Prescrizione, niente intesa Italia Viva contro Conte
Il leader Iv: incostituzionale il lodo Conte che distingue tra condannati e assolti
Tensioni nella maggioranza sulla riforma del processo penale e della prescrizione: non c’è accordo. Italia Viva: incostituzionale la proposta di Conte. Il tempo stringe: martedì la Camera vota la proposta di Fi per cancellare la riforma Bonafede.
Sulla riforma del processo penale la maggioranza continua a viaggiare sul filo del rasoio. Il vertice di ieri pomeriggio, che nelle aspettative anche dello stesso premier Giuseppe Conte doveva essere decisivo («confido che si possa
trovare finalmente una piena condivisione», aveva dichiarato Conte a poche ore dal summit) e preludere a una rapi
dissima presentazione del disegno di
legge in consiglio dei ministri, ha avuto poi esito ancora interlocutorio.
Anche perché il leader di Italia Viva
Matteo Renzi continua a bombardare il quartier generale, sostenendo che «il lodo Conte, con la distinzione tra assolti e condannati, viola i principi costituzionali. La colpevolezza si accerta alla fine del processo, non prima». Gli replica il segretario Pd Nicola Zingaretti che invita a non tirare troppo la corda perché «c’è una maggioranza da tutelare e chi vota con l’opposizione la indebolisce». E il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede all’uscita dal summit avverte che «passi avanti ne sono stati fatti. C’è convergenza sulle misure per accelerare i processi», tuttavia, puntualizza Bonafede «la distinzione tra assolti e condannati non è la mia proposta di partenza; oggi però è contestata da chi nella passata legislatura l’aveva sostenuta».
In mattinata, alle forze di maggioranza era stata fatta arrivare una bozza del disegno di legge, dove a venire scanditi sono innanzitutto i tempi di durata dei processi: 1 anno in primo grado, 2 in appello, 1 in Cassazione. Quattro anni in tutto, con l’obiettivo a breve di arrivare a 3. Più tempo per i processi più complessi e per i reati più gravi, come mafia e terrorismo. Il Csm tuttavia potrà concedere tempi più lunghi se si accorge che l’ufficio giudiziario è ingolfato dai procedimenti. Stesso principio vale per giustificare i
giudici che sforano i tempi dati non per
negligenza, ma per carichi di lavoro e situazione dell’ufficio.
Per quanto riguarda la prescrizione, il lodo Conte ne prevede il blocco dopo il primo grado, ma solo in caso di condanna; sospensione per 2 anni invece in caso di assoluzione in primo grado e successiva impugnazione del pm. Su questo punto le distanze tra Italia Viva e le altre forze di maggioranza sono rimaste. Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera, sottolinea che «su alcune soluzioni tecniche ancora si può riflettere. Come quella di una recupero dei termini dopo una sentenza di condanna, seguita da un’assoluzione in appello».
In ogni caso si è almeno convenuto, chiarisce il sottosegretario Pd alla Giustizia Andrea Giorgis, che la parte sulla prescrizione dovrà entrare subito in
vigore, malgrado molte delle misure
della riforma siano affidate a una delega. Accantonata l’ipotesi di un emendamento al milleproroghe.
Meno problematici altri aspetti della riforma, come la determinazione da parte delle Procure dei reati ai quali dedicare una sorta di corsia preferenziale di trattazione oppure misure procedurali come la necessità di un mandato esplicito per l’appello.