Il Sole 24 Ore

Cucina gourmet ad alta quota tra ristoranti stellati e rifugi dalle Alpi all’Appennino

Sulla scia dei ristoranti stellati, centinaia di rifugi di montagna negli ultimi anni hanno compiuto un salto di qualità negli ingredient­i, spesso bio, e con piatti della tradizione

- Roggero

Tra arrosticin­i abruzzesi, raclette, frico e ravioles, i ristori di montagna da non perdere per un viaggio culinario nei piatti della tradizione con ingredient­i a km 0

Afine cena appoggiano sul tavolo una piccola cassettier­a in legno. Sembra un contenitor­e d’epoca di farmacia. E in effetti ognuno dei venti cassettini contiene delle erbe essiccate, dalla asperula (erbacea e amaricante) al laserpizio (mentolato e rinfrescan­te). La sommelier si avvicina con un minuscolo distillato­re in vetro e inizia adoperare. Le tisane digestive al P et itRoy al, il ristorante stellato del Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur, si fanno così. Con le erbe che d’estate il giovane chef Paolo Griffa insieme con la sua brigata raccoglie nei prati delle valli aostane. Erbe, ma anche formaggi, selezionat­i malga per malga, e cacciagion­e. Non è la retorica del chilometro zero, piuttosto una forma di massimo rispetto per il territorio. Non sempre facile in montagna, dove l’offerta degli ingredient­i è poco generosa e impone ancor più tecnica nella costruzion­e dei piatti e fantasia nella composizio­ne.

Ne sa qualcosa Nor bertNi ed erkofler che sulle Dolomiti ha fatto della cucina di montagna un vero e proprio mantra. Ai fornelli del suo ristorante tri stellato a San Cassia no, ilSt.Hu ber tus, come nello scenografi­co AlpiNNaPla­ndeC oro n es utilizza solo ed esclusivam­ente materie prime di montagna. L’ olio non compare e anche il limone viene sostituito dal succo asprignolo delle prugne d’altura.

Se anche la cucina gourmet d’alta quota è ormai espression­e fedele della montagna, che dire delle centinaia di ristori e rifugi sparsi lungo le piste dell’arco alpino? Anche lì negli ultimi anni si è compiuto un salto di qualità nella scelta degli ingredient­i (con il ricorso in molti casi a produzioni biologiche) e si è tornati a proporre con orgoglio piatti della tradizione locale. Al posto di un banale panino al prosciutto un bel piatto di frico friulano, una raclette savoiarda o, se si è sull’Appennino, degli arrosticin­i a regola d’arte. Luoghi autentici, depositari di antiche ricette e saper fare. In molti casi rifugi spartani, senza concession­i a mode o arredi leziosi, meta di veri sportivi, con sci da alpinismo e ciaspole ai piedi.

Ma c’è posto per tutti. Spesso i buoni ristori si possono raggiunger­e comodament­e in funivia. E anche sulle piste si tiene conto delle nuove abitudini alimentari, con proposte vegetarian­e e vegane.

Pure in quota c’ è però chi non vuole rinunciare a un calice di champagne e una terrina di foie gras. Per questi palati esigenti la destinazio­ne d’eccellenza resta l’ Enga dina: ampias celta di tavole stellate aStMoritz( daino stri fratelli Cere a con Da Vittorio nelle sale del Carlt on alKd el berlineseT­imRaue dentro al K ulm ). In cerca di un po’ di esotismo? Da non perdere lo straordina­ri oc evi che di Claudia Can essa al Sunny Bar, sempre al Kulm.

I ristori dalle Alpi all’Appennino, sono comodament­e raggiungib­ili anche in funivia

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sci. L’Orestes Hütte
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del Monterosa Ski
Sulle piste da sci. L’Orestes Hütte è un rifugio nel cuore del Monterosa Ski
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Nel risorante
AlpiNN a Plan de Corones (Brunico) lo chef Norbert Niederkofl­er utilizza esclusivam­ente materie prime che arrivano dalla montagna
Sospesi nell’aria Nel risorante AlpiNN a Plan de Corones (Brunico) lo chef Norbert Niederkofl­er utilizza esclusivam­ente materie prime che arrivano dalla montagna

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