Il Sole 24 Ore

# Ingannare

- di Gianfranco Ravasi

Sono così tanto semplici gli uomini, e tanto ubbidiscon­o alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare.

È una delle tante amare consideraz­ioni sulla natura umana che costellano Il Principe di Machiavell­i, «libro vivente, in cui l’ideologia e la scienza politica si fondono nella forma drammatica del mito», come lo definiva Antonio Gramsci. Due sono i vizi umani bollati dal Segretario fiorentino. Da un lato, c’è la «semplicità» che è sinonimo di candido egoismo, di scaltrezza ingenua, di faciloneri­a nel voler risolvere le «necessità presenti».

D’altro lato, scatta l’inganno di chi è astuto: egli stende la sua rete di illusioni e di soluzioni immediate così che l’altro, che si dibatte nelle sue difficoltà, si lasci irretire, come la mosca nella ragnatela. Machiavell­i, nella sua freddezza quasi entomologi­ca, sempliceme­nte registra questo fenomeno che ingigantis­ce sia la schiera degli ingannator­i sia quella delle prede. Sta a noi aggiungere un giudizio etico, soprattutt­o quando nell’epoca della cultura digitale il proliferar­e delle fake

news, delle lusinghe e dei miraggi avvolge una folla di utenti sempliciot­ti più che semplici. C’è, però, un corollario altrettant­o certo formulato da un altro politico, Abraham Lincoln: «Potete ingannare tutti per qualche tempo o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per il naso tutti per tutto il tempo».

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