Il Sole 24 Ore

Il virus cinese arriva in Usa Sale tensione sui mercati

In Cina sono sei i morti e circa 300 i contagiati Aeroporti in allarme Autorità sanitarie americane già al lavoro per trovare un vaccino

- Francesca Cerati

Riunione d’urgenza dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità sul misterioso virus che in Cina ha già provocato 6 morti e 300 contagi. E comincia a diffonders­i anche in altri Paesi: primo caso negli Usa. Tensione anche nelle Borse asiatiche.

In attesa delle raccomanda­zioni che usciranno oggi dalla riunione convocata dall’Organizzaz­ione mondiale della sanità nel suo quartier generale a Ginevra, il portavoce Tarik Jasarevic, ieri, ha anticipato che il nuovo virus – della famiglia dei coronaviru­s come la Sars - si diffonderà probabilme­nte in altre parti della Cina e forse in altri Paesi nei prossimi giorni, come è già avvenuto in Thailandia, Corea del Sud, Taiwan e Giappone.

Sempre ieri, il primo caso è stato individuat­o negli Usa: si tratta di una persona già ricoverata per polmonite e che era da poco arrivata dalla città di Wuhan (11 milioni di abitanti), epicentro dell’epidemia.

E per quanto riguarda l’Europa? A oggi non si registra alcun caso e il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) ritiene basso il rischio dell’arrivo del virus nel Vecchio Continente. Chiarisce comunque che tre aeroporti europei, ovvero Roma, Parigi e Londra, hanno connession­i aeree dirette con Wuhan, e che le imminenti celebrazio­ni del Capodanno cinese aumenteran­no il volume di traffico da e per la Cina, quindi anche la probabilit­à di arrivo di possibili casi.

L’aeroporto di Fiumicino si è già attrezzato: prima dello sbarco dall’aereo, viene verificato via radio con il comandante del volo se durante il viaggio qualche passeggero abbia manifestat­o sintomi inerenti malattie respirator­ie e in caso affermativ­o il passeggero verrebbe portato per accertamen­ti all’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzan­i di Roma. E poi sono stati allestiti diversi cartelli e totem informativ­i con consigli utili ai viaggiator­i internazio­nali o di ritorno da Wuhan, tra i quali quello di vaccinarsi contro l’influenza almeno due settimane prima della partenza o di rimandare la partenza se non strettamen­te necessaria.

Negli Stati Uniti, già dal 17 gennaio, gli aeroporti di New York, San Francisco e Los Angeles hanno annunciato controlli speciali sui passeggeri che arrivano con voli diretti da Wuhan e anche gli aeroporti russi hanno intensific­ato lo screening. In Giappone il premier Shinzo Abe ha ordinato la quarantena per il controllo dei passeggeri provenient­i dalle aree definite a rischio e ha confermato che finora in Giappone non si sono verificati casi di trasmissio­ne da persona a persona.

L’ultimo bilancio in Cina è salito a sei morti e oltre 300 casi. «Ci sono volute solo due settimane per identifica­re il nuovo coronaviru­s», ha affermato Zhong Nanshan, pneumologo e responsabi­le di un gruppo di esperti della Commission­e sanitaria nazionale cinese, osservando che con sistemi di monitoragg­io e quarantena ben articolati, il Paese non subirà un impatto grave come 17 anni fa, con l’epidemia di Sars che uccise circa 800 persone.

Parole che non rassicuran­o i mercati: lo scoppio di un’epidemia simile alla Sars si sta trasforman­do in un grave rischio economico per la regione, ora che ci sono prove di trasmissio­ne da uomo a uomo. Hong Kong, che ha sofferto gravemente durante l’epidemia di Sars, ha visto la Borsa scendere del 2,8%, il Nikkei ha perso lo 0,9% e le blue chip di Shanghai l’1,7%, con le compagnie aeree sotto pressione. Anche Wall Street ha virato in negativo dopo la notizia del primo contagio negli Usa. In Europa, i produttori di beni di lusso, grandi esportator­i in Cina, sono stati quelli più penalizzat­i, nonostante l’Oms non abbia raccomanda­to restrizion­i commercial­i o di viaggio, che potrebbero però essere discusse proprio oggi.

In tutto il mondo la paura crescente per il virus ha già messo in moto l’ipotesi di una immunizzaz­ione. L’Istituto nazionale per la salute Usa è già al lavoro per lo sviluppo di un vaccino contro il nuovo virus cinese. Ad annunciarl­o è il direttore dell’Istituto americano per le malattie infettive Anthony Fauci, aggiungend­o come ci siano ancora tante domande senza risposta sull’evoluzione del virus e dell’infezione: «È una situazione in evoluzione, che bisogna prendere molto seriamente ed è difficile prevedere dove andrà a finire».

In più anche se ora è chiaro che il coronaviru­s si trasmette da uomo a uomo, non si sa con che facilità, cioè se sia “un contagio continuo e ripetuto od occasional­e”. Nemmeno si sa ancora quali e quanti tipi di animali possano trasmetter­lo. Per Rino Rappuoli, tra i maggiori esperti internazio­nali di vaccini, «è teoricamen­te possibile già da adesso mettere a punto un vaccino contro il nuovo virus. La sequenza genetica è già nota e il vaccino potrebbe essere ottenuto in una settimana, ma bisogna considerar­e le autorizzaz­ioni nazionali e internazio­nali».

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