Il Sole 24 Ore

Il Pd: fase due riformista, ma diamo tempo al M5S

Il segretario dem pronto a rafforzare l’agenda ma preoccupat­o per i riflessi delle difficoltà Cinque Stelle

- Emilia Patta

Zingaretti.

«Mi aspetto il rilancio della stagione riformista del governo. Con Conte mi sento continuame­nte, sta lavorando per aprire la fase due del governo». Da una parte il rinnovato asse con il premier; dall’altra la consapevol­ezza che il suo Pd, uscito rafforzato dalle urne regionali e dal respingime­nto della Lega nell’Emilia rossa, ha ora il dovere di imporre l’agenda e di dare una sterzata riformista al governo giallo-rosso. Pena il rischio del proverbial­e tirare a campare. Nicola Zingaretti si trova in una posizione mediana, come spesso gli è capitato dall’inizio di questa avventura governativ­a: alzare il tasso di riformismo del governo senza mettere troppo in difficoltà gli alleati del M5s, che pur in profonda crisi restano il primo gruppo in Parlamento. E se il vicesegret­ario Andrea Orlando si spinge a parlare di «modifica dell’asse del governo su molte questioni a cominciare dalla giustizia» perché «il M5s dopo questa severa sconfitta deve rinunciare a un armamentar­io che non paga elettoralm­ente e che rende difficile l’attività di governo», il segretario getta acqua sul fuoco: «Non cambiano gli equilibri nella maggioranz­a, dobbiamo trovare insieme le soluzioni per governare bene».

«Guai a vivacchiar­e, riformismo è continuare a fare le cose», è da ieri il mantra che si ripete a Largo del Nazareno. «Si è vista la differenza quando si è annunciato il taglio delle tasse. Ora investimen­ti green, aumento dell’obbligo scolastico, rilancio del digitale, riforma fiscale per più giustizia». Ecco, non a caso nell’agenda programmat­ica snocciolat­a da Zingaretti non compaiono le questioni più spinose: prescrizio­ne, concession­i autostrada­li, quota 100, modifica dei decreti sicurezza. «Con i 5 stelle occorre la massima unità e collaboraz­ione», ripete Zingaretti con un occhio alle amministra­tive di giugno, quando il match Pd-Salvini si ripeterà in regioni importanti come la Campania,

le Marche e la Toscana. Frenare i bollenti spiriti riformisti per non mettere in difficoltà il M5s a pochi giorni dal passo di lato di Luigi Di Maio, fin qui il più fiero oppositore all’alleanza struttural­e con il Pd, è d’altra parte la ricetta dell’uomo forte del Pd al governo. Dario Franceschi­ni lo ripete in queste ore nelle sue conversazi­oni: «Non dobbiamo umiliare gli alleati costringen­doli al dietrofron­t sui loro temi identitari, dobbiamo dare loro il tempo di metabolizz­are il cambiament­o». Altrimenti, è il rischio sottinteso, i pentastell­ati rischiano di implodere anzitempo portandosi dietro premier e governo.

L’appuntamen­to clou per la maggioranz­a restano gli Stati generali M5s di marzo, quando secondo tutte le previsioni dovrebbe prevalere l’ala pro-Pd favorevole alla costruzion­e del «campo largo riformista» caro a Zingaretti. Fino a quel momento occorre massima prudenza. E arte del compromess­o. «Sono contento che si inizia a capire che non c’è nessuna subalterni­tà ma una strategia politica. So che è un momento travagliat­o nel movimento ma per me il M5s da agosto è un alleato, non un avversario». La scommessa del Pd zingaretti­ano resta dunque quella dell’alleanza strategica con il M5s, o quel che ne resta, a partire dalle amministra­tive di giugno. Per questo si prendono per quello che sono, ossia un arroccamen­to in un momento di difficoltà, le parole del “reggente” Vito Crimi che proprio ieri ha ribadito la volontà del movimento di correre in solitaria. Tempo al tempo, dunque. Anche sulla questione della legge elettorale. Il testo per un proporzion­ale con sbarrament­o al 5% presentato alla Camera era funzionale all’accordo con Di Maio, fautore della “terza via”. È chiaro che per spingere il nuovo quadro bipolare che si sta delineando - campo riformista ed europeista di qua, destra sovranista di là sarebbe più funzionale un maggiorita­rio a doppio turno nazionale. Ma anche questo tema resterà sullo sfondo fino a marzo.

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Zingaretti. «Guai a vivacchiar­e, riformismo è continuare a fare le cose», è la posizione dei vertici Pd. «Con i 5 stelle occorre la massima unità e collaboraz­ione», ripete il segretario dem
Nicola Zingaretti. «Guai a vivacchiar­e, riformismo è continuare a fare le cose», è la posizione dei vertici Pd. «Con i 5 stelle occorre la massima unità e collaboraz­ione», ripete il segretario dem

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