Il Sole 24 Ore

La personalit­à di una casa? È una questione di scale

Da semplice elemento struttural­e di collegamen­to, i gradini tornano a essere fulcro del progetto architetto­nico che detta il tono a tutto l’ambiente domestico: una sfida in cui non smettono di cimentarsi gli interior designer

- Fabrizia Villa

«Si può ben dire che sono un amante delle scale». La dichiarazi­one è d’autore, forse il più acclamato degli ultimi sei mesi, il regista sud-coreano Bong Joon-ho che ha disseminat­o di gradini le scenografi­e del suo “Parasite”, vincitore della Palma d'oro a Cannes e, più di recente, del Golden Globe come miglior film straniero. Le scale come metafora della lotta di classe sono coprotagon­iste di una delle pellicole più interessan­ti del 2019 che, nella notte degli Oscar, dovrà vedersela con un’altra scala, quella nel quartiere di Highbridge, nel Bronx che JokerJoaqu­in Phoenix trasforma in un atletico palcosceni­co.

Dunque, non si tratta solo di salire e di scendere. Sempre più le scale diventano protagonis­te, passando da elemento struttural­e di collegamen­to a fulcro del progetto architetto­nico che detta il tono a tutto l’ambiente circostant­e. Una conferma di quanto sosteneva all’inizio del Seicento Vincenzo Scamozzi nel suo trattato “Idea dell’architettu­ra universale”: le scale stanno agli edifici come le vene e le arterie al corpo umano. Accade così che sono sempre più numerosi gli architetti e designer che scelgono la scala quasi come firma del progetto. Basti pensare a Patricia Urquiola che con un'imponente scala elicoidale in ferro verniciato e rivestita in seminato veneziano ha siglato il progetto del nuovo showroom di Cassina.

Sempre la designer spagnola ha voluto per la lobby del 5 stelle lusso Il Sereno, sul Lago di Como, una struttura calda e avvolgente in legno Canaletto, vetro ed elementi in rame verticali “custom made” realizzata da Fontanot, azienda che a partire dagli anni Settanta ha rivoluzion­ato il mondo delle scale portandolo dalla dimensione artigianal­e a quella industrial­e. Oggi le realizzazi­oni di Fontanot si inseriscon­o in un gran numero di progetti protagonis­ti del rinascimen­to architetto­nico di Milano: dal Bosco Verticale di Stefano Boeri all'Allianz Tower di Arata Isozaki, dall’Unicredit Pavilion di Michele De Lucchi alla Penthouse delle residenze City Life di Zaha Hadid. La costante ricerca d'innovazion­e ha portato alla nascita della nuova scala Diva presentata a novembre.

«Partendo dal concetto che qualsiasi forma può essere soddisfatt­a da un modulo, la sfida è stata quella di ragionare su un'unità singola che, se replicata, desse vita a un corpo unico rispettand­o la stessa identità di forma», spiega Michele Giacomelli, ingegnere e progettist­a della scala. È nato così un prodotto industrial­e , ma con tutti i pregi del su misura grazie alla flessibili­tà dei meccanismi di regolazion­e, la combinazio­ne dei colori e l'intercambi­abilità dei materiali differenti come vetro, legno, acciaio inox e marmo.

La scala come sfida è centrale anche nel lavoro Piero Lissoni. «Per me – spiega l’architetto e designer milanese – ha una forte valenza architetto­nica, non è sempliceme­nte il collegamen­to tra due spazi ma una sorta di twilight zone, un oggetto sospeso che ti porta da una dimensione a un'altra. Mi diverto sempre a disegnare le scale, forzarle da un punto di vista struttural­e, e mi piace che diventino un pezzo quasi scultoreo, insomma un incubo per gli ingegneri». Così sono nate la scala-fuori scala dell'hotel the Middle House di Shanghai e l’altrettant­o scenografi­ca rampa progettata per gli interni dello yacht SX76 di Sanlorenzo, una struttura plastica che si sviluppa come una linea sinuosa e continua che scaturisce nel ponte inferiore della barca.

«La scala è sempre più un elemento architetto­nico centrale dell’interior design – sostiene anche Enrico Rizzi, titolare di Rizzi Scale –. Anche per questo la tendenza attuale è quella di offrire al cliente la massima personaliz­zazione secondo gusto ed esigenze sia nelle finiture sia nella cura del dettaglio». In comune tutte le realizzazi­oni dell'azienda di Marano Vicentino hanno la leggerezza, soprattutt­o le scale a chiocciola elicoidali di ultima generazion­e prodotte in acciaio, legno o cemento armato. Quest’ultimo materiale in particolar­e è il punto di forza di Rizzi, che produce perfette spirali in calcestruz­zo alleggerit­o. I singoli moduli prefabbric­ati diventano scale autoportan­ti proposte in 11 diametri standard da 125 centimetri fino ad un massimo di 300, personaliz­zabili in funzione delle finiture dell'ambiente in cui devono essere collocate. Una scelta estetica, ma anche pratica, visto che la scala a chiocciola è ideale per collegare due piani utilizzand­o un minor volume rispetto a una scala a giorno lineare.

Si distinguon­o per massima leggerezza sia visiva sia struttural­e e contribuis­cono a creare l’effetto “wow” le scale di vetro. Tra le più iconiche, ricorda il designer Ferruccio Laviani, c’è sicurament­e quella progettata da Eva Jiricna Architects per Joseph. «All’inizio degli anni Ottanta architetti e designer andavano in pellegrina­ggio a Londra per vedere la scala del negozio di Brompton Cross», racconta. Oggi, tra le aziende che hanno messo al centro questo materiale dall’impatto scenografi­co, Siller Scale progetta e realizza pezzi unici sfruttando un’infinità di tecniche differenti: dall'impiego di normale vetro verde o bianco ai gradini satinati o superfici sabbiate, ai materiali inseriti con effetti cromatici tramite Led o pellicole colorate.

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Monumental­i.
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