«Värde punta sull’Italia. Mps? Da tempo siamo investitori»
Il co-ceo Hicks: «Guardiamo in particolare a banche, Npl e mercato immobiliare» «Il progetto Carige c’era, ma il ritorno sul rischio non era adeguato»
«L’Italia è uno dei principali mercati per la nostra società: fino ad oggi abbiamo investito 1,5 miliardi di dollari». Parla George Hicks, co-ceo di Värde
«L’Italia è uno dei principali mercati per la nostra società: fino ad oggi abbiamo investito 1 miliardo e mezzo di dollari su asset italiani e vogliamo continuare in questa direzione, guardando in particolare al mondo delle banche, agli npl e al mercato immobiliare». George Hicks è cofondatore e co-Ceo di Värde Partners, una delle principali società di investimenti alternativi globali, attiva quindi su asset liquidi e illiquidi.
Nata nel 1993 a Minneapolis, Värde è finita alla ribalta delle cronache negli ultimi tempi per il suo attivismo su alcuni dei principali dossier finanziari, dal fronte bancario (con il potenziale salvataggio di Carige, poi sfumato) a quello di Mps, su cui il radar è acceso oggi, a quello del real estate (ad esempio con l'acquisto e rilancio dell'ex gruppo Boscolo Hotels, ora Dedica Anthology, catena appena venduta a Covivio per 600 milioni). Il nostro paese rappresenta oggi per Värde il quinto mercato per importanza, valendo circa il 10% del portafoglio totale. «Oggi gestiamo oltre 14 miliardi di dollari per conto di investitori di varie parti del mondo, operiamo in oltre 70 paesi e ci muoviamo in totale flessibilità», spiega al Sole 24Ore Hicks assieme a Francisco Milone, partner e capo del real estate per l'Europa. In sostanza, «guardiamo ai mercati dove c'è una prospettiva: o perché c’è bisogno di capitale, o perché ci sono asset in vendita o perché ci sono opportunità dopo una fase di disruption», aggiunge Hicks.
In questo quadro, l’Italia è un mercato che ben racchiude queste tre urgenze. L’onda lunga della crisi economica e del debito sovrano ha lasciato pesanti eredità nei bilanci delle banche, come dimostrano gli oltre 200 miliardi di non performing ceduti dagli istituti dal 2015. Il rischio connesso alla (costante) instabilità politica del nostro paese, di per sé, non è un problema per il gruppo statunitense. I venti sovranisti che soffiano in molti Stati o la Brexit, confermano che del resto nessun paese è al riparo dall'incertezza. E in questo senso l'Italia non fa eccezione ma, paradossalmente, appare un paese dove poter investire una volta in più. «Gran parte degli strumenti finanziari quotati delle banche italiane trattano a sconto rispetto al comparto europeo, e questo può rappresentare in alcune circostanze un’opportunità di investimento», spiega Milone.
Il focus oggi è rivolto in particolare ai bond subordinati, come gli Additional tier 1, che le banche italiane stanno emettendo con maggiore frequenza, visti gli obblighi imposti dai requisiti Mrel/Tlac. Värde però esamina «ogni progetto – dice Milone -: Sia che Unicredit che emetta un At1, sia Carige». E a proposito del caso della banca ligure, Milone conferma che Värde avrebbe potuto rivestire il ruolo di potenziale cavaliere bianco, poi caduto sul Fitd. «Il progetto c'era, e prevedeva la separazione tra una bad bank, i cui non performing sarebbero stati gestiti dalla nostra partecipata Guber Banca, e una good bank da finanziare e rilanciare». Tuttavia «dopo diversi mesi di studio, in un clima di piena collaborazione con i regulator come Bankitalia e Bce, ci siamo dovuti fermare quando abbiamo capito che il ritorno sul rischio non era adeguato ai nostri obiettivi».
Il radar oggi è acceso a 360 gradi sul settore. Da tempo si parla di un possibile interessamento del fondo Usa anche per i crediti non performing di Montepaschi, banca che è al lavoro sullo smaltimento di 10-12 miliardi di Npl. Il maxi-pacchetto è destinato a finire in verità nelle mani di Amco, l'ex Sga controllata dal Mef, una volta che Bruxelles avrà dato disco verde all'operazione di scorporo. Ma dal fondo emerge comunque l'interesse anche per questo dossier. «Mps è una delle principali banche italiane, e fa parte di un universo bancario che conosciamo molto bene – aggiunge Milone Non commentiamo su dossier specifici ma possiamo dire che da tempo siamo investitori sui bond junior della banca».
L'altro fronte, come detto, è quello immobiliare. E su questo versante le idee sono chiare. «Guardiamo a Milano e al mondo residenziale, dove abbiamo già investito molto e siamo pronti a investire di più», sottolinea Milone. Dopo aver rilevato nel maggio del 2019 una quota del 20% di Borio Mangiarotti, Värde è impegnata nel progetto Seimilano, uno dei più importanti sviluppi immobiliari nella zona ovest della città di Milano che prevede la riqualificazione di un'area di oltre 30 ettari per un investimento di oltre 250 milioni di euro. Entro il primo semestre è previsto il perfezionamento della cessione degli otto hotel ex Boscolo al gruppo Covivio, per circa 600 milioni di euro.
REAL ESTATE
Il deal Boscolo Hotels
SVILUPPO IMMOBILIARE La JV a MIlano