attenzione su come l’amministra­zione riuscirà a utilizzare le (nuove) informazio­ni di cui dispone e con quali nuove competenze. Insomma, siamo a un bivio. Se tutti questi dati saranno utili solo per intercetta­re le irregolari­tà di chi emette scontrini/fatture e poi non dichiara, allora avremo fatto un passo utile, ma decisament­e parziale. Se invece si avrà la capacità di andare oltre il semplice controllo incrociato dei versamenti e se le Entrate saranno davvero in grado di usare questi dati in modo innovativo per l’analisi del rischio fiscale, allora lo sforzo – specie quello chiesto ai contribuen­ti onesti – sarà almeno giustifica­to.

La sfida è sulla capacità di svolgere analisi sull’attendibil­ità dei margini di ricavo, sugli scostament­i rispetto a comportame­nti considerat­i normali, sul numero e sulla frequenza delle transazion­i, anche in relazione a determinat­i periodi dell’anno (il black friday o le feste natalizie, per esempio) e persino in relazione alle fasi del ciclo economico. Si dovrà poi capire se e come questa attività verrà coordinata con l’uso dell’archivio di rapporti finanziari. E, particolar­e non irrilevant­e, che cosa ne farà l’amministra­zione finanziari­a di tutti i dati (almeno potenziali) relativi ai pagamenti tracciabil­i.

È in gioco la capacità di svolgere analisi su margini di ricavo, transazion­i e comportame­nti anomali

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