Londra minaccia la divergenza dagli standard di produzione Ue
Il cancelliere Javid annuncia che non ci sarà allineamento alle regole del mercato unico L’allarme delle case automobilistiche: ci costerà miliardi di sterline
C’è grande attesa per il discorso che il cancelliere dello Scacchiere Sajid Javid terrà a Davos domani. Il mondo del business britannico spera di avere maggiore chiarezza sulla strategia del Governo e sull’impatto che avrà sulle imprese.
Le recenti dichiarazioni di Javid infatti hanno causato costernazione tra le imprese: il “diritto alla divergenza” rivendicato dal cancelliere significa che in futuro la Gran Bretagna non intende allinearsi alle regole Ue sui prodotti e sugli standard di produzione.
«Non ci sarà allineamento, non obbediremo alle regole, non saremo nel mercato unico e non saremo nell’unione doganale, e tutto questo sarà fatto entro la fine dell’anno», ha scandito Javid.
La direzione di marcia del Governo è chiara e in linea con il manifesto elettorale del partito conservatore di dicembre: divergenza batte allineamento e la politica batte il business. La retorica insiste sui temi di riconquistare la sovranità nazionale e non essere più “vassalli” di Bruxelles.
Nessuna sorpresa, quindi, secondo il cancelliere, che consegnando alla storia l’immagine tradizionale dei Tories come “il partito del business” si è messo in netta contrapposizione con le imprese e ha ricordato loro che «è dal 2016 che sanno che usciamo dalla Ue». Alcune sopravviveranno e prospereranno, altre falliranno, ha ammesso Javid.
Il problema è che il Governo glissa sulla sostanza, cioè non spiega quali regole sostituiranno i “diktat” di Bruxelles e cosa possono fare le imprese per prepararsi.
Le elezioni di dicembre hanno dato a Johnson una solida maggioranza in Parlamento e hanno portato la Gran Bretagna a una chiara svolta dopo oltre tre anni di discussioni senza esito: Brexit diventerà realtà tra dieci giorni, il 31 gennaio.
La ritrovata chiarezza politica non ha però portato alla certezza sulle regole auspicata dalle imprese per poter pianificare i loro investimenti e le loro strategie produttive e di export.
La Cbi, la Confindustria britannica, ha invitato Downing Street a mantenere un allineamento il più stretto possibile alle regole Ue per tutelare posti di lavoro. «Imploriamo il Governo a non considerare il diritto a divergere come un obbligo», ha detto la direttrice generale Carolyn Fairbairn.
Le società automobilistiche hanno avvertito che la divergenza dalle regole Ue costerà «miliardi di sterline». Le società farmaceutiche e chimiche hanno sottolineato i danni pratici della divergenza, ribadendo il fatto – ovvio ma spesso dimenticato dal Governo - che la Ue rappresenta di gran lunga il maggiore mercato per i prodotti britannici.
La strategia del Governo suona «la campana della morte» per gli scambi con l’Europa, ha detto la Food and Drink Federation, che rappresenta il settore alimentare e delle bevande, avvertendo di un inevitabile aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.
Il ministro del Business, Andrea Leadsom, ha diradato gli incontri con la Cbi, le Camere di Commercio e altre associazioni che rappresentano le imprese grandi e piccole perché, pare, irritata dalle loro richieste di maggiore chiarezza.
Critiche da Cbi e automotive
La Cbi, la Confindustria britannica, ha invitato Downing Street a mantenere un allineamento il più stretto possibile alle regole Ue per tutelare posti di lavoro. «Imploriamo il Governo a non considerare il diritto a divergere come un obbligo», ha detto la direttrice generale Carolyn Fairbairn.
Le società automobilistiche hanno avvertito che la divergenza dalle regole Ue costerà «miliardi di sterline». Le società farmaceutiche e chimiche hanno sottolineato i danni pratici della divergenza, ribadendo il fatto – ovvio ma spesso dimenticato dal Governo - che la Ue rappresenta di gran lunga il maggiore mercato per i prodotti britannici.
La strategia del Governo suona «la campana della morte» per gli scambi con l’Europa, ha detto la Food and Drink Federation, che rappresenta il settore alimentare e delle bevande, avvertendo di un inevitabile aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.
Il ministro del Business, Andrea Leadsom, ha diradato gli incontri con la Cbi, le Camere di Commercio e altre associazioni che rappresentano le imprese grandi e piccole perché, pare, irritata dalle loro richieste di maggior chiarezza. Una fase confusa, insomma, dove politica e imprese ancora non riescono a incontrarsi.
Per il Governo è tutta una questione politica: il messaggio di Javid alle imprese in realtà è un messaggio trasversale a Bruxelles in vista dei negoziati commerciali che partiranno a inizio febbraio che Londra intende giocare duro.
La narrativa costante del Governo Johnson è che la Gran Bretagna ormai guarda altrove, ovunque ma non verso l’Europa. Ieri a Londra il premier ha aperto con grande fanfara un summit sugli investimenti nei Paesi africani dichiarando che «l’Africa è il futuro e il Regno Unito giocherà un grande ruolo».
Come dice Chris Grey, docente a Royal Holloway, «il conflitto tra il realismo economico e le esigenze politiche continua a non essere risolto». Il sogno di una “Global Britain” però intanto trascura la realtà quotidiana delle imprese britanniche.