Primo Levi e il foglio strappato e ritrovato
Il legame tra la vita e l’opera, senza entrare nell’annosa disputa tra Proust e Saint-Beuve (e su questo argomento ha scritto un grande saggio il nostro Luigi Sampietro in quel magistrale libro che è La passione della Letteratura, Aragno) è certamente decisivo, in molti casi. In molti altri conta meno: e, per quanto tenderei ad essere di questa seconda opzione, un certo “feticismo” della letteratura mi contagia ogni volta che posso vedere, da vicino, gli oggetti che hanno circondato gli autori nella stesura di capolavori, o documenti che testimoniano la letteratura nel suo farsi materiale. La premessa serve a dire che il lavoro che hanno via via messo su Andrea De Pasquale, direttore della Biblioteca Nazionale di Roma, che lo ha ideato e progettato, con Eleonora Cardinale, che lo ha curato, e cioè lo «Spazio900» della suddetta Biblioteca è un posto importante per i cultori della letteratura. L’intento è quello di valorizzare il patrimonio letterario novecentesco (con l’uso di molti fondi archivistici) e di renderlo “vivo”: grazie a una attenta e oculata politica di acquisti, oggi è possibile “ritrovare” qui l’atmosfera di alcuni grandi autori italiani, in oggetti reali, postazioni multimediali, libri e manoscritti. Si va dalla Stanza di Elsa Morante alla sala dedicata a Pier Paolo Pasolini, dalle bacheche di Grazia Deledda allo spazio su Carlo Levi, colto nel fondamentale (per lui) rapporto tra scrittura e pittura.
Ecco, da domani, in occasione della Giornata della Memoria, entra nello Spazio900, e non poteva mancare, Primo Levi. Lo fa con una importante acquisizione: oltre, infatti, a prime edizioni e documenti autografi e pannelli esplicativi, sarà finalmente possibile vedere una pagina autografa di Se questo è un uomo: ed è un eccezionale testimone manoscritto dell’opera, recentemente ritrovato e acquisito dalla Biblioteca nazionale. La pagina autografa è relativa alla parte conclusiva di «Iniziazione», il capitolo che non è presente nella prima edizione del 1947 (eroicamente pubblicata, in estrema sobrietà, dalla De Silva di Franco Antonicelli), ma che venne poi aggiunto nell’edizione del 1958 nel quale per la prima volta compare il tema della testimonianza: «che appunto perché il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si può sopravvivere, e perciò si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatura, la forma della civiltà». La pagina autografa presenta varianti e un finale differente rispetto alla stesura definitiva: è dunque una prova del lavoro di riscrittura di Levi. Probabilmente proviene da un quaderno nel quale lo scrittore ha raccolto «le aggiunte autografe appositamente pensate per l’edizione Einaudi» del 1958, come rivela Giovanni Tesio che lo ha visionato per un suo studio sulle varianti del libro. Fu Bianca Vallora, nella torinese Bottega del Borgo Nuovo, a fare una mostra sulla scrittura alla quale partecipano pure gli amici “Einaudi” con i loro autografi. Tra questi Primo Levi che lascerà poi in dono a Bianca il manoscritto esposto: la pagina di Se questo è un uomo, divenuta oggi bene culturale di tutti. Come tutto il resto che la circonda: la letteratura è, può, deve, essere di tutti.