Germania: l’addio alle centrali a carbone anticipato al 2020
Chiuse già nel 2020 le prime centrali, accordo tra Governo e Länder sui risarcimenti Circa 40 miliardi andranno alle regioni più interessate e 4 miliardi agli operatori
L’offensiva del Green Deal tedesco passa per un superamento del carbone, con la chiusura entro il 2038 delle centrali alimentate da questo combustibile altamente inquinante. Forse anche prima, nel 2035. Per uscire dallo stallo in cui si trova il piano annunciato un anno fa, il Governo di Angela Merkel nella notte tra mercoledì e giovedì ha raggiunto un delicato accordo con i Länder interessati alla transizione che prevede compensazioni per oltre 40 miliardi di euro e le prime chiusure a partire dalla fine del 2020. L’intenzione della Grande Coalizione è fare approvare una legge entro metà di quest’anno.
I fondi stanziati verranno utilizzati per progetti infrastrutturali e riconversione dei lavoratori nelle Regioni dove sono maggiormente concentrate le centrali a carbone e le miniere di lignite, il tipo di combustibile più inquinante, ossia Sassonia-Anhalt, Sassonia, Brandeburgo e Renania SettentrionaleVestfalia. Tra le ipotesi allo studio al fine di creare sviluppo e posti di lavoro c’è il trasferimento di alcuni uffici governativi e di siti militari oltre che la costruzione di centrali elettriche a gas.
Anche gli operatori verranno risarciti: a Rwe, il più grande produttore tedesco di energia fossile, andranno 2,6 miliardi di euro su un totale di 4,3 e la somma rimanente di 1,7 miliardi verrà distribuita tra i produttori di lignite della Germania Est, l’area che maggiormente soffrirà le conseguenze sociali del Green Deal.
Il piano, peraltro, salverà quel poco che resta della foresta di
Hambach, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, dove dallo scorso settembre la società Rwe sta tagliando gli alberi per fare posto a una miniera di lignite e gli ecologisti si danno appuntamento per marce di protesta ogni domenica mattina.
«Siamo il primo Paese che abbandona sia il nucleare che il carbone» ha commentato dopo l’accordo il ministro dell’Ambiente, Svenja Schulze. «Ci siamo imbarcati in un’impresa davvero grande ha aggiunto il titolare delle Finanze, Olaf Scholz - e sono certo che ce la faremo». Nel 2022, infatti, la Germania completerà il piano di chiusura delle centrali nucleari deciso all’indomani della tragedia di Fukushima nel marzo 2011.
Dal carbone arriva circa un terzo dell’elettricità prodotta in Germania (più della metà dalla lignite) mentre le energie rinnovabili eolico, solare e biomasse le più importanti - coprono il 35 per cento, impiegando ormai un numero di lavoratori rilevante, circa 250mila, di gran lunga superiore ai 20mila dell’industria fossile. Il settore è inoltre destinato a crescere grazie agli ambiziosi obiettivi posti dalla Energiewende, cioè la transizione alle fonti di energia pulite e sostenibili. Entro il 2030 dalle rinnovabili dovrà arrivare il 65 per cento dell’elettricità prodotta in Germania.
La programmazione della chiusura delle centrali a carbone, con la scadenza fissata al 2038, non accontenta però tutti. Le organizzazioni ecologiste lamentano che il grosso delle chiusure, in particolare le più inquinanti, avverrà tra il 2028 e il 2029. Se il piano procederà , tuttavia, il Governo ha promesso che il superamento totale potrebbe essere anticipato al 2035.
Il “pacchetto” verrà trasferito in un disegno di legge governativo e riprende - con qualche modifica un rapporto che era stato messo a punto da una speciale commissione governativa dopo mesi di trattative per trovare un compromesso tra le istanze degli ambientalisti e quelle dell’industria.