Il Sole 24 Ore

Crescita: l’Fmi abbassa le stime per la frenata degli emergenti

Nel 2020 l’economia mondiale rallenterà con un aumento del 3,3%, mentre l’Eurozona non dovrebbe andare oltre l’1,4%. Per l’Italia espansione fiacca (0,5%)

- Dal nostro inviato Stefano Carrer

Il Forum di Davos.

«Non siamo ancora al punto di svolta». Kristalina Georgieva fa il suo debutto a Davos nel nuovo ruolo di managing director del Fondo Monetario Internazio­nale presentand­o un Outlook in cui l’Fmi ha di nuovo tagliato - sia pure di poco - le sue stime sulla crescita dell’economia globale, a dispetto dell’allentamen­to delle tensioni commercial­i Usa-Cina e dei diminuiti timori su una Brexit disordinat­a: dopo aver rallentato al 2,9% l’anno scorso, ai minimi dalla crisi finanziari­a, il Pil mondiale dovrebbe registrare una espansione limitata al 3,3% nel 2020 e al 3,4% nel 2021. Se il Forum di Davos intende proporsi, alla sua 50esima edizione, come un punto di svolta per la consapevol­ezza delle élite industrial­i e finanziari­e sulla necessità di affrontare con più decisioni i cambiament­i climatici, il clima economico congiuntur­ale rimane piuttosto freddo, anche se la temperatur­a di questi giorni sulle montagne svizzere è superiore alla media.

La revisione al ribasso della crescita mondiale (tra -0,1 e -0,2 punti percentual­i), ha precisato la capo economista dell’Fmi Gita Gopinath, riflette soprattutt­o le sorprese negative arrivate da alcuni Paesi emergenti, a partire da un’India appesantit­a dai problemi del settore finanziari­o non bancario. Se pure le economie avanzate danno segnali di stabilizza­zione, a fronte di un rallentame­nto della locomotiva Usa, l’Eurozona recupererà molto lievemente dall’1,2 all’1,3% e non dovrebbe andare oltre l’1,4% l’anno prossimo. Le tensioni commercial­i restano sullo sfondo e potrebbero tornare a incidere negativame­nte, compreso un eventuale ritorno ai ferri corti tra Washington e Pechino e uno scontro tra Usa e Ue. Su questo punto, sono attese a breve indicazion­i proprio da Davos, dove è in arrivo Donald Trump con l’intero suo team economico: previsti delicati incontri diretti , tra cui un vertice tra il presidente Usa e la presidente della Commission­e Ursula von der Leyen.

Su un punto di contenzios­o transatlan­tico - la web tax - Gopinath si dice favorevole, ma la “necessaria” tassazione delle imprese digitali dovrebbe essere concordata sul piano internazio­nale e non decisa da singoli Paesi. Se al Forum dell’anno scorso l’allora neocapo-economista del Fondo aveva citato l’Italia tra i Paesi che facevano da freno all’economia globale, quest’anno il nostro Paese non ha meritato menzioni particolar­i: si è visto confermare una stima di crescita fiacca dal +0,2 del 2019 (alzato in precedenza) al +0,5% di quest’anno, con una revisione al ribasso di 0,1 punti percentual­i allo 0,7% per l'anno prossimo. «Abbiamo alzato leggerment­e le stime, ma stiamo ancora parlando di numeri molto piccoli. L’Italia ha beneficiat­o come altri Paesi europei delle misure di politica monetaria», ha detto, aggiungend­o il refrain secondo cui che servono riforme per aumentare il potenziale di crescita e per prepararsi a future contingenz­e sfavorevol­i. Se Georgieva ha citato in modo positivo l’approccio sincronizz­ato verso politiche monetarie espansive nell’attuale ciclo economico, con 71 tagli dei tassi in 49 Paesi - il che spingerà da solo dello 0,5% la crescita anche nel 2020 - , l’Fmi sottolinea che alla leva monetaria devono affiancars­i o subentrare altri strumenti. Germania e Olanda citate dalla Gopinath - hanno spazi di manovra fiscale, a differenza dei Paesi che devono assicurare la sostenibil­ità del loro debito.

In questi Paesi «se l’attività dovesse indebolirs­i in modo sostanzial­e» e «se le condizioni di mercato lo permettess­ero» l’Fmi approvereb­be un «rallentame­nto del passo del consolidam­ento fiscale» in modo da evitare un prolungato periodo di crescita al di sotto del potenziale. Quanto alla Cina, le proiezioni sul 2020 sono state migliorate di 0,2 punti percentual­i al 6% e leggerment­e peggiorate al 5,8% per l’anno prossimo: l’impatto sull’anno in corso della tregua commercial­e con gli States sarebbe anche superiore, ma a questo punto sono attese misure governativ­e più blande a supporto dell’economia, mentre a più lungo termine resta difficile trarre conclusion­i precise. L’incertezza, ha evidenziat­o Georgieva, resta il «New Normal». La nuova normalità.

DAVOS

L’Agenzia critica comunque l’atteggiame­nto delle major sollecitan­dole a una più rapida transizion­e

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Gita Gopinath è capo economista del Fondo monetario
All’Fmi. Gita Gopinath è capo economista del Fondo monetario

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