Bill Gates: «Prepariamoci alle pandemie»
Dalla fondazione dell’ex ceo di Microsoft 9 milioni per la ricerca sul virus
Bill Gates lo aveva previsto: «Il mondo deve prepararsi alle pandemie seriamente come quando ci si prepara a una guerra».
In una lecture tenuta il 27 aprile del 2018 durante la conferenza annuale sui programmi educativi della Massachusetts Medical Society a Boston, il miliardario filantropo aveva predetto che la diffusione di un nuovo virus pandemico nel Sud dell’Asia avrebbe potuto uccidere 30 milioni di persone in sei mesi. Il mondo non è preparato alle nuove pandemie, con l’aumento della popolazione mondiale e il degrado ambientale. Questa la tesi di Gates che torna alla mente in queste ore con la diffusione del coronavirus cinese: 81 morti e 2.835 persone infettate secondo gli ultimi dati ufficiali della Cina. Quattro metropoli cinesi e 20 milioni di persone in quarantena, dopo le prove di trasmissione del virus da uomo a uomo.
La lecture di Gates, intitolata “Epidemics Going Viral: Innovation vs Virus” è stata pubblicata sul New England Journal of Medecine. Per spiegare la sua tesi, il fondatore di Microsoft si è fatto aiutare dai ricercatori dell’Institute for Disease Modelling che hanno realizzato un Modello software di diffusione delle pandemie che simula la velocità con cui i nuovi virus come il coronavirus possono espandersi.
Il lavoro di ricerca è spiegato in un video di pochi secondi nel quale viene mostrato un globo, con un time lapse che segna il passare dei giorni e la cartina dei cinque continenti che si colora di puntini rossi, sempre più numerosi e fitti. Il software Emod (Epidemiological Modeling Software) open source realizzato dai ricercatori dell’Idm ha utilizzato modelli matematici e le conoscenze scientifiche sulla diffusione delle pandemie nella popolazione adulta. Nel video si passa dal numero zero, il giorno della scoperta del primo caso del virus, a 32.918.534 morti in sei mesi: quasi trentatré milioni di persone.
Le uniche aree del mondo che restano bianche, cioè senza casi di virus conclamati, sono l’interno dell’Australia, l’Africa Subsahariana e la fascia delle terre glaciali sopra il Circolo Polare Artico.
Le conclusioni dello studio sono che i sistemi sanitari e le infrastrutture sanitarie sono travolte dalle epidemie e possono - come spesso succede, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo - non riuscire a governare le emergenze, «rendendo la potenziale distruzione del virus drammatica e di una spaventosa plausibilità». I rischi presentati dagli agenti patogeni emergenti, o persino dal bioterrorismo, sono grandi e in aumento. Quindi la probabilità che si verifichi una pandemia letale e su larga scala nei prossimi 50 anni è significativa, secondo Gates.
«Le crisi recenti e le epidemie hanno dimostrato sia la mancanza di preparazione nei sistemi sanitari sia la potenziale letalità dei problemi. La febbre suina nel 2009 e l’Ebola nel 2014 hanno rivelato la nostra incapacità di controllare la diffusione delle malattie e la mancata istituzione di adeguate misure di sanità pubblica a livello locale e globale. Non c’è dubbio che ci sia la necessità di avere sistemi di rilevamento precoce e di mettere in campo una risposta globale».
Dopo l’uscita da Microsoft, Bill Gates con la moglie Melinda ha creato l’omonima fondazione che è quella che dona più fondi nel mondo per il sottosviluppo e il miglioramento delle condizioni sanitarie. Nel 2011 la Fondazione Gates ha lanciato la campagna di ricerca “Reinvent the Toilet Challenge” per progettare dei bagni tech low cost destinati ai Paesi più poveri capaci di funzionare senza l’uso di acqua, fognature e linee elettriche.
La Fondazione Gates si è già mossa per l’emergenza cinese e ha deciso di contribuire alla ricerca per tentare di trovare un vaccino al coronavirus avviata dalla Inovio Pharmaceuticals di Philadelphia, per la quale sono stati stanziati 9 milioni di dollari.