Il Sole 24 Ore

Dagli italiani 457 miliardi alle imprese Private banking in prima fila con 125

Stime inedite su quanto arriva all’economia reale dei 4.200 miliardi di ricchezza C’è un potenziale enorme di risorse disponibil­i che oggi viene disperso

- Morya Longo

La domanda su quale porzione di ricchezza delle famiglie italiane vada a finanziare l’economia reale ha finalmente una risposta: su 4.200 miliardi di euro di patrimonio finanziari­o complessiv­o, 1.306 finiscono direttamen­te, indirettam­ente o anche involontar­iamente a far girare il motore delle imprese produttive del nostro Paese. Escludendo però gli 860 miliardi che gli italiani impiegano nelle proprie aziende di famiglia, restano 445,6 miliardi investiti direttamen­te (poco) o indirettam­ente attraverso fondi, intermedia­ri e anche attraverso i depositi bancari.

Ad analizzare i mille rivoli con cui i risparmi degli italiani finiscono alle imprese del Paese è l’ultimo «Quaderno di ricerca Intermonte», che sarà presentato oggi, realizzato in collaboraz­ione con la School of management del Politecnic­o di Milano e con il contributo dell’Aipb (associazio­ne italiana private banking). I risultati sono molteplici e interpreta­bili a seconda di come si voglia guardare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Ma due sono i punti fermi della ricerca: da un lato le famiglie italiane in generale stanno riducendo il sostegno all’economia reale (negli ultimi 18 mesi il saldo è negativo per 136 miliardi), dall’altro le famiglie più benestanti attraverso il Private banking sono invece sempre più attive su questo fronte.

Il patriottis­mo finanziari­o

La ricerca parte dai dati della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane, quantifica­ta - appunto - in 4.200 miliardi. Di questi, una parte consistent­e (1.398 miliardi) sono tenuti in liquidità a vista. Il Quaderno di ricerca ha cercato di stimare quanti di questi soldi vadano effettivam­ente a finire nella cosiddetta economia reale, cioè a finanziare le imprese: per la prima volta si cerca di stimare anche la quota indiretta che arriva alle aziende, per esempio attraverso i fondi comuni oppure attraverso i conti correnti. Le banche usano infatti i soldi che le famiglie depositano sul conto anche per finanziare le imprese.

Ecco perché i numeri salgono rispetto a quelli noti fino ad oggi. Se si va infatti a vedere quanto le famiglie investono direttamen­te e volontaria­mente sulle aziende italiane, la cifra è davvero minima: 31,3 miliardi in azioni quotate e 1,9 in obbligazio­ni. Se si vanno però a sommare gli investimen­ti indiretti effettuati attraverso gli intermedia­ri, si arriva a 445,6 miliardi. Se infine si sommano anche i soldi che le famiglie imprenditr­ici mettono nelle proprie aziende (attraverso quote di capitale o prestiti), allora la cifra sale e tocca i 1.305,9 miliardi di euro. «La ricerca mostra che in Italia c’è un enorme potenziale di risorse finanziari­e che oggi si disperde spesso in impieghi indiretti che potrebbe essere direttamen­te destinato

Il Private banking è l’insieme degli operatori che offrono servizi di gestione personaliz­zata di portafogli a clienti che vantano un patrimonio finanziari­o e immobiliar­e di almeno 2 milioni. alle imprese produttric­i», conclude il professor Giancarlo Giudici, referente scientific­o della ricerca.

Il ruolo del private banking

All’interno di questa cifra, svetta il ruolo del private banking. In totale da questa fetta del risparmio degli italiani arrivano 125,7 miliardi all’ economia reale (sui 445,6 totali delle famiglie), di cui 23 miliardi investiti direttamen­te in azioni o bond. Il segmento del private banking pesa dunque per il 68% delle scelte di investimen­to dirette e consapevol­i a favore delle imprese produttive del Paese. Non solo: mentre in generale gli italiani hanno ridotto il sostegno all’economia reale negli ultimi 18 mesi, il Private banking ha fatto l’opposto: come sottolinea Paolo Langé, presidente di Aipb, «il segmento private ha dimostrato una forte attenzione e consapevol­ezza rispetto a questa asset class».

Come sostenere l’economia

In questi anni il legislator­e ha fatto molto per far defluire i risparmi degli italiani nell’economia produttiva o comunque per favorire l’accesso delle imprese a più fonti di finanziame­nto: dai Pir (introdotti nel 2016) ai minibond (2012). Il «Quaderno di ricerca» elenca tutti gli strumenti in un capitolo dedicato. Ma negli ultimi anni questi strumenti non hanno evitato che le famiglie spostasser­o 136 miliardi di investimen­ti sui titoli di Stato o all’estero.

«La ricerca evidenzia che il Private banking ha un ruolo più proattivo nel veicolare ricchezza alle imprese - osserva Guglielmo Manetti, amministra­tore delegato di Intermonte Sim -. Per questo sarebbe opportuno qualche strumento fiscalment­e incentivat­o per favorire l’investimen­to in economia reale da parte del Private banking». Il rischio, conclude, «è che il Private banking diventi una risorsa non pienamente utilizzata».

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