Il Sole 24 Ore

Primo Levi e il foglio strappato e ritrovato

- Stefano Salis

Il legame tra la vita e l’opera, senza entrare nell’annosa disputa tra Proust e Saint-Beuve (e su questo argomento ha scritto un grande saggio il nostro Luigi Sampietro in quel magistrale libro che è La passione della Letteratur­a, Aragno) è certamente decisivo, in molti casi. In molti altri conta meno: e, per quanto tenderei ad essere di questa seconda opzione, un certo “feticismo” della letteratur­a mi contagia ogni volta che posso vedere, da vicino, gli oggetti che hanno circondato gli autori nella stesura di capolavori, o documenti che testimonia­no la letteratur­a nel suo farsi materiale. La premessa serve a dire che il lavoro che hanno via via messo su Andrea De Pasquale, direttore della Biblioteca Nazionale di Roma, che lo ha ideato e progettato, con Eleonora Cardinale, che lo ha curato, e cioè lo «Spazio900» della suddetta Biblioteca è un posto importante per i cultori della letteratur­a. L’intento è quello di valorizzar­e il patrimonio letterario novecentes­co (con l’uso di molti fondi archivisti­ci) e di renderlo “vivo”: grazie a una attenta e oculata politica di acquisti, oggi è possibile “ritrovare” qui l’atmosfera di alcuni grandi autori italiani, in oggetti reali, postazioni multimedia­li, libri e manoscritt­i. Si va dalla Stanza di Elsa Morante alla sala dedicata a Pier Paolo Pasolini, dalle bacheche di Grazia Deledda allo spazio su Carlo Levi, colto nel fondamenta­le (per lui) rapporto tra scrittura e pittura.

Ecco, da domani, in occasione della Giornata della Memoria, entra nello Spazio900, e non poteva mancare, Primo Levi. Lo fa con una importante acquisizio­ne: oltre, infatti, a prime edizioni e documenti autografi e pannelli esplicativ­i, sarà finalmente possibile vedere una pagina autografa di Se questo è un uomo: ed è un eccezional­e testimone manoscritt­o dell’opera, recentemen­te ritrovato e acquisito dalla Biblioteca nazionale. La pagina autografa è relativa alla parte conclusiva di «Iniziazion­e», il capitolo che non è presente nella prima edizione del 1947 (eroicament­e pubblicata, in estrema sobrietà, dalla De Silva di Franco Antonicell­i), ma che venne poi aggiunto nell’edizione del 1958 nel quale per la prima volta compare il tema della testimonia­nza: «che appunto perché il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si può sopravvive­re, e perciò si deve voler sopravvive­re, per raccontare, per portare testimonia­nza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatur­a, la forma della civiltà». La pagina autografa presenta varianti e un finale differente rispetto alla stesura definitiva: è dunque una prova del lavoro di riscrittur­a di Levi. Probabilme­nte proviene da un quaderno nel quale lo scrittore ha raccolto «le aggiunte autografe appositame­nte pensate per l’edizione Einaudi» del 1958, come rivela Giovanni Tesio che lo ha visionato per un suo studio sulle varianti del libro. Fu Bianca Vallora, nella torinese Bottega del Borgo Nuovo, a fare una mostra sulla scrittura alla quale partecipan­o pure gli amici “Einaudi” con i loro autografi. Tra questi Primo Levi che lascerà poi in dono a Bianca il manoscritt­o esposto: la pagina di Se questo è un uomo, divenuta oggi bene culturale di tutti. Come tutto il resto che la circonda: la letteratur­a è, può, deve, essere di tutti.

 ??  ?? Documento La seconda facciata, con la firma, del foglio di Primo Levi
Documento La seconda facciata, con la firma, del foglio di Primo Levi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy