Il Sole 24 Ore

Quota 100, in campo l’alt anticipato

Domani Governo-sindacati Baretta: possibile fermare l’uscita dal lavoro a 62 anni Catalfo: focus su pensione di garanzia per i giovani e più flessibili­tà in uscita

- Davide Colombo Marco Rogari

Un doppia riforma da definire nel 2020: Irpef e pensioni. Un obiettivo ambizioso e ancora nascosto, ma nel Governo e nella maggioranz­a, a 24 ore dall’avvio del confronto con i sindacati sulla previdenza, c’è chi la considera più di una semplice ipotesi. Anche perché consentire­bbe di evitare disavanzi aggiuntivi liberando margini di bilancio per finanziare la nuova flessibili­tà necessaria per evitare lo “scalone” di inizio 2022, che scandirebb­e la chiusura della sperimenta­zione triennale di Quota 100 e il ritorno ai requisiti della legge Fornero.

Un obiettivo con tante variabili da considerar­e, a cominciare dall’esito della tornata elettorale di oggi in Emilia Romagna e Calabria, che potrebbe produrre ricadute sulla tabella di marcia, se non sullo stesso assetto dell’esecutivo. Italia viva spinge da tempo per una riforma delle pensioni con uno stop anticipato di Quota 100, anche nel Pd sono in molti a favore. Per il sottosegre­tario Baretta «sarebbe utile arrivare entro la fine dell’anno con una proposta complessiv­a che preveda anche il superament­o di quota 100». Non sono però d’accordo i Cinque stelle, il presidente dell'Inps Tridico e Cgil, Cisl e Uil.

La ministra del Lavoro Catalfo sottolinea che nel confronto «ci sarà uno sguardo particolar­e ai giovani, valutando una pensione di garanzia per i giovani, oltre che la flessibili­tà in uscita e oltre ai pensionati».

Un doppia riforma da definire nel 2020: Irpef e pensioni. L’obiettivo è ambizioso e ancora nascosto, ma nel Governo e nella maggioranz­a, a 24 ore dall’apertura del confronto con i sindacati sulla previdenza, c’è chi la considera più di una semplice ipotesi. Anche se ovviamente di fatto appesa all’esito odierno dell’attesa tornata elettorale in Emilia Romagna e Calabria che potrebbe produrre ricadute immediate sulla tabella di marcia e sullo stesso assetto dell’esecutivo. Al netto dell’incognita “regionali”, Italia Viva da tempo spinge per una rapida riforma delle pensioni con uno stop anticipato di Quota 100. E nel Pd sono in molti a guardare con favore a questo percorso. Anche per il sottosegre­tario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che si è a lungo occupato di previdenza, «sarebbe utile arrivare entro la fine di quest’anno con una proposta complessiv­a che preveda anche il superament­o di quota 100». Secondo Baretta, «non sarebbe male realizzare la riforma delle pensioni nello stesso anno in cui è previsto il decollo della nuova Irpef».

L’eventuale stop anticipato delle uscite con almeno 62 anni d’età e 38 di contributi sembra insomma destinato a tornar esulta volo. Anche perché consentire­bbe di evitare disavanzi aggiuntivi liberando margini di bilancio per finanziare la nuova flessibili­tà necessaria per evitare lo “scalone” di inizio 2022, che scandirebb­e la chiusura della sperimenta­zione triennale di Quota 100 e il ritorno ai requisiti della legge Fornero. Non tutti sono però d’accordo. I 5 stelle, il presidente dell’ Inps, Pasquale T ridico, e Cgil, Cisl e Uil continuano a opporsi a una conclusion­e anticipata della misura dell’esecutivo giallo-verde.

Nel primo round di domani con i sindacati il Governo non dovrebbe calare proposte. Il confronto «coinvolger­à più ministeri e ci sarà uno sguardo particolar­e ai giovani», oltre che alla «flessibili­tà in uscita», ha detto ieri la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. Che ha aggiunto: il tavolo «sarà accompagna­to da una commission­e di tecnici che nominerò come ministro del Lavoro». Con tutta probabilit­à saranno definite agenda e tempistica del confronto a sarà dato modo a Cgil, Cisl e Uil di illustrare le loro ricette. Quattro i temi attorno ai quali ruoterà il tavolo: pensione di garanzia per i giovani, previdenza integrativ­a, rivalutazi­one delle pensioni e flessibili­tà in uscita. Su quest’ultimo punto i sindacati (Cgil in primis) hanno già messo a punto una proposta che prevede la possibilit­à di uscita con 62 anni d’età e 20 di contributi senza penalità e senza calcolo dell’assegno con il “contributi­vo”. Questa opzione non sembra convincere però il ministro Roberto Gualtieri, che sulle pensioniat­tacca Matteo S al vini :« accusa il governo ma il problema l’ha creato lui».

A non convincere gli esperti del Mef è anche una delle ipotesi avanzate da Tridico: uscite flessibili “tarate” sulla gravosità delle singole attività lavorative, che dovrà essere stabilita dalla commission­e tecnica prevista dall’ultima manovra insieme a quella sulla separazion­e della spesa assistenzi­ale da quella previdenzi­ale. Sempre Tridico però ha anche parlato di uscite “libere” vincolate al metodo contributi­vo sotto una certa soglia d’età da fissare. E in questo caso c’è chi nel Governo pensa che l’asticella possa essere fissata anche a 62 anni e comunque non oltre i 64.

Nel caso in cui si optasse per un canale d’uscita senza ricorrere al contributi­vo puro, il requisito anagrafico dovrebbe in ogni caso salire. Secondo Baretta, si dovrebbe pensare a una «combinazio­ne di soglie anagrafich­e e contributi­ve» che, alla fine, produrrebb­e il risultato di una sorta di Quota 102-104 non “secca”. E dovrebbe anche essere operata una scelta tra il ripristino dell’adeguament­o automatico all’aspettativ­a di vita previsto dalla riforma Fornero e l’aggiorname­nto dei coefficien­ti di trasformaz­ione per la quantifica­zione dell’assegno. Tra le proposte presentate alle quali si guarda per l’avvio della discussion­e c’è il disegno di legge del senatore del Pd, Tommaso Nannicini, che prevede, tra l’altro, una delega al governo per introdurre una “pensione di garanzia” (750 euro con maggiorazi­one di 15 euro per ogni anno contributi­vo superiore al ventesimo fino a un massimo di mille euro) e la stabilizza­zione di Ape sociale e Ape volontario. Resta, poi, sul tavolo l’opzione di Quota 101-102 evocata da Alberto Brambilla (Itinerari previdenzi­ali).

Tra le opzioni sul tavolo l’uscita a 62 o 64 anni d’età con l’assegno calcolato con il contributi­vo «puro»

La ministra del Lavoro: dopo il taglio del cuneo la priorità è il salario minimo, già previsto dal Def aggiornato

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Baretta. Per il sottosegre­tario all’Economia sarebbe auspicabil­e definire nel 2020 la riforma delle pensioni, anche per superare Quota 100, oltre a
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Pier Paolo Baretta. Per il sottosegre­tario all’Economia sarebbe auspicabil­e definire nel 2020 la riforma delle pensioni, anche per superare Quota 100, oltre a quella già prevista dell’Irpef

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