A Palazzo Madama.
(Aesvi, Agis Lombardia, Aie, Federculture e Federvivo) - ha visto coinvolti 119 soggetti e fatto emergere un quadro ottimista: il rapporto, illustrato da Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, e da Stefano Firpo, direttore generale di Mediocredito Italiano, ha evidenziato la vivacità delle imprese culturali e creative.
Buona è la propensione a investire: l’82,4% degli intervistati ha dichiarato di aver realizzato degli investimenti negli ultimi 3 anni e, di queste aziende, circa un terzo dichiara di averlo fatto in maniera significativa. Se in passato si è privilegiato l’aspetto legato ai processi di digitalizzazione dell’offerta, per il futuro appare centrale l’investimento in marketing e comunicazione.
Dall’indagine risulta centrale il tema delle risorse finanziarie: oltre la metà delle imprese ricorre a finanziamenti bancari, soprattutto credito a medio-lungo termine per lo sviluppo della propria attività. Le imprese “chiedono” strumenti finanziari adeguati e interlocutori qualificati in grado di comprendere le loro specificità.
Le imprese culturali e creative si dimostrano anche molto dinamiche. Basti pensare che oltre la metà si aspetta un aumento delle attività nel biennio 2019-2020 e oltre il 60% dichiara che investirà, in particolare in comunicazione e marketing. Fattori trainanti anche in futuro saranno la presenza di capitale umano qualificato e l’innovazione (sia di prodotto che tecnologica), riconosciuti come fondamentali per determinare le performance del settore.
Ma per continuare a crescere, in un contesto altamente incerto, occorre rafforzare le fonti di finanziamento. E in quest’ottica il ruolo della Banca diventa fondamentale, proprio perché oltre la metà degli intervistati dichiara che per il proprio sviluppo occorrono in maniera prioritaria finanziamenti a medio lungo termine, con durate e modalità di rimborso adeguate alla propria attività.
Pagine a cura di
Il patrimonio artistico e culturale conta sempre di più per Intesa Sanpaolo che ha deciso di rivalutare il proprio patrimonio artistico nell’esercizio 2017. Superando un vecchio pregiudizio secondo cui le proprietà storiche e artistiche erano considerate in posizione subordinata, sottovalutate, rispetto ad altri beni patrimoniali, Intesa Sanpaolo ha aggiornato il valore della sua collezione in bilancio allineandolo alle valutazioni correnti del mercato dell’arte. Si tratta di una novità di grande impatto economico e culturale perché, al di là della crescita del valore di bilancio del patrimonio della Banca con riflessi positivi per gli azionisti, l’arte viene pienamente legittimata dal mondo del credito e della finanza.
Il valore attribuito alle 3.500 opere classificate come «di pregio storico-artistico», su un patrimonio totale di 30mila, assomma a oltre 200 milioni di euro, mentre complessivamente i beni artistici e storici gestiti dalla banca valgono 850 milioni di euro. L’adeguamento dei valori delle collezioni di Intesa Sanpaolo è stato realizzato con il criterio del fair value, cioè il valore di mercato corrente. Tale risultato si desume dalle banche dati online con oltre 100 milioni di opere come Artnet e Artprice che monitorano i risultati delle principali case d’aste italiane e internazionali come Christie’s, Sotheby’s, Dorotheum, Pandolfini, Wannenes, Il Ponte. Si tratta di parametri oggettivi che vanno confrontati con il mercato nel suo complesso, in un’analisi che prevede di controllare le dinamiche anche delle gallerie d’arte e d’antiquariato, dei dealer privati e delle mostre-mercato.
La scelta di valutare le collezioni di Intesa Sanpaolo con il valore di mercato è motivata dal fatto che questo criterio è considerato il più in linea con i principi contabili internazionali. Il fair value, infatti, è il prezzo che si percepirebbe per vendere un’attività o che si pagherebbe per il trasferimento di una passività in una normale transazione tra operatori di mercato. È una scelta di trasparenza che offre credibilità al sistema della Corporate Art.
Che Intesa Sanpaolo abbia aperto questa strada per dare più valore e anche dignità alle collezioni artistiche non è certamente un caso. Poche banche al mondo, infatti, possono vantare un patrimonio storico e artistico della consistenza e della qualità di quello detenuto dal gruppo. Nessun altro gruppo bancario possiede tre musei del prestigio delle Gallerie d’Italia di Milano, Napoli e Vicenza, visitate da mezzo milione di persone nel 2018.
Inoltre la rivalutazione dell’arte in bilancio rappresenta un elemento decisivo del nuovo Piano d’impresa 2018-2021 e delle scelte strategiche del gruppo, come ha dichiarato l’amministratore delegato Carlo Messina: «Il nostro Piano, il legame tra la Banca e gli azionisti, i clienti, i dipendenti, offre evidenza del ruolo primario da noi svolto nella diffusione dell’arte e della cultura in Italia e all’estero. La rideterminazione a fair value del valore del patrimonio artistico di Intesa Sanpaolo, uno tra
A Torino, nelle sale monumentali
di Palazzo Madama fino al 4
maggio, una grande esposizione organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, Intesa Sanpaolo e Civita Mostre e Musei, vede protagonista Andrea Mantegna
(1431-1506, in foto, Ecce homo). Intorno alle sue opere si articolano le testimonianze di una stagione
artistica - il Rinascimento
nell’Italia settentrionale, prima a Padova e poi a Mantova capace di rivivere l’antico e di costruire il moderno
i più ricchi e vasti nel panorama mondiale, realizzato nel bilancio del 2017, è una tappa fondamentale di questo cammino. Abbiamo affrontato questa operazione complessa con decisione, coinvolgendo molte direzioni della Banca e il Comitato di controllo, con studi di benchmark internazionale e consulenze esterne qualificate. Un impegno a conferma del ruolo strategico che il nostro patrimonio storico artistico gioca nella crescita economica e culturale di un Paese che ha ricchezze artistiche come nessun altro al mondo, non sempre adeguatamente conosciute. Siamo i primi ad aver effettuato questa operazione riguardante una collezione che spazia dall’archeologia all’arte contemporanea, frutto dei patrimoni delle oltre 250 banche confluite nel gruppo. È un passo innovativo nel posizionamento di Intesa Sanpaolo tra i principali gruppi bancari europei».