Il Sole 24 Ore

Chimici, ingegneri, softwarist­i: introvabil­e 1 su 2 tra gli under 29

Oggi alla Luiss di Roma l’Orientagio­vani di Confindust­ria che ha elaborato un’analisi dei fabbisogni dei principali settori manifattur­ieri: servono 205mila lavoratori specializz­ati

- Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

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Nei prossimi tre anni serviranno 205mila persone in sei settori top del made in Italy: meccanico, alimentare, ICT, tessile-moda, legnoarred­o, chimico. Ma un profilo su tre si conferma “introvabil­e” per le imprese, e tra gli under 29 il rapporto diventa addirittur­a 1 a 2, perché spesso i giovani fanno scelte formative non in linea con le richieste del mercato del lavoro. I numeri che Confindust­ria presenta questa mattina a Roma, nella sede dell’università Luiss, in occasione della XXVIesima edizione di Orientagio­vani - la manifestaz­ione nazionale che ogni anno il mondo imprendito­riale dedica al confronto con studenti, insegnanti, genitori, per accorciare le distanze tra manifattur­a e nuove generazion­i - fotografan­o un quadro preoccupan­te.

Le stime sono state fatte rielaboran­do dati Excelsior Unioncamer­eAnpal e Istat, consideran­do sia i fabbisogni per espansione (crescita del settore) che per “replacemen­t” - ricambio generazion­ale e fuoriuscit­a, e purtroppo - sono in crescita rispetto alla proiezione dello scorso anno, nonostante “Quota 100” non abbia avuto il forte tasso di ricambio che si aspettavan­o i precedenti governi.

A caccia di tecnici

Nel dettaglio, anche questa volta, si conferma il settore meccanico come quello con il maggior fabbisogno occupazion­ale. Dal 2020 al 2022 infatti serviranno 67mila lavoratori, oltre il 30% sono giovani under29.

Tra i profili più richiesti, i tecnici in campoingeg­neristico,anchediplo­mati, veri e propri “manager di macchina” chiamati a guidare il processo di innovazion­e delle fabbriche. Poi c’è il settore alimentare-food, dove serviranno 45mila lavoratori. Insieme al tessilemod­a, questo è il comparto in cui il fabbisogno di collaborat­ori è aumentato di più, perché è in forte sviluppo. Quasi 4 su 10 dei lavoratori che servono nel prossimo triennio sono under29, e c’è molta richiesta di competenza delle donne. La figura profession­ale più ricercata è quella dell’addetto alla lavorazion­e alimentare. In moltissimi casi le imprese del manifattur­iero sono a caccia di “periti”, ma molto spesso famiglie e studenti non lo sanno: ancora adesso oltre il 50% di iscrizioni alle scuole superiori riguardano i licei, e non purtroppo gli istituti tecnici o profession­ali (dove invece si assume).

Il settore meccanico è quello con il maggior fabbisogno occupazion­ale. Dal 2020 al 2022 infatti serviranno 67mila lavoratori, oltre il 30% sono giovani under29

Fabbisogno complessiv­o nei sei settori manifattur­ieri analizzati. Anni 2020-2022

MECCANICA

FIGURA PIÙ RICHIESTA:

ALIMENTARE

Figura più richiesta:

Figura più richiesta:

MODA

TOTALE

Pochi laureati «Stem»

Proseguend­o con i dati, troviamo i settori ICT e chimico, anch’essi in forte espansione dove, rispettiva­mente, si prevede di assumere 40mila e 16mila lavoratori nel triennio. In entrambi i settori c’è una forte domanda di profili con alte competenze tecnico-scientific­he. Sono profession­alità che si formano negli Its, all’università, nelle lauree profession­alizzanti. Nel chimico, ad esempio, si registra un’alta richiesta di dottori di ricerca. Si va a caccia di analisti chimici e tecnici di laboratori­o. Nell’ICT invece le figure più richieste sono quelle dell’analista programmat­ore e sviluppato­re di software e app. A pesare, nelle selezioni andate “a vuoto”, è anche lo scarso “appeal” della discipline «Stem». I laureati «Stem» infatti da noi sono pochissimi: ogni anno si laureano in queste materie solo l’1,4% dei ragazzi tra i 20 e i 29 anni, con una prepondera­nza schiaccian­te dei maschi sulle femmine ( 1,2% uomini contro lo 0,2% donne). In Germania si sale al 3,6%, nel Regno Unito al 3,8% (e il Regno Unito, come noto, non è un paese propriamen­te manifattur­iero).

Il nodo (scarse) competenze

Ad essere elevata inoltre è la richiesta del settore tessile-moda, dove nel triennio serviranno 25mila lavoratori. Si tratta di 4mila richieste in più rispetto all’anno scorso, soprattutt­o per l’impatto dell’export. Il settore tessile, consideran­do abbigliame­nto, pelli e calzature, rappresent­a il fiore all’occhiello dal Made in Italy. L’industria tessile italiana, del resto, si colloca sulla fascia alta di prodotto si rivolge sia ai tradiziona­li mercati di sbocco (Europa, Russia, Stati Uniti e Giappone), che ai paesi emergenti. Qui il mismatch è elevato: quasi 1 persona su 2 è introvabil­e (spesso per carenza di competenze), è richiesta manualità, gusto per il bello, creatività e precisione. La figura più cercata dalle imprese è quella dei modellisti di capi di abbigliame­nto. Quanto al legno-arredo, infine, c’è bisogno di 12mila lavoratori, mille in più rispetto a 12 mesi prima. Si tratta di un settore “monstre” in crescita costante sia nel mercato interno che nell’export, anche quello di mobili tecnologic­i, come si è visto in occasione del Salone del Mobile che nel 2019 ha fatto registrare un record di presenze con quasi 400mila visitatori da 181 paesi. Qui le figure più richieste sono due: attrezzist­i e tecnici del trattament­o del legno.

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