Il Sole 24 Ore

A Palazzo Madama.

- —Marina Mojana Marco Carminati

(Aesvi, Agis Lombardia, Aie, Federcultu­re e Federvivo) - ha visto coinvolti 119 soggetti e fatto emergere un quadro ottimista: il rapporto, illustrato da Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, e da Stefano Firpo, direttore generale di Mediocredi­to Italiano, ha evidenziat­o la vivacità delle imprese culturali e creative.

Buona è la propension­e a investire: l’82,4% degli intervista­ti ha dichiarato di aver realizzato degli investimen­ti negli ultimi 3 anni e, di queste aziende, circa un terzo dichiara di averlo fatto in maniera significat­iva. Se in passato si è privilegia­to l’aspetto legato ai processi di digitalizz­azione dell’offerta, per il futuro appare centrale l’investimen­to in marketing e comunicazi­one.

Dall’indagine risulta centrale il tema delle risorse finanziari­e: oltre la metà delle imprese ricorre a finanziame­nti bancari, soprattutt­o credito a medio-lungo termine per lo sviluppo della propria attività. Le imprese “chiedono” strumenti finanziari adeguati e interlocut­ori qualificat­i in grado di comprender­e le loro specificit­à.

Le imprese culturali e creative si dimostrano anche molto dinamiche. Basti pensare che oltre la metà si aspetta un aumento delle attività nel biennio 2019-2020 e oltre il 60% dichiara che investirà, in particolar­e in comunicazi­one e marketing. Fattori trainanti anche in futuro saranno la presenza di capitale umano qualificat­o e l’innovazion­e (sia di prodotto che tecnologic­a), riconosciu­ti come fondamenta­li per determinar­e le performanc­e del settore.

Ma per continuare a crescere, in un contesto altamente incerto, occorre rafforzare le fonti di finanziame­nto. E in quest’ottica il ruolo della Banca diventa fondamenta­le, proprio perché oltre la metà degli intervista­ti dichiara che per il proprio sviluppo occorrono in maniera prioritari­a finanziame­nti a medio lungo termine, con durate e modalità di rimborso adeguate alla propria attività.

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Il patrimonio artistico e culturale conta sempre di più per Intesa Sanpaolo che ha deciso di rivalutare il proprio patrimonio artistico nell’esercizio 2017. Superando un vecchio pregiudizi­o secondo cui le proprietà storiche e artistiche erano considerat­e in posizione subordinat­a, sottovalut­ate, rispetto ad altri beni patrimonia­li, Intesa Sanpaolo ha aggiornato il valore della sua collezione in bilancio allineando­lo alle valutazion­i correnti del mercato dell’arte. Si tratta di una novità di grande impatto economico e culturale perché, al di là della crescita del valore di bilancio del patrimonio della Banca con riflessi positivi per gli azionisti, l’arte viene pienamente legittimat­a dal mondo del credito e della finanza.

Il valore attribuito alle 3.500 opere classifica­te come «di pregio storico-artistico», su un patrimonio totale di 30mila, assomma a oltre 200 milioni di euro, mentre complessiv­amente i beni artistici e storici gestiti dalla banca valgono 850 milioni di euro. L’adeguament­o dei valori delle collezioni di Intesa Sanpaolo è stato realizzato con il criterio del fair value, cioè il valore di mercato corrente. Tale risultato si desume dalle banche dati online con oltre 100 milioni di opere come Artnet e Artprice che monitorano i risultati delle principali case d’aste italiane e internazio­nali come Christie’s, Sotheby’s, Dorotheum, Pandolfini, Wannenes, Il Ponte. Si tratta di parametri oggettivi che vanno confrontat­i con il mercato nel suo complesso, in un’analisi che prevede di controllar­e le dinamiche anche delle gallerie d’arte e d’antiquaria­to, dei dealer privati e delle mostre-mercato.

La scelta di valutare le collezioni di Intesa Sanpaolo con il valore di mercato è motivata dal fatto che questo criterio è considerat­o il più in linea con i principi contabili internazio­nali. Il fair value, infatti, è il prezzo che si percepireb­be per vendere un’attività o che si pagherebbe per il trasferime­nto di una passività in una normale transazion­e tra operatori di mercato. È una scelta di trasparenz­a che offre credibilit­à al sistema della Corporate Art.

Che Intesa Sanpaolo abbia aperto questa strada per dare più valore e anche dignità alle collezioni artistiche non è certamente un caso. Poche banche al mondo, infatti, possono vantare un patrimonio storico e artistico della consistenz­a e della qualità di quello detenuto dal gruppo. Nessun altro gruppo bancario possiede tre musei del prestigio delle Gallerie d’Italia di Milano, Napoli e Vicenza, visitate da mezzo milione di persone nel 2018.

Inoltre la rivalutazi­one dell’arte in bilancio rappresent­a un elemento decisivo del nuovo Piano d’impresa 2018-2021 e delle scelte strategich­e del gruppo, come ha dichiarato l’amministra­tore delegato Carlo Messina: «Il nostro Piano, il legame tra la Banca e gli azionisti, i clienti, i dipendenti, offre evidenza del ruolo primario da noi svolto nella diffusione dell’arte e della cultura in Italia e all’estero. La ridetermin­azione a fair value del valore del patrimonio artistico di Intesa Sanpaolo, uno tra

A Torino, nelle sale monumental­i

di Palazzo Madama fino al 4

maggio, una grande esposizion­e organizzat­a e promossa da Fondazione Torino Musei, Intesa Sanpaolo e Civita Mostre e Musei, vede protagonis­ta Andrea Mantegna

(1431-1506, in foto, Ecce homo). Intorno alle sue opere si articolano le testimonia­nze di una stagione

artistica - il Rinascimen­to

nell’Italia settentrio­nale, prima a Padova e poi a Mantova capace di rivivere l’antico e di costruire il moderno

i più ricchi e vasti nel panorama mondiale, realizzato nel bilancio del 2017, è una tappa fondamenta­le di questo cammino. Abbiamo affrontato questa operazione complessa con decisione, coinvolgen­do molte direzioni della Banca e il Comitato di controllo, con studi di benchmark internazio­nale e consulenze esterne qualificat­e. Un impegno a conferma del ruolo strategico che il nostro patrimonio storico artistico gioca nella crescita economica e culturale di un Paese che ha ricchezze artistiche come nessun altro al mondo, non sempre adeguatame­nte conosciute. Siamo i primi ad aver effettuato questa operazione riguardant­e una collezione che spazia dall’archeologi­a all’arte contempora­nea, frutto dei patrimoni delle oltre 250 banche confluite nel gruppo. È un passo innovativo nel posizionam­ento di Intesa Sanpaolo tra i principali gruppi bancari europei».

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