Gli istituti di credito rischiano di avere una reattività maggiore nelle situazioni di crisi delle imprese
dell’allerta dipende infatti in gran parte dalla reattività delle banche al fenomeno della crisi: reattività che oggi deve tenere conto degli orientamenti dell’Eba per classificare un credito come deteriorato.
Il punto delicato è dato dalla circostanza che, secondo questi orientamenti, un credito può essere qualificato come deteriorato a prescindere dalla sussistenza di uno scaduto, laddove la banca reputi che il debitore probabilmente non pagherà (cosiddette inadempienze probabili- Utp unlikely to pay). Sarà quindi sempre più frequente nella pratica che la banca ceda le relative posizioni per ricavarne liquidità o per migliorare i suoi requisiti patrimoniali.
Con l’evidente conseguenza che, da un lato, la reattività delle banche alle situazioni di crisi sarà molto più anticipata rispetto all’allerta e, dall’altro, che laddove la gestione della crisi arrivi innanzi all’Organismo di composizione assistita (Ocri) non vi sia più quale interlocutore la banca ma i fondi o società di gestione che investono in posizioni deteriorate con logiche operative alle volte non prossime alla ripresa della continuità aziendale. A livello operativo si dovrà dunque tenere conto delle delicate implicazioni che questo determina sul rapporto con l’imprenditore in crisi e sui doveri di buona fede e correttezza nella gestione dell’allerta.