Per i fondi hedge 178 miliardi di utili nel 2019 Elliott nella top10
I primi 20 gestori hanno generato un terzo dei profitti totali del settore Leader con 8,4 miliardi è il fondo Tci che guida la svolta Esg degli hedge
Il re degli hedge funds per il 2019 è il fondo londinese Tci Fund Management, fondato nel 2004 e tuttora guidato da Chris Hohn, che con 8,4 miliardi di profitti e un rendimento annuo per i propri clienti del 41% - la migliore - guida la classifica annuale del settore stilata da Lch Investments.
Nell’anno dei record delle Borse e in particolare di Wall Street, con l’indice S&P500 in rialzo del 31,5% considerando i dividendi reinvestiti, l’industria degli hedge funds - sempre secondo la survey di Lch - ha realizzato guadagni per i clienti (dopo le commissioni) per un ammontare complessivo di 178 miliardi di dollari. E il patrimonio totale in gestione degli hedge globali ha superato i tre trilioni (3.000 miliardi) di dollari. Al secondo posto della graduatoria internazionale figura il fondo Usa Lone Pine guidato da Stephen Mandel, che nel 2019 ha realizzato guadagni per 7,3 miliardi di dollari, mentre sul terzo gradino del podio figura il fondo Usa Renaissance Technologies, specializzata nel trading basato su analisi matematico-statistiche, fondato e gestito da James Simons che ha guadagnato 5,6 miliardi.
Tra i soggetti più attivi negli ultimi anni anche in Italia - con partecipazioni tra l’altro in Tim, Credito Fondiario e A.C. Milan in classifica al nono posto globale figura Elliott Associates con profitti annui per 3,2 miliardi.
In coda alla top 20 degli hedge funds internazionali figura il fondo Bridgewater di Ray Dalio che, secondo il rapporto di Lch, avrebbe chiuso il 2019 con un guadagno di soli 0,6 miliardi dopo che il suo principale fondo ha chiuso l’anno in perdita (-0,5%) per la prima volta dal 2000. Bridgewater resta però l’hedge fund ad aver guadagnato di più dal momento della sua fondazione (58,5 miliardi di dollari dal 1975) nella graduatoria globale, stilata da Lch,che lo vede sopravanzare il Soros Fund Management (43,9 miliardi dal 1973) che però ha chiuso i battenti a fine 2017.
Dalla data di lancio, il complesso di tutti gli hedge funds globali ha realizzato guadagni per la ragguardevole cifra di 1,28 trilioni di dollari per i loro clienti. Circa il 44% degli utili, ovvero intorno ai 558 miliardi di dollari, è stato realizzato dai primi 20 hedge funds per dimensione. Lch Investment stima inoltre che i top manager che gestiscono il mondo hedge abbiano effettuato donazioni o si siano impegnati in opere di beneficenza per un totale di 62,5 miliardi di dollari. «Un valore che è pari a circa il 45% delle commissioni che le loro aziende hanno guadagnato sin dal loro inizio», ha commentato il presidente di Lch Rick Sopher.
Che storia ha il fondo hedge Tci che è diventato il re del settore per il 2019? Tci, acronimo di The Children’s Investment Fund, gestisce circa 28 miliardi di dollari ed è essenzialmente un fondo long-only. Il fondo è guidato da Sir Christofer Hohn che, oltre a essere uno dei più pagati gestori del mondo, è anche il principale investitore di Tci con un importo stimato in 3 miliardi di euro. Il fondo londinese, che è noto nell’ambiente finanziario per le campagne da attivista condotte contro London Stock Exchange e Volkswagen, possiede rilevanti partecipazioni azionarie in colossi quotati come Alphabet-Google, Charter Communications, Microsoft e il gruppo francese aerospaziale Safran.
Negli ultimi mesi, Sir Hohn ha accentuato la svolta green - o meglio, Esg - del fondo Tci che ha inviato ai board di alcuni grandi gruppi quotati richieste formali per una migliore «disclosure» su temi ambientali e in particolare sulle emissioni di gas, ma non solo. Tra le società nel mirino anche Airbus, Charter Communications, l’agenzia di rating Moody’s e l’italiana Atlantia.
«Gli investitori non devono aspettare le autorità che dormono di fronte al cambiamento e non sono disposte o capaci di regolare adeguatamente le emissioni», ha scritto Hohn in una nota ai clienti. «Possiamo usare il potere di voto per forzare la mano alle società che rifiutano di considerare seriamente il loro impatto ambientale», ha aggiunto il gestore che in passato se l’era presa con BlackRock per lo scarso impegno «green» nelle assemblee di società renitenti a rendicontare l’impegno Esg.