BTp, la fame di rendimento compensa il rischio politico
I 90 miliardi di acquisti netti di titoli italiani dall’estero tra gennaio e novembre 2019 ribilanciano i 92,6 miliardi di vendite nette tra maggio e dicembre 2018
Titoli di Stato.
Il rilancio del piano di Quantitative easing della Bce è stato l’evento chiave sui mercati obbligazionari europei nel 2019. Come spesso avviene, gli investitori hanno giocato d’anticipo scommettendo sui bond prima che le misure fossero annunciate come dimostrano i minimi storici toccati da buona parte dei bond governativi dell’Eurozona ad agosto. Poi, a cose fatte, sono scattati i realizzi e nell’ultimo trimestre sono partiti gli storni sull’obbligazionario. I BTp, che in estate erano stati tra i principali beneficiari del rally anche sulla spinta dell’uscita della Lega euroscettica dalla maggioranza di governo, hanno risentito dell’ondata di vendite come dimostra la risalita di rendimenti e spread. Eppure, nonostante lo storno e nonostante il rischio politico in vista delle elezioni regionali sia tornato a tenere banco, i titoli italiani continuano ad essere molto gettonati dagli investitori. Lo dimostra il boom di domanda al collocamento di sindacato del titolo trentennale piazzato la scorsa settimana con richieste per 47 miliardi di euro a fronte di un ammontare collocato di 7 miliardi, lo conferma un livello di spread relativamente basso (ieri 162 punti, rendimento del decennale all’1,37%). Ma anche gli acquisti di BTp da parte di investitori esteri: in un mese come novembre 2019 in cui lo spread è risalito oltre i 160 punti si sono registrati acquisti netti per 4,3 miliardi, ha certificato Bankitalia. Da gennaio a novembre 2019 - rileva Unicredit - ci sono stati 90 miliardi di acquisti netti di BTp dall’estero. Numeri che, a conti fatti, controbilanciano i pesanti deflussi (92 miliardi) registrati nel 2018 quando, per via dei rischi correlati all’agenda di politica economica dell’esecutivo Lega-5stelle, si registrarono oltre 92 miliardi di vendite nette di titoli italiani dall’estero tra maggio e dicembre.
Al netto dell’incognita politica il contesto di mercato resta favorevole anche per via dell’evoluzione del quadro internazionale come spiega a Il Sole 24 Ore Bruce Kasman, capoeconomista di Jp Morgan: «Le prospettive per l’economia globale sono migliorate - sottolinea - e ci aspettiamo una ripresa dell’attività industriale. L’Italia, in quanto economia a trazione manifatturiera vocata all’export, dovrebbe trarre beneficio da questo scenario». Alla luce del miglioramento del ciclo e del contesto di politica monetaria accomodante l’economista crede che il riposizionamento degli investitori esteri sul debito italiano possa consolidarsi anche nei mesi a venire: in un mercato, quello dei bond denominati in euro, ancora dominato dai titoli a rendimento negativo i redditizi BTp rappresentano un’eccezione e ciò li rende particolarmente appetiti in un mercato che ha fame di rendimenti.
Fattore chiave resterà la politica monetaria. Gli investitori sono piuttosto unanimi nel credere che la Bce a guida Lagarde proseguirà ancora a lungo sulla strada dello stimolo monetario aperta da Draghi nonostante le prospettive non siano più fosche come nel 2019. «L’economia europea - spiega Yoram Lustig, gestore di T. Rowe Price - continua ad essere soggetta a pressioni deflazionistiche alimentate da fattori come l’invecchiamento della popolazione o la rivoluzione tecnologica. La politica monetaria in Europa e nel resto del mondo è destinata a mantenersi espansiva ancora per molto tempo ancora».