Ex Ilva, produzione in calo: fermata l’acciaieria 1
ArcelorMittal motiva lo stop con problemi per commesse e accesso alle materie prime La procura: multinazionale manifesta «insofferenza per l’interesse pubblico»
La crisi dell’acciaio continua e ArcelorMittal stringe i freni a Taranto. Da giovedì il siderurgico terrà in funzione una sola acciaieria, la 2, e fermerà fino a marzo la 1. I sindacati dicono che l’azienda ha motivato lo stop con problemi nel rifornimento di materie prime e nelle commesse.
La crisi dell’acciaio continua a mordere e ArcelorMittal stringe i freni a Taranto. Da giovedì il siderurgico terrà in funzione una sola acciaieria, la 2, e fermerà sino a marzo la 1. I sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil dicono che l’azienda ha motivato lo stop con problemi nel rifornimento di materie prime (resta sequestrato il quarto sporgente dopo l’incidente mortale di luglio e si continuano ad usare approdi alternativi) e nelle commesse. Con una produzione giornaliera di circa 11.000-11.500 tonnellate, anziché due acciaierie a basso regime, ne funzionerà solo una ma con tutti e tre i convertitori di cui dispone. Dei 477 in forza all’acciaieria 2, 250 andranno in cassa integrazione e 227 ridislocati tra la stessa 2 e presidio della 1. I 250 in cassa rientrano nel plafond dei 1.273 in corso da fine dicembre per un periodo di 13 settimane.
A fronte della comunicazione aziendale, scattata la protesta di Fim, Fiom e Uilm. «Riteniamo inaccettabile tale scelta da parte di ArcelorMittal - sostengono - in quanto ad oggi non vi è un piano industriale condiviso con il Governo e le organizzazioni sindacali e pertanto chiediamo l’immediata sospensione della iniziativa unilaterale della multinazionale». Per Antonio Talò, della Uilm, «il problema vero non è la fermata dell’acciaieria 1, ma il fatto che si vive alla giornata. È drammatico che quest’azienda vada avanti senza alcuna programmazione. Questo - sottolinea Talò - dovrebbe spingere chi è al tavolo delle trattative a dare finalmente un accelerata. Basta con gli annunci, basta dire che con ArcelorMittal faremo questo e quest’altro. Il Governo - rileva Talò - ci convochi e dica quali sono le vere proposte». «Il sindacato viene tenuto all’oscuro su come sta evolvendo il negoziato tra
Ilva, ArcelorMittal e Governo», commenta Biagio Prisciano della Fim Cisl. «Sentiamo annunci, assicurazioni, il Governo incontra ArcelorMittal, i commissari incontrano ArcelorMittal, c'è un negoziatore incaricato dal Governo che è al lavoro, si sondano le banche, ma il sindacato non viene ancora formalmente convocato dal
Governo - aggiunge Prisciano -. Non abbiamo bisogno di annunci o di promesse. Serve un confronto vero che ancora non c’è». E per Francesco Brigati, della Fiom Cgil, «concentrando la produzione nell’acciaieria 2 e tenendo in marcia i tre convertitori, si corrono dei rischi, dalla sicurezza sul lavoro all’impatto sull’ambiente, poiché ci sono problemi impiantistici irrisolti. Temiamo - rileva Brigati - un possibile incremento del fenomeno dello slopping, ovvero le nuvole rossastre, cariche di polvere di ferro, che si determinano quando ci sono anomalie e problemi nelle acciaierie e che sono ben visibili anche dalla città». La Fiom ha inoltre presentato un esposto all’Inps denunciando l’uso che l’azienda fa della cassa integrazione. In pratica, per il sindacato, ArcelorMittal in alcune attività utilizza il personale delle imprese appaltatrici e tiene in cassa il proprio. All’Inps, la Fiom chiede di «evitare che si continui ad utilizzare impropriamente, in alcune aree dello stabilimento, un ammortizzatore sociale utile ad Arcelor Mittal a trarne semplicemente un beneficio sul costo del lavoro a discapito dei lavoratori». E su un altro fronte contesta ArcelorMittal anche la Procura di Milano. In vista dell’udienza del 7 febbraio a Milano per discutere sia dell’atto di citazione della multinazionale contro i commissari Ilva, sia del ricorso cautelare urgente avanzato da questi ultimi, i pm Stefano Civardi e Mauro Clerici dichiarano che la multinazionale manifesterebbe un’«insofferenza per l’interesse pubblico». Anche se c’è una trattativa in corso per il rilancio del gruppo, il giudizio civile resta infatti pendente. E ArcelorMittal si oppone alla presenza della Procura nel giudizio avviato dai commissari Ilva per bloccare il recesso della multinazionale. Invece, affermano i pm, il ricorso della Procura «è pienamente ammissibile e coerente coi doveri dell’ufficio» perché è in gioco un «interesse pubblico» mentre il recesso annunciato da ArcelorMittal determinerebbe «un irreparabile nocumento ad impianti industriali strategici a presidio della cui integrità sono facilmente invocabili anche norme sanzionatorie penali».