La personalità di una casa? È una questione di scale
Da semplice elemento strutturale di collegamento, i gradini tornano a essere fulcro del progetto architettonico che detta il tono a tutto l’ambiente domestico: una sfida in cui non smettono di cimentarsi gli interior designer
«Si può ben dire che sono un amante delle scale». La dichiarazione è d’autore, forse il più acclamato degli ultimi sei mesi, il regista sud-coreano Bong Joon-ho che ha disseminato di gradini le scenografie del suo “Parasite”, vincitore della Palma d'oro a Cannes e, più di recente, del Golden Globe come miglior film straniero. Le scale come metafora della lotta di classe sono coprotagoniste di una delle pellicole più interessanti del 2019 che, nella notte degli Oscar, dovrà vedersela con un’altra scala, quella nel quartiere di Highbridge, nel Bronx che JokerJoaquin Phoenix trasforma in un atletico palcoscenico.
Dunque, non si tratta solo di salire e di scendere. Sempre più le scale diventano protagoniste, passando da elemento strutturale di collegamento a fulcro del progetto architettonico che detta il tono a tutto l’ambiente circostante. Una conferma di quanto sosteneva all’inizio del Seicento Vincenzo Scamozzi nel suo trattato “Idea dell’architettura universale”: le scale stanno agli edifici come le vene e le arterie al corpo umano. Accade così che sono sempre più numerosi gli architetti e designer che scelgono la scala quasi come firma del progetto. Basti pensare a Patricia Urquiola che con un'imponente scala elicoidale in ferro verniciato e rivestita in seminato veneziano ha siglato il progetto del nuovo showroom di Cassina.
Sempre la designer spagnola ha voluto per la lobby del 5 stelle lusso Il Sereno, sul Lago di Como, una struttura calda e avvolgente in legno Canaletto, vetro ed elementi in rame verticali “custom made” realizzata da Fontanot, azienda che a partire dagli anni Settanta ha rivoluzionato il mondo delle scale portandolo dalla dimensione artigianale a quella industriale. Oggi le realizzazioni di Fontanot si inseriscono in un gran numero di progetti protagonisti del rinascimento architettonico di Milano: dal Bosco Verticale di Stefano Boeri all'Allianz Tower di Arata Isozaki, dall’Unicredit Pavilion di Michele De Lucchi alla Penthouse delle residenze City Life di Zaha Hadid. La costante ricerca d'innovazione ha portato alla nascita della nuova scala Diva presentata a novembre.
«Partendo dal concetto che qualsiasi forma può essere soddisfatta da un modulo, la sfida è stata quella di ragionare su un'unità singola che, se replicata, desse vita a un corpo unico rispettando la stessa identità di forma», spiega Michele Giacomelli, ingegnere e progettista della scala. È nato così un prodotto industriale , ma con tutti i pregi del su misura grazie alla flessibilità dei meccanismi di regolazione, la combinazione dei colori e l'intercambiabilità dei materiali differenti come vetro, legno, acciaio inox e marmo.
La scala come sfida è centrale anche nel lavoro Piero Lissoni. «Per me – spiega l’architetto e designer milanese – ha una forte valenza architettonica, non è semplicemente il collegamento tra due spazi ma una sorta di twilight zone, un oggetto sospeso che ti porta da una dimensione a un'altra. Mi diverto sempre a disegnare le scale, forzarle da un punto di vista strutturale, e mi piace che diventino un pezzo quasi scultoreo, insomma un incubo per gli ingegneri». Così sono nate la scala-fuori scala dell'hotel the Middle House di Shanghai e l’altrettanto scenografica rampa progettata per gli interni dello yacht SX76 di Sanlorenzo, una struttura plastica che si sviluppa come una linea sinuosa e continua che scaturisce nel ponte inferiore della barca.
«La scala è sempre più un elemento architettonico centrale dell’interior design – sostiene anche Enrico Rizzi, titolare di Rizzi Scale –. Anche per questo la tendenza attuale è quella di offrire al cliente la massima personalizzazione secondo gusto ed esigenze sia nelle finiture sia nella cura del dettaglio». In comune tutte le realizzazioni dell'azienda di Marano Vicentino hanno la leggerezza, soprattutto le scale a chiocciola elicoidali di ultima generazione prodotte in acciaio, legno o cemento armato. Quest’ultimo materiale in particolare è il punto di forza di Rizzi, che produce perfette spirali in calcestruzzo alleggerito. I singoli moduli prefabbricati diventano scale autoportanti proposte in 11 diametri standard da 125 centimetri fino ad un massimo di 300, personalizzabili in funzione delle finiture dell'ambiente in cui devono essere collocate. Una scelta estetica, ma anche pratica, visto che la scala a chiocciola è ideale per collegare due piani utilizzando un minor volume rispetto a una scala a giorno lineare.
Si distinguono per massima leggerezza sia visiva sia strutturale e contribuiscono a creare l’effetto “wow” le scale di vetro. Tra le più iconiche, ricorda il designer Ferruccio Laviani, c’è sicuramente quella progettata da Eva Jiricna Architects per Joseph. «All’inizio degli anni Ottanta architetti e designer andavano in pellegrinaggio a Londra per vedere la scala del negozio di Brompton Cross», racconta. Oggi, tra le aziende che hanno messo al centro questo materiale dall’impatto scenografico, Siller Scale progetta e realizza pezzi unici sfruttando un’infinità di tecniche differenti: dall'impiego di normale vetro verde o bianco ai gradini satinati o superfici sabbiate, ai materiali inseriti con effetti cromatici tramite Led o pellicole colorate.
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