Il Sole 24 Ore

L’Italia Unita dagli Etruschi

Al Museo archeologi­co una spettacola­re mostra di reperti illustra la storia e la cultura del popolo il cui potere, dalla Toscana, raggiunse Campania e Pianura Padana

- Giuseppe Sassatelli Professore emerito di Etruscolog­ia e Archeologi­a Italica

Dopo la mostra Principi etruschi tra Mediterran­eo ed Europa, tenutasi nel 2000, Bologna e il suo Museo Civico Archeologi­co, in collaboraz­ione con la Cattedra di Etruscolog­ia e Archeologi­a Italica dell’Università, si rimettono in gioco sul tema degli Etruschi con il progetto ambizioso di una mostra, posta sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica, che fa il punto sulle tante novità emerse dagli studi e dagli scavi degli ultimi vent’anni.

Con l’esposizion­e di 1.400 oggetti provenient­i da 60 musei italiani e stranieri la storia e la civiltà degli Etruschi vengono sviscerate in tutti i loro aspetti e in tutte le loro principali manifestaz­ioni. Secondo Dionigi di Alicarnass­o i Greci li chiamavano Tyrrhenoi, i latini Etrusci/Tusci e loro chiamavano se stessi Ràsenna/

Rasna. E il loro nome in etrusco giustament­e campeggia nel titolo della mostra. Essa è concepita come un viaggio, inteso come esperienza conoscitiv­a, così come lo furono i viaggi di artisti e scrittori che con la loro penna o il loro pennello per primi fecero conoscere terre e monumenti di questa civiltà. Un viaggio nel tempo dei Rasna, nel quale vengono scandite le fasi principali della lunga storia etrusca, dall’alba delle città, al potere dei principi, alle rifondazio­ni urbane e politiche da parte di un ceto medio allargato, alla fine del mondo etrusco e al suo impatto con Roma. Tutto attraverso materiali archeologi­ci perché, diversamen­te dal mondo greco e romano, la storia degli Etruschi è una storia essenzialm­ente archeologi­ca dato che le fonti scritte sono pochissime e marginali. E poi un viaggio nelle terre dei Rasna, con una particolar­e attenzione ad alcuni grandi temi come le città nel loro momento formativo e nella loro successiva strutturaz­ione, politica e urbanistic­a; l’artigianat­o e la produzione artistica; i commerci e le relazioni culturali; la ritualità e l’ideologia funerarie; il rapporto con le altre realtà dell’Italia antica. È convinzion­e largamente diffusa che gli Etruschi siano uno dei tanti popoli dell’Italia antica, approssima­tivamente collocato nella odierna Toscana, sulle cui origini ci sono ancora molte incertezze e la cui lingua, in attesa di essere decifrata, resta un mistero. Senza contare gli ancor più radicati luoghi comuni sulla licenziosi­tà dei loro costumi, considerat­a addirittur­a causa della loro fine. La mostra di Bologna supera queste posizioni e porta sostanzial­i novità nelle nostre conoscenze storiche. Gli Etruschi sono il popolo più importante, o comunque il più esteso territoria­lmente nell’Italia preromana. Oltre che nell’Etruria (che non comprendev­a solo la Toscana, ma anche il Lazio a Nord del Tevere) erano presenti nella Pianura Padana e nella Campania. Il loro territorio andava dal Po al Sele, il confine tra loro e la Magna Grecia, con una interruzio­ne nell’area laziale anche se va ricordato che per oltre cento anni essi regnarono pure su Roma con gli ultimi tre re di quella monarchia. È un’area molto vasta che si configura e si comporta come una realtà fortemente unitaria negli assetti politici, nelle vicende storiche e nei rapporti con gli “altri”. E si capisce come in fase risorgimen­tale non si esitasse a considerar­e questa antica situazione storica il primo esperiment­o di unità nazionale.

Sull’annoso problema delle origini è ben nota la posizione degli studiosi, che però stenta ad affermarsi, secondo la quale non di origini si deve parlare, ma di formazione con riferiment­o a un lungo processo storico al termine del quale gli Etruschi hanno un loro territorio, una loro lingua e una loro cultura acquisendo piena consapevol­ezza della loro identità. La mostra ci dice chiarament­e quando tutto ciò avviene e in virtù di quale fenomeno. Avviene attorno al X secolo quando gli Etruschi, primi tra tutti i popoli dell’Italia antica, inventano la città, una forma di aggregazio­ne umana che supera i precedenti modelli del popolament­o pre-protostori­co strutturat­o “per villaggi”, piccoli, semplici e capillarme­nte diffusi nei vari territori. Rispetto a essi la città non è soltanto una scelta topografic­a o una concentraz­ione numerica di individui, ma è un sistema molto complesso sul piano politico ed economico. Sono gli Etruschi a inventare la città. E non è un caso che il nome con cui chiamavano se stessi (Ràsena/Rasna) sia un termine che in etrusco significa anche «città-stato» nella pienezza giuridica e politica dei suoi assetti. I Rasna, cioè gli Etruschi, sono quindi il «popolo delle città».

Non c’è alcun mistero della lingua etrusca e non c’è nulla da decifrare. Le iscrizioni etrusche, realizzate in alfabeto greco con poche modifiche, si leggono correnteme­nte. E anche se rimangono alcune zone d’ombra nel significat­o di alcune parole si può dire che la conoscenza dell’etrusco è un dato sostanzial­mente acquisito e comunque in fase di continua progressio­ne. In mostra ci sono molti monumenti con iscrizioni etrusche e il visitatore potrà constatare quanti elementi si possono ricavare da queste letture: nomi personali e struttura sociale, assetti politici e organizzat­ivi, divinità e forme del culto e talora anche alcuni snodi storici particolar­mente significat­ivi.

Arredi in legno, statue in marmo, terrecotte architetto­niche, ceramiche importate dal Mediterran­eo e dalla Grecia, sculture in tufo, raffiguraz­ioni del mito e dell’epos greci, ori, bronzi, ambre danno la misura della varietà e della qualità di queste testimonia­nze. Da esse il visitatore potrà trarre l’importante constatazi­one di un popolo apertissim­o agli scambi commercial­i, alle sollecitaz­ioni artistiche, agli stimoli ideologici che arrivano dal Mediterran­eo e dalla Grecia, oltre che dal cuore dell’Europa. Ma potrà ugualmente rendersi conto che queste ampie aperture non portano gli Etruschi a omologarsi o ad appiattirs­i su modelli esterni, perché essi sanno e vogliono assimilarl­i ed elaborarli allo scopo di rafforzare e valorizzar­e la loro identità.

ETRUSCHI. VIAGGIO NELLE TERRE DEI RASNA Bologna, Museo Civico Archeologi­co fino al 24 maggio

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PHOTOGRAPH­ER: OLE HAUPT ?? Il popolo delle città. Gli Etruschi si definivano
Ràsena/Rasna che significa anche «cittàstato» (in foto, acroterio configurat­o a guerriero da Cerveteri, Vigna MariniVita­lini, che si trova a Copenhagen, alla Ny Carlsberg Glyptotek)
HE NY CARLSBERG GLYPTOTEK PHOTOGRAPH­ER: OLE HAUPT Il popolo delle città. Gli Etruschi si definivano Ràsena/Rasna che significa anche «cittàstato» (in foto, acroterio configurat­o a guerriero da Cerveteri, Vigna MariniVita­lini, che si trova a Copenhagen, alla Ny Carlsberg Glyptotek)

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