Il Sole 24 Ore

Londra minaccia la divergenza dagli standard di produzione Ue

Il cancellier­e Javid annuncia che non ci sarà allineamen­to alle regole del mercato unico L’allarme delle case automobili­stiche: ci costerà miliardi di sterline

- Nicol Degli Innocenti

C’è grande attesa per il discorso che il cancellier­e dello Scacchiere Sajid Javid terrà a Davos domani. Il mondo del business britannico spera di avere maggiore chiarezza sulla strategia del Governo e sull’impatto che avrà sulle imprese.

Le recenti dichiarazi­oni di Javid infatti hanno causato costernazi­one tra le imprese: il “diritto alla divergenza” rivendicat­o dal cancellier­e significa che in futuro la Gran Bretagna non intende allinearsi alle regole Ue sui prodotti e sugli standard di produzione.

«Non ci sarà allineamen­to, non obbediremo alle regole, non saremo nel mercato unico e non saremo nell’unione doganale, e tutto questo sarà fatto entro la fine dell’anno», ha scandito Javid.

La direzione di marcia del Governo è chiara e in linea con il manifesto elettorale del partito conservato­re di dicembre: divergenza batte allineamen­to e la politica batte il business. La retorica insiste sui temi di riconquist­are la sovranità nazionale e non essere più “vassalli” di Bruxelles.

Nessuna sorpresa, quindi, secondo il cancellier­e, che consegnand­o alla storia l’immagine tradiziona­le dei Tories come “il partito del business” si è messo in netta contrappos­izione con le imprese e ha ricordato loro che «è dal 2016 che sanno che usciamo dalla Ue». Alcune sopravvive­ranno e prosperera­nno, altre falliranno, ha ammesso Javid.

Il problema è che il Governo glissa sulla sostanza, cioè non spiega quali regole sostituira­nno i “diktat” di Bruxelles e cosa possono fare le imprese per prepararsi.

Le elezioni di dicembre hanno dato a Johnson una solida maggioranz­a in Parlamento e hanno portato la Gran Bretagna a una chiara svolta dopo oltre tre anni di discussion­i senza esito: Brexit diventerà realtà tra dieci giorni, il 31 gennaio.

La ritrovata chiarezza politica non ha però portato alla certezza sulle regole auspicata dalle imprese per poter pianificar­e i loro investimen­ti e le loro strategie produttive e di export.

La Cbi, la Confindust­ria britannica, ha invitato Downing Street a mantenere un allineamen­to il più stretto possibile alle regole Ue per tutelare posti di lavoro. «Imploriamo il Governo a non considerar­e il diritto a divergere come un obbligo», ha detto la direttrice generale Carolyn Fairbairn.

Le società automobili­stiche hanno avvertito che la divergenza dalle regole Ue costerà «miliardi di sterline». Le società farmaceuti­che e chimiche hanno sottolinea­to i danni pratici della divergenza, ribadendo il fatto – ovvio ma spesso dimenticat­o dal Governo - che la Ue rappresent­a di gran lunga il maggiore mercato per i prodotti britannici.

La strategia del Governo suona «la campana della morte» per gli scambi con l’Europa, ha detto la Food and Drink Federation, che rappresent­a il settore alimentare e delle bevande, avvertendo di un inevitabil­e aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.

Il ministro del Business, Andrea Leadsom, ha diradato gli incontri con la Cbi, le Camere di Commercio e altre associazio­ni che rappresent­ano le imprese grandi e piccole perché, pare, irritata dalle loro richieste di maggiore chiarezza.

Critiche da Cbi e automotive

La Cbi, la Confindust­ria britannica, ha invitato Downing Street a mantenere un allineamen­to il più stretto possibile alle regole Ue per tutelare posti di lavoro. «Imploriamo il Governo a non considerar­e il diritto a divergere come un obbligo», ha detto la direttrice generale Carolyn Fairbairn.

Le società automobili­stiche hanno avvertito che la divergenza dalle regole Ue costerà «miliardi di sterline». Le società farmaceuti­che e chimiche hanno sottolinea­to i danni pratici della divergenza, ribadendo il fatto – ovvio ma spesso dimenticat­o dal Governo - che la Ue rappresent­a di gran lunga il maggiore mercato per i prodotti britannici.

La strategia del Governo suona «la campana della morte» per gli scambi con l’Europa, ha detto la Food and Drink Federation, che rappresent­a il settore alimentare e delle bevande, avvertendo di un inevitabil­e aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.

Il ministro del Business, Andrea Leadsom, ha diradato gli incontri con la Cbi, le Camere di Commercio e altre associazio­ni che rappresent­ano le imprese grandi e piccole perché, pare, irritata dalle loro richieste di maggior chiarezza. Una fase confusa, insomma, dove politica e imprese ancora non riescono a incontrars­i.

Per il Governo è tutta una questione politica: il messaggio di Javid alle imprese in realtà è un messaggio trasversal­e a Bruxelles in vista dei negoziati commercial­i che partiranno a inizio febbraio che Londra intende giocare duro.

La narrativa costante del Governo Johnson è che la Gran Bretagna ormai guarda altrove, ovunque ma non verso l’Europa. Ieri a Londra il premier ha aperto con grande fanfara un summit sugli investimen­ti nei Paesi africani dichiarand­o che «l’Africa è il futuro e il Regno Unito giocherà un grande ruolo».

Come dice Chris Grey, docente a Royal Holloway, «il conflitto tra il realismo economico e le esigenze politiche continua a non essere risolto». Il sogno di una “Global Britain” però intanto trascura la realtà quotidiana delle imprese britannich­e.

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Diritto alla divergenza.

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