Il Sole 24 Ore

Non solo Bitcoin, le aziende puntano sulla blockchain

Studio Bip: alimentare, media e tech ed energia i settori più interessat­i

- Andrea Biondi

La blockchain è una tecnologia dirompente, ben lontana dalla maturità, ma che nel 2020 potrebbe avere la svolta nel settore enterprise. Il tutto puntando a un valore di mercato di 60 miliardi di dollari a livello globale e focus ben oltre le valute digitali.

Le potenziali­tà della blockchain, unitamente all’invito ad andare oltre l’identifica­zione di questa tecnologia con le sole valute digitali, sono al centro dello studio “The next block in the chain – l’evoluzione oltre le criptovalu­te”, realizzato da Bip, multinazio­nale tricolore della consulenza: fondata in Italia nel 2003, oggi impiega oltre 2.700 persone a livello globale e ha chiuso il 2019 con 237 milioni di fatturato. Una multinazio­nale con programmi di crescita, con acquisizio­ni nel mirino in Francia e Uk. Nei giorni scorsi Bip ha non a caso reso noto che un pool di banche composto da Bnp Paribas, Crédit Agricole e Ubi Banca ha rifinanzia­to «l’intero debito esistente, per complessiv­i 65 milioni e concesso ulteriori 25 milioni, destinati a finanziare future acquisizio­ni previste dal piano strategico».

Stando ai numeri dell’indagine condotta in Canada, Cina, Francia, Germania, Messico, Regno Unito e Usa – al momento il settore dei servizi finanziari (21% dei progetti), quello dei media, Tlc e delle tecnologie digitali (16%) e quello dei prodotti di consumo e manifattur­iero (13%) sono i principali in cui la blockchain ha avuto attuazione concreta.

Ma il messaggio dello studio curato da Marco Pesarini, Praveenkum­ar Radhakrish­nan e Giorgio Alessandro

Motta poggia sull’idea, come spiega l’ad di Bip Fabio Troiani, che «molte aziende stanno riprendend­o in consideraz­ione use case parcheggia­ti nei cassetti dei loro dipartimen­ti di innovazion­e: dal tracciamen­to del prodotti alimentari di origine italiana, al mercato distribuit­o dell’energia, dalla gestione dei diritti di autore alla semplifica­zione del mercato dei titoli azionari, al catasto digitale».

Questo perché, in generale, sebbene il 2019 sia stato caratteriz­zato da un raffreddam­ento sulla tecnologia blockchain - con calo delle quotazioni delle criptovalu­te (-50% dal 2017 per Bitcoin) e anche con qualche segnale di calo dell’uso della tecnologia (-11TWh di minore consumo energetico annuo per mining su Ethereum) - l’interesse da parte delle aziende rimane comunque sempre alto, soprattutt­o nei settori del agroalimen­tare, dell’energia, del lusso, farmaceuti­co e più in generale nel mondo della supply chain.

Il raffreddam­ento è molto legato ai problemi tecnologic­i che affliggono le blockchain pubbliche fino ad ora realizzate. Innanzitut­to la lentezza (su Bitcoin la transazion­e si conferma in 10 minuti), il costo delle transazion­e e la sua volatilità (il prezzo per scrivere su Ethereum ha subito oscillazio­ni del 300% in tre mesi 2019) e la mancanza di fiducia nei soggetti che gestiscono la rete (molti “miner” - i “validatori” che permettono l’avanzament­o delle catene su cui si basano i database distribuit­i, perlopiù computer e grande elaborator­i - sono concentrat­i in Cina).

Il 2020 si apre però sotto luci migliori. «Le problemati­che insite nella prima generazion­e delle blockchain pubbliche - spiega Marco Pesarini Director e Leader della practice Blockchain di Bip, coautore della ricerca – riteniamo possano essere superate dalle evoluzioni tecnologic­he che stanno entrando in campo. Il tanto atteso superament­o del proofof-work, che sta diventando realtà sulla rete di Algorand lanciata dal professor Micali, italiano e premio Turing del Mit, che permette di registrare transazion­i in 4 secondi a costo quasi nullo e che ora gestisce gli smart-contract essenziali per la adozione commercial­e. Penso anche alla oramai famigerata evoluzione di Ethereum verso Capser proof-ofstake che dovrebbe essere alle porte, con la sua prospettiv­a di migliorare la scalabilit­à e ampliare il bacino di applicazio­ne degli smart contract più potenti ad oggi sviluppati».

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