Quattro nodi irrisolti minano la partenza del controllo ritenute
Parte, tra mille dubbi, il controllo sulle ritenute versate dagli appaltatori, che il decreto collegato alla manovra 2020 ha affidato alle imprese e agli enti committenti. Un adempimento che, anche a seguito delle pensanti sanzioni previste, graverà non poco sulle strutture amministrative dei soggetti interessati. Prima scadenza da rispettare è il prossimo 17 febbraio.
I sostituti di imposta che hanno affidato a terzi servizi che vengono svolti, con prevalente uso di manodopera, all'interno delle loro sedi, stanno in questi giorni avviando il monitoraggio delle ritenute applicate e versate dai prestatori. Le situazioni coinvolte dal nuovo adempimento sono svariate: si va dalle pulizie al portierato, dalle manutenzioni periodiche ai servizi di facchinaggio e logistica, fino a fasi di lavorazioni interne svolte da personale di cooperative o società terze.
I soggetti interessati (che sono prevalentemente le imprese residenti, ma anche enti pubblici e privati che hanno la veste di sostituti di imposta, non essendo previste specifiche esclusioni) devono adottare procedure di verifica che sono estremamente complesse e pesanti.
In primo luogo, occorre individuare i rapporti interessati. La tipologia del contratto è poco rilevante, essendo ricompresi anche rapporti atipici con i quali siano affidati servizi o fasi di produzione contraddistinti da quattro requisiti. Deve trattarsi di prestazioni eseguite con prevalente impiego di manodopera, che vengono rese presso un luogo di attività del committente, con utilizzo di beni strumentali di quest'ultimo. Infine, il corrispettivo del contratto deve superare su base annua l'importo di 200mila euro.
Già la selezione dei rapporti da monitorare, sulla base della contemporanea sussistenza dei quattro requisiti, è fonte di notevoli incertezze applicative, sulle quali, a tre settimane dalla prima scadenza, manca alcun tipo di chiarimento ufficiale.
Non è chiaro come calcolare gli importi, da confrontare con i 200mila euro, per i contratti a cavallo di due esercizi o per quelli di durata infrannuale, come pure per i servizi (tipicamente nel settore della logistica) con compenso a risultato (per i quali il superamento o meno della soglia di 200mila è noto solo a fine anno).
Dubbi anche su come determinare la prevalenza della manodopera in certe attività nelle quali il prestatore impiega (e include nel prezzo del servizio) anche propri beni strumentali, materie prime o know how. Che dire poi del requisito di uso di beni strumentali del committente. Anche un cacciavite o un trapano fornito da quest'ultimo può far scattare la disposizione, laddove l'appaltatore disponga ed utilizzi una ingente dotazione di cespiti?
Una volta selezionati i rapporti (evidentemente con un approccio prudenziale), scattano le procedure di controllo. Ogni mese (cioè per ogni versamento mensile di ritenute) il committente deve ricevere una ingente documentazione: elenco dei dipendenti (e soggetti assimilati) del prestatore che operano nell’attività presso la sua sede, con relativo costo (calcolato pro quota se il lavoratore è impiegato anche per altri committenti) e ritenute, nonché F24 quietanzato, che l'appaltatore avrà predisposto in modo distinto per ogni cliente (senza poter compensare il dovuto con propri crediti di imposta).
Documentazione che la struttura amministrativa del committente dovrà acquisire, controllare ed infine archiviare e tenere a disposizione del fisco per cinque anni per evitare future contestazioni. Se si notano irregolarità, stop al pagamento del compenso per coprire le ritenute omesse e fino al 20% del corrispettivo complessivo, pena pesanti sanzioni.
Tutto ciò, salvo che l'appaltatore non sia un soggetto “virtuoso”, e che ciò sia certificato da un nulla osta delle Entrate (da ripetere ogni 4 mesi), nulla osta che però, ad oggi, nessuno sa esattamente come richiedere.
Procedure di verifica pesanti: ogni mese vanno trattati elenchi dipendenti, costi, ritenute, F24 quietanzato