In Lombardia e Lazio record delle uscite anticipate
Oltre 37mila domande accolte nelle due regioni In Emilia escono in 11.500
Poco più di dieci pensionati quotisti ogni cento usciti dal mercato del lavoro nel primo anno di sperimentazione vive in Emilia Romagna (11.507) o in Calabria (4.994), le due regioni oggi chiamate oggi al voto per il rinnovo di presidenti e consigli regionali. Nella distribuzione territoriale delle domande per “Quota 100” accolte l’anno scorso dall’Inps stiamo parlando della parte centrale e più bassa della classifica. In vetta ci sono le big per dimensioni di mercato del lavoro e popolazione. La prima regione per numero di quotisti è stata la Lombardia, con 21.345 domande accolte (11.882 ex dipendenti privati e 3.868 pubblici), a seguire il Lazio, con 15.968 domande accolte (9.985 privati e 3.768 pubblici).
Fanalino di coda la Valle d’Aosta, dove 324 lavoratori in possesso dei requisiti del cosiddetto “decretone” del gennaio 2019 (almeno 62 anni d’età anagrafica e 38 di contribuzione), preceduta dal Molise (1.150 uscite) e Basilicata (1.806). Dalla fotografia scattata dall’Inps emerge poi che al Sud la regione con la propensione più accentuata a utilizzare «Quota 100» è stata la Sicilia (12.577 quotisti)
In linea generale, guardando alle condizioni in cui si trovavano i lavoratori al momento della domanda all’Inps, per il solo privato, al 31 dicembre 2019, risulta che circa il 70% lavorava, il 13% era beneficiario di Naspi, il 10% risultava “silente” ovvero non aveva un contratto in corso né un ammortizzatore sociale attivato, il 4% contribuiva volontariamente, il 3% era in mobilità. È ancora presto per dire se “Quota 100” ha raggiunto il secondo obiettivo strategico per il quale era stata ideata: innescare una staffetta generazionale sul mercato del lavoro.
Stando però alle previsioni contenute nel Bollettino economico n.1/2020 pubblicato la settimana scorsa da Bankitalia, le speranza sono basse. L’occupazione crescerebbe a tassi moderati, poco più di mezzo punto percentuale all’anno nel periodo 2020-22. Secondo gli analisti di Via Nazionale le maggiori fuoriuscite dal mercato del lavoro legate a “Quota 100” verrebbero solo parzialmente compensate da nuove assunzioni: l’impatto di queste misure sull’occupazione complessiva sarebbe nell’ordine di -0,4 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione si ridurrebbe gradualmente, raggiungendo il 9,4% alla fine del 2022.