Popolare Bari, il nuovo dg entro il 15 febbraio
L’accordo quadro con Mcc prevede azioni gratis ai soci, ma per ora niente rimborsi
L’accordo quadro sottoscritto tra il Fondo interbancario di tutela dei depositi, Mediocredito Centrale e i commissari di Popolare di Bari, prevede che il direttore generale della banca sia individuato entro il prossimo 15 febbraio. I contatti sono in corso, ma nessun profilo al momento sarebbe ancora stato individuato e i nomi circolati sinora non sono considerati attendibili. L’orientamento che si vorrebbe seguire è quello di individuare una figura di livello che resti al vertice della banca per dare attuazione al piano di rilancio (da presentare entro fine febbraio). La scelta dovrebbe essere condivisa sin da ora anche da Mcc, che entrerà come socio nel capitale della banca pugliese solo nella seconda metà dell’anno quando sarà lanciata l’operazione di aumento fino a 1,4 miliardi.
Altro aspetto i che tre soggetti ha definito nell’accordo, siglato a inizio anno, è la necessità di valutare l’assegnazione di incentivi agli azionisti affinchè partecipino all’assemblea per l’aumento (e anche a quella che dovrà approvare la trasformazione in spa). Anche in questo caso le modalità vanno definitive nel dettaglio, ma il percorso replica quanto già accaduto per i soci di banca Carige. Si dovrebbe trattare dell’assegnazione di azioni gratuite a chi partecipa all’assemblea. Anche in questo caso si renderà necessaria l’esclusione del diritto di opzione. Se sarà parziale o totale, dipenderà da come sarà realizzato l’aumento. La limitazione del diritto di opzione è inevitabile se si vuole fare posto ai nuovi soci: Fitd, che verserà i circa 400 milioni residui rispetto a quelli deliberati a fine e al netto dei 310 milioni già erogati. E poi Mcc, chiamato a versare fino a un massimo di 700 milioni. Nel corso del 2020, comunque, Popolare di Bari continuerà a cumulare perdite (perché lo stop loss e il rilancio richiederanno tempo) che dovranno essere coperte con i fondi messi dai privati. Il capitale pregresso, quei 442 milioni «andati in fumo», come lo ha definito il presidente della Consob, Paolo Savona, include anche i soldi inevitabilmente che perderanno i piccoli azionisti, circa 70 mila. Le eventuali azioni gratuite, abbiamo detto, sono per partecipare all’assemblea. È previsto che i bond subordinati (pari a 291 milioni) siano rimborsati a scadenza, ma per il capitale andato in fumo al momento non c’è nulla (salvo i risarcimenti valutati caso per caso a fronte di truffe). Almeno questo è lo scenario che si prospetta allo stato attuale. Ieri, infatti, è stato approvato alla Camera (con 412 voti a favore e l’atensione di Fdi) il testo per la conversione del decreto legge, che stanzia 900 milioni per Popolari di Bari, senza ulteriori modifiche rispetto a quelle approvate dalla Commissione. Ritirati o respinti anche tutti gli emendamenti che prevedevano la possibilità di attivare il Fir, il fondo per i risparmiatori truffati dalle banche in violazione della Mifid(e che consente procedure di rimborso con fondi pubblici facilitate). «Noi non possiamo dare per scontato, in questo decreto, che la Banca Popolare di Bari è già fallita ha detto ieri in Aula il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta -. Questo significherebbe introdurre il tema del rimborso ai risparmiatori», ma nei fatti anche presuppone «che la banca sia lì lì al fallimento». Questo quando «tutto il decreto è impostato sul contrario, verso il rilancio» .Baretta ha poi aggiunto che «se ci trovassimo in condizioni difficili è scontato che affronteremo il problema, il Fir c’è già, ma anche con provvedimenti ad hoc».