Eni, nuova scoperta di gas nell’Emirato di Sharjah
Primo successo esplorativo conseguito nel Paese Accordo con Nigeria Lng
Eni avanza ancora negli Emirati Arabi Uniti divenuti in poco tempo una delle frontiere strategiche, come l’intero Medioriente, del gruppo guidato da Claudio Descalzi. Il nuovo traguardo è rappresentato da una scoperta a gas e condensati nel prospetto esplorativo Mahani, nell’onshore dell’emirato di Sharjah, resa nota ieri dall’azienda e relativa alla concessione denominata Area B. Dove, come si ricorderà, a gennaio dello scorso anno, Eni si era assicurata una quota del 50% al fianco di Snoc, la società petrolifera di Stato di Sharjah, titolare del restante 50% e operatore del campo.
Il pozzo esplorativo Mahani-1, perforato a quasi 4500 metri di profondità, ha rivelato la presenza di una spessa colonna mineralizzata a gas e condensati ed è stato testato per la produzione con l’erogazione di 1,4 milioni di metri cubi di gas al giorno con condensati associati. Ora, per valutare il potenziale effettivo della scoperta, occorreranno altri pozzi di delineazione e la particolare configurazione dell’area richiederà elaborazioni geofisiche molto accurate e sofisticate su cui l’Eni può spendere la solida expertise costruita nel corso degli anni e che le ha consentito di conseguire dei significativi traguardi anche in aree in cui i competitor avevano invece fallito. E quello di ieri è il primo successo esplorativo negli Emirati a solo un anno dalla firma degli accordi di concessione con il governo locale.
La joint venture ha quindi avviato la valutazione della scoperta e gli studi di fattibilità per accelerare lo sviluppo di queste nuove risorse sfruttando le sinergie con le infrastrutture già esistenti nell’area in linea con la strategia fortemente voluta dall’ad Descalzi proprio per valorizzare al massimo la rete di attività del gruppo e sfruttare le ricadute più che positive derivanti dall’integrazione tra i vari business. Una strada, quest’ultima, che l’azienda è intenzionata a battere con decisione non solo negli Emirati Arabi Uniti dove, come noto, Eni ha avviato a partire dal 2018 una campagna molto intensa di acquisizioni di asset esplorativi e in produzione - ma in tutto il Medioriente. Un’area in cui la presenza del gruppo di Descalzi si è andata intensificando negli ultimi due anni tanto che, vale la pena di ricordare, il ceo, a ottobre 2019, è volato ad Abu Dhabi con l’intero consiglio di amministrazione e con la prima linea del gruppo per illustrare i piani di Eni in tutta la penisola arabica nel quartier generale di Adnoc, colosso nazionale dell’oil&gas e grande alleato dell’azienda italiana. Decisa, quindi, a spingere al massimo la crescita in Medioriente, anche sul fronte del gas naturale liquefatto (Gnl) su cui Eni intende rafforzarsi, e non solo in quella regione.
Non a caso, sempre ieri, il gruppo ha firmato un nuovo contratto decennale di approvvigionamento per 1,5 milioni di tonnellate di Gnl con la società Nigeria Lng Limited (Nlng), una joint venture tra Nnpc, Shell, Total e la stessa Eni (con una quota pari al 10,4%). Il gas liquefatto sarà prodotto dai treni di liquefazione già esistenti situati a Bonny Island, in Nigeria. Il gruppo di Descalzi, attraverso la consociata locale Naoc, è anche uno dei fornitori di gas all’impianto e partecipa alla valorizzazione delle risorse di gas associato nel Paese africano.