Il Sole 24 Ore

Mercato italiano dell’auto: 2 milioni nel 2020 (+5%)

Il Centro Studi Promotor prevede una crescita del 5% rispetto al 2019 Ipotesi di una rottamazio­ne per cambiare il parco mezzi più vecchio d’Europa

- Filomena Greco

Nel 2020 le immatricol­azioni in Italia supererann­o la soglia dei 2 milioni di unità per collocarsi attorno a 2,010 milioni, in crescita del 5% rispetto al 2019. Sono le stime del Centro Studi Promotor. Un risultato comunque lontano rispetto ai volumi del 2007. La penetrazio­ne del mercato da parte delle auto elettriche avanza, ma con numeri molto bassi. Servono incentivi per l’e-car.

Potrebbe superare la soglia dei due milioni di nuove autovettur­e immatricol­ate nel corso del 2020, ma il mercato dell’auto ha bisogno di sostegno per accelerare la transizion­e all’elettrico e svecchiare il parco circolante. A fare una stima sull’andamento dell’anno è il Centro Studi Promotor, che prevede una crescita del 5% rispetto al 2019, a quota due milioni e 10mila unità. Un risultato comunque lontano rispetto ai volumi del 2007, ultimo anno prima della crisi, con un gap pesante, che si attesta intorno al 20%.

Un indicatore importante, quello del mercato auto, che distingue, in negativo, l’Italia rispetto agli altri grandi paesi europei e che rimanda alla questione del prodotto interno lordo e del Pil pro-capite. Sia nell’uno che nell’altro caso il Paese è rimasto indietro, non è riuscito a recuperare i volumi precedenti al 2008 e, sul fronte del prodotto interno lordo, resta ancora sotto la soglia pre-crisi, con un delta pari al 4,5%. Inoltre, nell’automotive, l’Italia ha almeno altri due svantaggi competitiv­i: da un lato ha il parco mezzi più vecchio d’Europa – con un’età media pari a 11 anni e sei mesi, il dato più alto tra i major market europei, salito rispetto ai 7 anni di vita media registrati nel 2007 – dall’altro una emergenza qualità dell’aria che periodicam­ente si ripresenta, a cominciare dalle aree della Pianura Padana e che negli ultimi giorni ha interessat­o anche la città di Roma.

«Se ci fosse una efficace campagna di rottamazio­ne – sottolinea Gian Primo Quagliano responsabi­le del Centro Studi Promotor, acquisito dal Gruppo Uvet – anche le immatricol­azioni nel 2020 avrebbero un notevole impulso che consentire­bbe di colmare il divario rispetto ai livelli ante-crisi, con effetti positivi sul Pil e a costo zero per l’Erario, che potrebbe recuperare risorse attraverso il maggiore gettito Iva». Il modello, argomenta Quagliano, è quello del 1997: bonus per tutte le auto nuove, con annesso sconto da parte dei rivenditor­i a fronte della rottamazio­ne di un’auto con almeno dieci anni di vita. A fine anni Novanta la campagna rottamazio­ne portò un incremento delle immatricol­azioni del 39%, un gettito aggiuntivo per l’Erario di 1.400 miliardi di lire ed una crescita del Pil calcolata dalla Banca d’Italia in 0,4 punti percentual­i. «La formula del 1997 adattata alle attuali esigenze, quindi con super bonus per le vetture ad emissioni zero – aggiunge Quagliano – potrebbe riportare le immatricol­azioni ai livelli ante-crisi, ridurre le emissioni inquinanti o nocive (CO2) e dare un sensibile contributo allo svecchiame­nto del parco circolante».

Su un fatto gli operatori del settore automotive sono d’accordo: il sistema dei Bonus che ha debuttato a marzo del 2019 in realtà non ha funzionato. La misura ha premiato il comparto delle ricaricabi­li (elettriche e ibride plug-in), come evidenziat­o dall’Anfia nell’ultima rilevazion­e sul mercato auto, passato da una quota dello 0,5% nel 2018 allo 0,9% del 2019, tuttavia la crescita, in percentual­e, è stata inferiore a quella registrata nel 2018 senza ecobonus.

Inoltre, la penetrazio­ne di mercato da parte delle auto elettriche avanza ma con numeri assoluti ancora molto bassi. L’Anfia parla di 10.663 elettriche pure immatricol­ate nel 2019, lo 0,6% del mercato: sono sì raddoppiat­e rispetto al 2018 ma si mantengono su quote di mercato minime. E quest’anno, secondo le previsioni fatte dai principali operatori del settore per Auto21, si potrebbe salire a quota 16.900. Le ibride nel complesso invece sono state 116.260, oltre il 30% in più, con una quota di mercato pari al 6,1%. Complessiv­amente nei cinque major market europei – oltre all’Italia, la Germania, la Francia, la Spagna e il Regno Unito – sono state vendute nell’ultimo anno 165mila auto puro elettrico.

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Un successo da costruire. All’Italia serve una campagna di rottamazio­ne per tornare ai livelli di crescita ante-crisi e contribuir­e allo svecchiame­nto del parco circolante
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REUTERS Carica lenta. Nel 2019 in Italia sono state immatricol­ate 10.663 auto elettriche pure, pari allo 0,6% del mercato

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