L’Italia Unita dagli Etruschi
Al Museo archeologico una spettacolare mostra di reperti illustra la storia e la cultura del popolo il cui potere, dalla Toscana, raggiunse Campania e Pianura Padana
Dopo la mostra Principi etruschi tra Mediterraneo ed Europa, tenutasi nel 2000, Bologna e il suo Museo Civico Archeologico, in collaborazione con la Cattedra di Etruscologia e Archeologia Italica dell’Università, si rimettono in gioco sul tema degli Etruschi con il progetto ambizioso di una mostra, posta sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica, che fa il punto sulle tante novità emerse dagli studi e dagli scavi degli ultimi vent’anni.
Con l’esposizione di 1.400 oggetti provenienti da 60 musei italiani e stranieri la storia e la civiltà degli Etruschi vengono sviscerate in tutti i loro aspetti e in tutte le loro principali manifestazioni. Secondo Dionigi di Alicarnasso i Greci li chiamavano Tyrrhenoi, i latini Etrusci/Tusci e loro chiamavano se stessi Ràsenna/
Rasna. E il loro nome in etrusco giustamente campeggia nel titolo della mostra. Essa è concepita come un viaggio, inteso come esperienza conoscitiva, così come lo furono i viaggi di artisti e scrittori che con la loro penna o il loro pennello per primi fecero conoscere terre e monumenti di questa civiltà. Un viaggio nel tempo dei Rasna, nel quale vengono scandite le fasi principali della lunga storia etrusca, dall’alba delle città, al potere dei principi, alle rifondazioni urbane e politiche da parte di un ceto medio allargato, alla fine del mondo etrusco e al suo impatto con Roma. Tutto attraverso materiali archeologici perché, diversamente dal mondo greco e romano, la storia degli Etruschi è una storia essenzialmente archeologica dato che le fonti scritte sono pochissime e marginali. E poi un viaggio nelle terre dei Rasna, con una particolare attenzione ad alcuni grandi temi come le città nel loro momento formativo e nella loro successiva strutturazione, politica e urbanistica; l’artigianato e la produzione artistica; i commerci e le relazioni culturali; la ritualità e l’ideologia funerarie; il rapporto con le altre realtà dell’Italia antica. È convinzione largamente diffusa che gli Etruschi siano uno dei tanti popoli dell’Italia antica, approssimativamente collocato nella odierna Toscana, sulle cui origini ci sono ancora molte incertezze e la cui lingua, in attesa di essere decifrata, resta un mistero. Senza contare gli ancor più radicati luoghi comuni sulla licenziosità dei loro costumi, considerata addirittura causa della loro fine. La mostra di Bologna supera queste posizioni e porta sostanziali novità nelle nostre conoscenze storiche. Gli Etruschi sono il popolo più importante, o comunque il più esteso territorialmente nell’Italia preromana. Oltre che nell’Etruria (che non comprendeva solo la Toscana, ma anche il Lazio a Nord del Tevere) erano presenti nella Pianura Padana e nella Campania. Il loro territorio andava dal Po al Sele, il confine tra loro e la Magna Grecia, con una interruzione nell’area laziale anche se va ricordato che per oltre cento anni essi regnarono pure su Roma con gli ultimi tre re di quella monarchia. È un’area molto vasta che si configura e si comporta come una realtà fortemente unitaria negli assetti politici, nelle vicende storiche e nei rapporti con gli “altri”. E si capisce come in fase risorgimentale non si esitasse a considerare questa antica situazione storica il primo esperimento di unità nazionale.
Sull’annoso problema delle origini è ben nota la posizione degli studiosi, che però stenta ad affermarsi, secondo la quale non di origini si deve parlare, ma di formazione con riferimento a un lungo processo storico al termine del quale gli Etruschi hanno un loro territorio, una loro lingua e una loro cultura acquisendo piena consapevolezza della loro identità. La mostra ci dice chiaramente quando tutto ciò avviene e in virtù di quale fenomeno. Avviene attorno al X secolo quando gli Etruschi, primi tra tutti i popoli dell’Italia antica, inventano la città, una forma di aggregazione umana che supera i precedenti modelli del popolamento pre-protostorico strutturato “per villaggi”, piccoli, semplici e capillarmente diffusi nei vari territori. Rispetto a essi la città non è soltanto una scelta topografica o una concentrazione numerica di individui, ma è un sistema molto complesso sul piano politico ed economico. Sono gli Etruschi a inventare la città. E non è un caso che il nome con cui chiamavano se stessi (Ràsena/Rasna) sia un termine che in etrusco significa anche «città-stato» nella pienezza giuridica e politica dei suoi assetti. I Rasna, cioè gli Etruschi, sono quindi il «popolo delle città».
Non c’è alcun mistero della lingua etrusca e non c’è nulla da decifrare. Le iscrizioni etrusche, realizzate in alfabeto greco con poche modifiche, si leggono correntemente. E anche se rimangono alcune zone d’ombra nel significato di alcune parole si può dire che la conoscenza dell’etrusco è un dato sostanzialmente acquisito e comunque in fase di continua progressione. In mostra ci sono molti monumenti con iscrizioni etrusche e il visitatore potrà constatare quanti elementi si possono ricavare da queste letture: nomi personali e struttura sociale, assetti politici e organizzativi, divinità e forme del culto e talora anche alcuni snodi storici particolarmente significativi.
Arredi in legno, statue in marmo, terrecotte architettoniche, ceramiche importate dal Mediterraneo e dalla Grecia, sculture in tufo, raffigurazioni del mito e dell’epos greci, ori, bronzi, ambre danno la misura della varietà e della qualità di queste testimonianze. Da esse il visitatore potrà trarre l’importante constatazione di un popolo apertissimo agli scambi commerciali, alle sollecitazioni artistiche, agli stimoli ideologici che arrivano dal Mediterraneo e dalla Grecia, oltre che dal cuore dell’Europa. Ma potrà ugualmente rendersi conto che queste ampie aperture non portano gli Etruschi a omologarsi o ad appiattirsi su modelli esterni, perché essi sanno e vogliono assimilarli ed elaborarli allo scopo di rafforzare e valorizzare la loro identità.
ETRUSCHI. VIAGGIO NELLE TERRE DEI RASNA Bologna, Museo Civico Archeologico fino al 24 maggio