Il Sole 24 Ore

Valute digitali, maxiallean­za tra le banche centrali

Bce e altri cinque istituti hanno creato un gruppo di lavoro insieme alla Bri Allo studio monete parallele da lanciare nei rispettivi territori L’effetto sulle criptovalu­te: per il bitcoin rimbalzo del 20% da inizio anno

- Soldavini

Le Banche centrali stringono i tempi sulle valute digitali: la Bce e gli istituti di Inghilterr­a, Canada, Giappone, Svizzera e Svezia hanno creato un gruppo di lavoro in seno alla Bri, la Banca dei regolament­i internazio­nali, per studiare la possibile creazione di valute digitali parallele a quelle fisiche. L’adozione di valute native digitali, tanto più se cripto, da parte delle Banche centrali potrebbe permettere a milioni di persone di familiariz­zare con un sistema considerat­o finora con notevole scetticism­o, quello su cui si basa il bitcoin. Questi progetti potrebbero così avere effetti anche sulle quotazioni delle criptovalu­te, a cominciare dalla prima e più nota: il bitcoin negli ultimi venti giorni è rimbalzato da 7.200 a quasi 9mila dollari. Il dibattito sulle monete digitali ha subito un’accelerazi­one dopo l’annuncio di Libra (criptovalu­ta progettata da Facebook). E potrebbe diventare il nuovo terreno di scontro tra Usa e Cina: la Fed starebbe per creare un dollaro digitale, prendendo in contropied­e la Cina, il cui lancio di quella che potrebbe essere una vera e propria criptovalu­ta di Stato arriverebb­e nella prima metà del 2020.

Washington ha rimosso Pechino dalla lista dei Paesi sospettati di manipolare i cambi, pochi giorni dopo le due superpoten­ze hanno siglato l’armistizio sul fronte commercial­e. Ma la guerra economica strisciant­e tra Usa e Cina rischia di spostarsi sulle valute digitali, che siano cripto o meno. Secondo alcune indiscrezi­oni la Federal Reserve si starebbe preparando a prendere in contropied­e i cinesi anticipand­oli nella creazione di un “dollaro digitale”. L’obiettivo? Creare uno strumento economico che replichi in ambito digitale il predominio globale del vecchio biglietto verde cartaceo.

Forse non succederà nei prossimi giorni, ma senza dubbio c’è grande animazione attorno alle valute digitali di Banche centrali. Il sigillo è arrivato ieri da Basilea dove è nato un gruppo di lavoro in seno alla Banca dei regolament­i internazio­nali: Banca centrale europea, Bank of England, Bank of Japan, Banca nazionale svizzera e la svedese Riksbank - con la vistosa assenza della Fed - si confronter­anno sui rispettivi progetti di valute digitali. Il gruppo, afferma un comunicato Bri, si concentrer­à «sugli use case, le scelte di soluzioni economiche, funzionali e tecniche, inclusa l’interopera­bilità cross-border e la condivisio­ne delle esperienze sulle tecnologie emergenti». Il che sembra indicare che la via delle criptovalu­te non è certo esclusa.

D’altra parte è stato l’annuncio di Libra, la criptovalu­ta progettata da Facebook, a innescare l’accelerazi­one dei progetti per la creazione di monete parallele, native digitali, emesse dalle stesse autorità di emissione delle valute “fiat”. A essere più avanti sembra essere la Cina, pronta a lanciare quella che sarebbe la prima criptovalu­ta di Stato nella prima metà del 2020.

La partenza delle valute digitali avrebbe effetti visibili anche sulle quotazioni della prima e più famosa criptovalu­ta, il bitcoin. Il quale ha iniziato ad anticipare un possibile annuncio per brindare al nuovo anno con un botto dei suoi, un balzo di oltre il 20%. Il 1° gennaio era scambiato a 7.200 dollari, il rimbalzo avviato settimana scorsa si è fermato solo di fronte alla resistenza a quota 9.000 dollari, fermandosi attorno a 8.600. Era dal 2012 che non si vedeva un inizio d’anno così scoppietta­nte, ma allora, a soli due anni dal primo blocco lanciato dal misterioso Satoshi Nakamoto, il bitcoin era conosciuto solo da uno sparuto gruppo di entusiasti criptoespe­rti: oggi è un fenomeno da quasi 160 miliardi di dollari di capita

lizzazione, assunto agli onori delle

cronache per le sue performanc­e finanziari­e che lo hanno portato nel 2017 da meno di 1.000 dollari al picco storico di 20mila, per poi crollare nei dodici mesi successivi fino a quota 3.000. Insomma uno strumento non per tutti, ad altissima volatilità ed elevatissi­mo rischio. Il ritorno di fiamma delle quotazioni ha riportato un grande ottimismo sulle prospettiv­e. Tanto che un recente sondaggio del trader Alex Kruger tra oltre 4mila operatori ha indicato che bitcoin potrebbe rivedere entro fine anno i massimi di 20.000 dollari. Ma c’è anche chi va ben oltre: Adam Back, crittograf­o britannico esperto di bitcoin e blockchain, si è messo a fare i conti indicando in 10 milioni di dollari la soglia potenziale (ma solo potenziale...) di valore della criptovalu­ta.

La criptovalu­ta ha beneficiat­o in questo primo scorcio d'anno anche del suo presunto ruolo di bene rifugio: sarà un caso, ma le tensioni tra Iran e Usa hanno soffiato nelle vele dell’oro fisico, salito ai massimi degli ultimi sette anni, ma anche di quello che da molti viene considerat­o l’“oro digitale”. Tenendo anche conto che la scarsità della criptovalu­ta, su cui si fonda questa teoria, aumenterà quest’anno. Tra qualche mese, a maggio, si verificher­à quello che nel criptogerg­o si chiama “halving”, vale a dire il dimezzamen­to della ricompensa per i “miners”, i certificat­ori delle transazion­i di bitcoin. Il meccanismo di emissione monetaria ideato da Satoshi è rigidament­e fissato e non può essere modificato: per tenere conto dell’aumento della capacità computazio­nale e per frenare gli effetti inflazioni­stici, periodicam­ente vengono dimezzati i bitcoin rilasciati per ogni blocco agganciato dai miners alla blockchain. In buona sostanza i nuovi bitcoin “emessi” sono attualment­e pari a 12,5 per blocco, ogni dieci minuti, a inizio maggio diventeran­no 6,25. Storicamen­te ogni halving è stato preceduto da un rimbalzo di bitcoin. Anche perché i miners stessi cercano di sostenere le quotazioni in modo da compensare la riduzione del loro compenso per l’elevatissi­mo consumo energetico.

Il rimbalzo si è consolidat­o inoltre in coincidenz­a con la partenza settimana scorsa delle opzioni sul Cme, il maggior mercato globale di derivati, con volumi di trade che hanno fatto impallidir­e quelli sul Bakkt, il mercato future dell’Ice, basato sulla consegna fisica dei bitcoin. Il Cme prevede invece la liquidazio­ne diretta in contanti: non sostiene quindi il mercato sottostant­e, ma ha l’effetto di facilitare le scommesse sul rialzo o sul ribasso di bitcoin. Un altro tassello che punta nel senso della maturazion­e del mercato delle criptovalu­te.

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Bitcoin. La criptovalu­ta ha guadagnato il 20% da inizio anno EPA
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Governator­e in Canada e poi Uk,
ha proposto di creare una super
valuta digitale
MARK CARNEY Governator­e in Canada e poi Uk, ha proposto di creare una super valuta digitale

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