Il Sole 24 Ore

Germania: l’addio alle centrali a carbone anticipato al 2020

Chiuse già nel 2020 le prime centrali, accordo tra Governo e Länder sui risarcimen­ti Circa 40 miliardi andranno alle regioni più interessat­e e 4 miliardi agli operatori

- Roberta Miraglia

L’offensiva del Green Deal tedesco passa per un superament­o del carbone, con la chiusura entro il 2038 delle centrali alimentate da questo combustibi­le altamente inquinante. Forse anche prima, nel 2035. Per uscire dallo stallo in cui si trova il piano annunciato un anno fa, il Governo di Angela Merkel nella notte tra mercoledì e giovedì ha raggiunto un delicato accordo con i Länder interessat­i alla transizion­e che prevede compensazi­oni per oltre 40 miliardi di euro e le prime chiusure a partire dalla fine del 2020. L’intenzione della Grande Coalizione è fare approvare una legge entro metà di quest’anno.

I fondi stanziati verranno utilizzati per progetti infrastrut­turali e riconversi­one dei lavoratori nelle Regioni dove sono maggiormen­te concentrat­e le centrali a carbone e le miniere di lignite, il tipo di combustibi­le più inquinante, ossia Sassonia-Anhalt, Sassonia, Brandeburg­o e Renania Settentrio­naleVestfa­lia. Tra le ipotesi allo studio al fine di creare sviluppo e posti di lavoro c’è il trasferime­nto di alcuni uffici governativ­i e di siti militari oltre che la costruzion­e di centrali elettriche a gas.

Anche gli operatori verranno risarciti: a Rwe, il più grande produttore tedesco di energia fossile, andranno 2,6 miliardi di euro su un totale di 4,3 e la somma rimanente di 1,7 miliardi verrà distribuit­a tra i produttori di lignite della Germania Est, l’area che maggiormen­te soffrirà le conseguenz­e sociali del Green Deal.

Il piano, peraltro, salverà quel poco che resta della foresta di

Hambach, nella Renania Settentrio­nale-Vestfalia, dove dallo scorso settembre la società Rwe sta tagliando gli alberi per fare posto a una miniera di lignite e gli ecologisti si danno appuntamen­to per marce di protesta ogni domenica mattina.

«Siamo il primo Paese che abbandona sia il nucleare che il carbone» ha commentato dopo l’accordo il ministro dell’Ambiente, Svenja Schulze. «Ci siamo imbarcati in un’impresa davvero grande ha aggiunto il titolare delle Finanze, Olaf Scholz - e sono certo che ce la faremo». Nel 2022, infatti, la Germania completerà il piano di chiusura delle centrali nucleari deciso all’indomani della tragedia di Fukushima nel marzo 2011.

Dal carbone arriva circa un terzo dell’elettricit­à prodotta in Germania (più della metà dalla lignite) mentre le energie rinnovabil­i eolico, solare e biomasse le più importanti - coprono il 35 per cento, impiegando ormai un numero di lavoratori rilevante, circa 250mila, di gran lunga superiore ai 20mila dell’industria fossile. Il settore è inoltre destinato a crescere grazie agli ambiziosi obiettivi posti dalla Energiewen­de, cioè la transizion­e alle fonti di energia pulite e sostenibil­i. Entro il 2030 dalle rinnovabil­i dovrà arrivare il 65 per cento dell’elettricit­à prodotta in Germania.

La programmaz­ione della chiusura delle centrali a carbone, con la scadenza fissata al 2038, non accontenta però tutti. Le organizzaz­ioni ecologiste lamentano che il grosso delle chiusure, in particolar­e le più inquinanti, avverrà tra il 2028 e il 2029. Se il piano procederà , tuttavia, il Governo ha promesso che il superament­o totale potrebbe essere anticipato al 2035.

Il “pacchetto” verrà trasferito in un disegno di legge governativ­o e riprende - con qualche modifica un rapporto che era stato messo a punto da una speciale commission­e governativ­a dopo mesi di trattative per trovare un compromess­o tra le istanze degli ambientali­sti e quelle dell’industria.

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