Il Sole 24 Ore

FUGA OPPURE PASSO INDIETRO ALLA VIGILIA DEL TEST EMILIA

- di Lina Palmerini

Un passo indietro a un passo dal voto in Emilia-Romagna. La notizia delle dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico ha dominato la serata di ieri con voci che si rincorreva­no fuori e dentro i 5 Stelle. Vedremo se oggi verranno confermate e soprattutt­o in che cosa consistano effettivam­ente ma già il fatto che se ne parli a pochi giorni da quella che è un’elezione decisiva per la maggioranz­a è un dato rilevante. È infatti la scelta del momento a disorienta­re, non tanto la decisione in sé visto che è sul tavolo una riorganizz­azione del Movimento a favore di una gestione collegiale tant’è che si parla di una sua «reggenza» fino agli stati generali di marzo. Il timing - però appare talmente intempesti­vo da far immaginare che dietro ci sia dell’altro. O un totale stato confusiona­le, oppure un calcolo. Cioè la mossa del ministro degli Esteri anticipere­bbe una probabile sconfitta in Emilia-Romagna lasciando che la resa dei conti si faccia senza che ci sia più lui alla guida. E per alcuni dell’area più a sinistra, questo calcolo nascondere­bbe anche l’intenzione di tenersi le mani libere per staccare la spina del Conte II e tornare nell’orbita di Salvini. Fantasie e veleni ma è quello che attraversa­no i grillini in queste ore.

Un clima di sospetti che ha come nodo non sciolto quello della collocazio­ne politica, delle scelte di governo, delle carriere personali a dimostrazi­one – una volta di più – di come la galassia pentastell­ata non abbia mai trovato l’amalgama ma sia stata sospinta dalle vittorie e da una narrazione che nell’ora del declino non regge più. Per esempio, quel contratto di programma che tanto serve a professare la linea post ideologica si rivela una maschera per nascondere le troppe visioni confliggen­ti che convivono dentro il loro mondo e che adesso vengono a galla. Una parte tira verso i «progressis­ti» come ha dichiarato il ministro Patuanelli qualche giorno fa, un’altra che preferisce tornare con la Lega piuttosto che entrare nell’orbita di centro-sinistra. Può essere che anche Di Maio voglia uscire da questo bivio e tirarsi fuori dalla responsabi­lità di una scelta su cui spinge Grillo.

E qui c’è la domanda delle domande: cosa farà Grillo? Lui che è stato il collante di mondi tanto diversi, che è riuscito a tenere insieme il caos, vorrà e potrà evitare la scissione? Alla fine nemmeno la legge proporzion­ale riuscirà a contenere l’ambiguità del Movimento. Anzi, proprio il sistema che ai 5 Stelle doveva servire per restare uniti e non scegliere le alleanze prima – come impone il maggiorita­rio – potrebbe invece diventare il modello elettorale più idoneo a facilitare le divisioni.

Come se non bastasse ieri anche Roma ha vacillato. La Giunta Raggi è stata battuta due volte sulla nuova discarica proprio dagli stessi consiglier­i grillini che si sono schierati contro la sindaca e a favore di due mozioni di Pd e Fratelli d’Italia. In fondo tutto è cominciato dalla Capitale. L’ascesa del Movimento prende slancio da quella vittoria così come l’atto di nascita è in quell’Emilia che va al voto domenica. E chissà se il passo indietro aiuterà più Salvini o Bonaccini.

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