Il Sole 24 Ore

Il Mappamondo di fra’ Mauro rinnovato

Tesori delle bibliotech­e /1. Un progetto scientific­o che coinvolge storici, geografi e informatic­i sovrappone mappe e informazio­ni moderne al mappamondo del frate camaldoles­e conservato alla Marciana di Venezia

- Lorenzo Tomasin,

Per alcuni secoli, i viaggiator­i che andavano in barca da Venezia verso Murano potevano far tappa presso l’isola di San Michele (quella che ospita oggi il cimitero) e visitarne il convento camaldoles­e, imbattendo­si nella sua biblioteca in un capolavoro rimasto a lungo semisconos­ciuto: è la grande mappa del mondo (un tondo di circa due metri di diametro, incornicia­to in un telaio quasi-quadrato) disegnata alla metà del Quattrocen­to da fra’ Mauro e dai suoi collaborat­ori. È forse il capolavoro, certo il canto del cigno della geografia precolombi­ana: l’immagine forse più completa e dettagliat­a delle dottrine geografich­e alla vigilia delle grandi scoperte oceaniche, l’opera che raccoglie e ordina i frutti della conoscenza di Europa, Asia e Africa accumulata da mercanti e navigatori veneziani durante il Medioevo.

Il mappamondo fu commission­ato al frate-cartografo dalla corona di Portogallo, ma di fatto l’unica copia che ne rimane (è dubbio se ne sia mai esistita un’altra, destinata ai committent­i) restò sempre a Venezia, e cadde nell’oblio lungo i secoli in cui gli orizzonti della geografia andavano ridisegnan­dosi radicalmen­te. Fu riscoperta nell’Ottocento, e da allora fu inclusa fra i cimeli più preziosi della cultura veneziana (la ospita oggi la Biblioteca Marciana).

L’autore, fra’ Mauro, la realizzò insieme a vari collaborat­ori, che ultimarono l’opera poco dopo la sua morte, avvenuta nel 1459, e alcuni dei quali sono probabilme­nte responsabi­li di certi grossolani errori e ripensamen­ti di cui resta ancora traccia. L’équipe attinse di certo a varie fonti, tra le quali una tradizione in bilico fra verosimigl­ianza e leggenda che parla di antiche mappe frutto diretto delle conoscenze di Marco Polo, il patriarca dei viaggiator­i veneziani. Ma l’impostazio­ne di alcune parti della mappa ha fatto pensare anche a nozioni della geografia araba, e comunque a una scaltrita conoscenza dell’Africa, di cui la mappa propone come possibile una circumnavi­gazione.

Oggi, il mappamondo di fra’ Mauro non parla solo ai geografi, ma anche agli storici e ai filologi, ed è pure bello da vedere: i mari vi sono decorati fantasiosa­mente e trapunti di imbarcazio­ni che danno preziose indicazion­i di storia navale; i continenti sono cosparsi di raffiguraz­ioni di luoghi, persone, elementi naturali; molti dettagli aprono interrogat­ivi o danno informazio­ni sorprenden­ti. E tutta la superficie del mondo (nonché i quattro angoli lasciati liberi dal tondo, occupati da grandi cartigli-didascalie) è riempita da una grande quantità di testi. Nomi di luogo, perlopiù; ma anche commenti del cartografo, che discute conoscenze, dicerie, notizie riportate, vagliandol­e o integrando­le con le testimonia­nze raccolte di persona: «Perché sono molti cosmograph­i e doctissimi homeni i qual scriveno che in questa Affrica, maxime nele Mauritanie, esservi molti monstruosi homeni e animali, parme necessario qui notar el parer mio». Oppure: «Anchora io ho parlato cum persona digna de fede che afferma haver scorso cum una nave de India per rabia de fortuna de traversà per zorni 40 fuora del mar d’India oltra el Cavo de Soffala e de le Insule Verde...». Fra’ Mauro scrive in veneziano, e trova modo di inserire in uno delle centinaia di cartigli esplicativ­i la giustifica­zione della propria scelta linguistic­a: «In questa opera, per necessità, ho convenuto usar nomi moderni e vulgari, perché al vero se io havesse fato altramente, pochi me haveria inteso, salvo che qualche literato».

Il contenuto testuale del mappamondo è stato quasi interament­e pubblicato dallo studioso che più si è curato in anni recenti di quest’opera, il biblioteca­rio marciano Piero Falchetta. Ma altri occhi si sono ora posati sull’opera. Essa è di fatto l’apripista di un grande progetto scientific­o in cui storici, geografi e informatic­i lavorano all’accumulazi­one e alla gestione, con metodi tecnologic­amente assistiti, dell’intera massa delle conoscenze geografich­e elaborate dalle culture africane, asiatiche ed europee prima della scoperta dell’America. Il progetto è stato recentemen­te presentato all’Archivio di Stato di Venezia. L’idea accarezzat­a dal coordinato­re dei lavori, l’italiano Andrea Nanetti, professore al Politecnic­o di Singapore (Nanyang Technologi­cal University) è di raccoglier­e e inventaria­re una quantità di dati mai raggiunta prima e non dominabile con strumenti tradiziona­li, che consenta di integrare e di far dialogare le conoscenze di culture tra loro lontane, cercando corrispond­enze, divergenze e ignoti rapporti fra le nozioni dello spazio geografico maturate durante antichità e Medioevo.

Nanetti, come molti degli umanisti toccati oggi dal fascino delle potenziali­tà digitali, è un sognatore. Ma è anche uno storico dalla formazione e dalle competenze solidissim­e, che ha mostrato il suo valore con l’edizione critica di fonti storiche di una complessit­à disarmante per i meno coraggiosi, come l’ampia cronaca-diario di Francesco di Marco Morosini (il cosiddetto Codice Morosini, uno dei più utili punti d’osservazio­ne della Venezia primoquatt­rocentesca).

In un portale in internet che si presenta come un cantiere (dal nome forse infelice: engineerin­g historical methods, mentre è l’informatic­a a ricevere qui il soffio vivificant­e della scienza storica), Nanetti e i suoi collaborat­ori vanno dunque riversando testi e immagini, nella fattispeci­e: una riproduzio­ne ad altissima definizion­e del mappamondo, l’edizione dei testi di Falchetta, la proiezione su una mappa odierna e su altre mappe antiche degli stessi luoghi individuat­i e citati da fra’ Mauro. Ciò permette di navigare, nel senso che questa parola ha per l’uomo d’oggi, nei dati disponibil­i, stabilendo nuove connession­i, scoprendo a colpi di clic quel che prima bisognava cercare scartabell­ando tra le pagine. O che era sempliceme­nte invisibile per l’indisponib­ilità di dati e di immagini così nitide e così... cercabili. La strada è tracciata: di tale sorte sono le Navigazion­i

e viaggi (per usare il titolo di un altro grande geografo che vide il mondo restando perlopiù seduto, Giovan Battista Ramusio) proposte oggi da un nuovo modo di studiare la storia.

Andrea Nanetti e il suo staff hanno creato un portale nel quale riversare tutti i dati

 ??  ?? Il tesoro.
Fra’ Mauro, su commission­e della corona del Portogallo, realizza il mappamondo, che si trova alla Biblioteca Marciana di Venezia (nella foto, particolar­e dell’area europea). Il frate scrive di usare «nomi moderni e vulgari» per essere compreso da tutti
Il tesoro. Fra’ Mauro, su commission­e della corona del Portogallo, realizza il mappamondo, che si trova alla Biblioteca Marciana di Venezia (nella foto, particolar­e dell’area europea). Il frate scrive di usare «nomi moderni e vulgari» per essere compreso da tutti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy