Mattarella: basta colpi di spugna sul fascismo, l’odio va debellato
«In Italia, sotto il fascismo, la persecuzione di cittadini italiani ebrei non fu, come a qualcuno ancora piace pensare, all’acqua di rose. Fu feroce e spietata». Lo ha detto il presidente Mattarella nel “Giorno della memoria”, aggiungendo: «Se il perdono esiste e concerne la singola persona offesa, non può essere intesocome colpo di spugna sul passato ».
Ha voluto dare una sua lettura, il suo punto di vista di quelli che furono gli anni del fascismo e dell’odio razziale. Una lettura piuttosto diversa da quella che capita di ascoltare o leggere anche ultimamente e che pretende di ritoccare la realtà dei fatti di quel periodo. «In Italia, sotto il regime fascista, la persecuzione di cittadini italiani ebrei non fu, come a qualcuno ancora piace pensare, all’acqua di rose. Fu feroce e spietata». Non ci è andato piano Sergio Mattarella in questo che è uno dei passaggi più significativi del suo discorso di ieri alle celebrazioni del Giorno della Memoria. Se insomma perfino oggi c’è chi pretende di correggere ed edulcorare il Ventennio facendo indebiti sconti alle persecuzioni razziali in una revisione storica che nulla ha a che fare con ciò che realmente accadde, il capo dello Stato non ci sta.
Del resto è stato lui a nominare Liliana Segre senatrice a vita ed è con le sue parole “contro l’indifferenza” che richiama e riconnette il passato con l’oggi. I rastrellamenti in case di ebrei italiani di quegli anni con la scritta a Mondovì di qualche giorno fa. «Juden hier» («Ebrei qui») era sulla porta dell’abitazione di Aldo Rolfi, figlio di una donna sopravvissuta ai campi di sterminio, Lidia Beccaria Rolfi. «È un gesto ignobile e dimostra come purtroppo l’antisemitismo non sia scomparso», sono le parole indignate di Mattarella. Le celebrazioni di ieri al Quirinale, alla presenza del premier, della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni e della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, hanno avuto come tema di fondo quello della riconciliazione che innanzitutto deve passare per il riconoscimento di quello che l’Italia fascista fece con le leggi razziali. «Tra il carnefice e la vittima non può esserci mai una memoria condivisa e se il perdono esiste e concerne la singola persona offesa, non può essere inteso come un colpo di spugna sul passato».
«Indifferenza», «colpo di spugna», sono i concetti su cui il capo dello Stato insiste come a sottolineare quanto invece resista la tentazione di non fare i conti con quel nostro passato. E «indifferenza» è l’espressione che più ripete la senatrice Segre perché l’ha vissuta sulla sua pelle e oggi la racconta come più pericolosa della violenza perché consentì il genocidio nazista. «L’indifferenza è l’anticamera della barbarie. Diffusa anche in Italia», dice Mattarella che però vuole ricordare come tra tanto orrore, tra tante teste che si voltarono per non vedere, ce ne furono altri che invece si esposero con la propria vita. «Sono riconoscente alla memoria di tutti i militari italiani deportati nei
lager nazisti, per il loro netto e coraggioso rifiuto di servire, dopo l’8 settembre, gli aguzzini di Hitler». Così come celebra «i tanti eroi, i “giusti” delle Nazioni, che, a rischio della vita, hanno salvato ebrei in pericolo. I loro gesti, coraggiosi e temerari, sono come piccole fiaccole di luce che hanno rischiarato una notte di tenebre».
Una notte che rischia di tornare se si allenta la presa sulla memora. «Il virus della discriminazione, dell’odio, della sopraffazione, del razzismo non è confinato in una isolata dimensione storica, ma attiene strettamente ai comportamenti dell’uomo. E debellarlo riguarda il destino stesso del genere umano». È come se Mattarella vedesse ancora possibile il rischio di un contagio e dunque ripete: «Bisogna ribadire una volta per tutte l’impegno contro il razzismo, l’odio, la guerra e la sopraffazione. Contro l’antisemitismo, di vecchio e nuovo conio, che talvolta si traveste da antisionismo, negando il diritto all’esistenza dello stato di Israele».
E di indifferenza parla Papa Francesco dal suo account Twitter richiamando tutti al ricordo «dell’Olocausto, l’indicibile crudeltà che l’umanità scoprì 75 anni fa, che sia un monito a fermarci, a stare in silenzio e fare memoria. Ci serve, per non diventare indifferenti».