Scatta l’Inail per i rider Un rebus l’assicurazione
Entro il primo febbraio per i fattorini copertura per infortuni e malattia Imprese del food delivery costrette a stipulare due contratti autonomi
Dal prossimo primo febbraio scatta l’obbligo di iscrizione dei rider all’Inail per la copertura di infortuni e malattia. Tuttavia per le imprese del food delivery è ancora un rebus il meccanismo di applicazione delle norme assicurative: le polizze dovrebbero essere due.
L’economia dei “lavoretti” fa un altro passo avanti nel riconoscimento delle tutele dei lavoratori. Entro tre giorni i rider, i ciclofattorini che fanno consegne a domicilio e che prendono ordini dalle piattaforme o app, dovranno essere iscritti all’Inail contro gli infortuni e le malattie. Il primo febbraio scatta infatti l’obbligo per le imprese di delivery di mettersi in regola con le nuove norme assicurative: giungono a scadenza i 60 giorni previsti dalla legge 128 dello scorso anno. Un passo avanti che va ad aggiungersi a quello di venerdì scorso quando la Cassazione ha riconosciuto a cinque rider di Foodora le tutele previste dal contratto subordinato.
Un allargamento dei diritti per una platea ancora poco codificata, che - secondo l’associazione di categoria Assodelivery - ammonta a oltre 20mila lavoratori e appartiene al gruppo più ampio dei gig worker, stimati dall’Inps circa l’1,6% della popolazione in età lavorativa, pari a circa 590mila unità; lavoratori che per la Fondazione De Benedetti salirebbe addirittura a 700mila unità. Numero quest’ultimo che si avvicina ai 210mila lavoratori Italiani stimati dall’Inapp nel suo ultimo censimento.
Per i rider il conteggio rimane ancora spannometrico, afferma Danilo Morini della Filt Cisl, ma è in continua crescita. «E non limitiamoci a pensare solo ai lavoratori delle piattaforme o della logistica – dice -, le nuove regole coinvolgono anche i consegnatari delle singole pizzerie che non sono ascrivibili alle grandi realtà, ma anche chi consegna prodotti non alimentari con trasporto a due o tre ruote. Tutte attività che non hanno nulla di autonomo e che possono tranquillamente rientrare nella cornice di un contratto».
La corsa all’iscrizione Inail coinvolge in prima persona le imprese del food delivery per cui l’Istituto ha diramato una circolare applicativa la scorsa settimana. «Ci stiamo tutti attrezzando per adempiere l’obbligo di legge e iscrivere i rider – afferma Elisa Pagliarani, general manager di Glovo –. Dal primo febbraio abbiamo 30 giorni per comunicare le analisi di dettaglio sulla base delle quali l’Inail stabilirà il premio. Apprezziamo lo sforzo per rendere agevole questo passaggio ma la nostra assicurazione privata copre anche i danni contro terzi e cose: questo significa un raddoppio dei costi».
Anche Deliveroo ha fatto finora affidamento a un’assicurazione privata. «Siamo stati i primi in Italia a stipularla – spiega il general manager Matteo Sarzana, che è anche presidente dell’associazione di categoria Assodelivery - con la triplice funzione di coprire gli infortuni sul lavoro, la salute e i danni contro terzi. È nostra intenzione mantenere, a nostre spese, la parte che riguarda il danno contro terzi o cose, mentre passeremo all’Inail per gli infortuni e la malattia».
Accanto al rebus della doppia assicurazione, le imprese del settore si troveranno a fare i conti con un premio che si basa sulla giornata lavorata e non sul calcolo forfettario, come richiesto dalle imprese del settore .
«La legge per i rider è chiara afferma Livia Ricciardi del Dipartimento del lavoro Cisl -: il presupposto è sempre lo stesso e cioè che tutti i lavoratori etero organizzati va applicata la disciplina del lavoro subordinato». E in questa direzione sembrerebbe essere andata anche la sentenza della Cassazione di venerdì scorso. E conclude: «La tecnologia ha cancellato ogni riferimento al tempo e al luogo di lavoro, che erano lo spartiacque per la definizione di lavoro subordinato oppure autonomo».