Medio Oriente, Trump spiega il piano di pace a Netanyahu
Oggi l’annuncio e i dettagli Il presidente americano: «L’occasione del secolo» I leader palestinesi: senza il nostro coinvolgimento non potrà mai funzionare
Donald Trump ha aperto un nuovo, controverso fronte di politica estera: ha incontrato separatamente e in rapida successione il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo rivale alle prossime elezioni Benny Gantz per presentare a entrambi, a porte chiuse, i contorni d’un piano di pace per il Medio Oriente a lungo promesso. Un annuncio è atteso oggi, dopo un secondo incontro con Netanyahu, durante una conferenza stampa congiunta. Ma la proposta di Trump nasce monca e scossa da dure polemiche: i vertici palestinesi hanno attaccato i progetti dell’amministrazione come lesivi dei loro diritti e della speranza di uno stato indipendente, sottolineando di non essere mai stati consultati. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas, secondo la stampa israeliana, ha detto di aver rifiutato una telefonata di Trump, definendolo «un cane» e promettendo «resistenza».
La manovra della Casa Bianca, inoltre, cade in una fase di elevata tensione politica negli Stati Uniti e in Israele, che rischiano di minare la sua credibilità. Israele si reca alle urne il 2 marzo per la terza volta in un anno dopo che Netanyahu è stato incriminato per corruzione. Trump è sotto processo al Senato per abuso di potere e nel fine settimana sono filtrate rivelazioni del suo ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton: in un libro di prossima pubblicazione sostiene che il presidente gli disse di voler bloccare aiuti all’Ucraina finché Kiev non avesse sostenuto indagini contro l’opposizione democratica e Joe Biden. Il piano di pace, insomma, è sospettato dai critici d’essere un patto elettorale tra due leader feriti più che una compiuta strategia.
Trump avrebbe illustrato sia a Netanyahu, per un’ora, che al rivale Gantz, per 45 minuti, dettagli tra i quali mappe inedite dei nuovi confini d’Israele sulla base del progetto americano. In gioco una controversa annessione di tutti gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e forse della fertile valle del Giordano. Indiscrezioni hanno parlato di un terzo o metà della Cisgiordania assorbiti da Israele, territori, stando agli americani, con presenza palestinese «quasi inesistente». Il destino della Valle del Giordano solleva altri pesanti interrogativi: vi risiedono 75.000 palestinesi e ha implicazioni strategiche per la stabilità della Giordania. Ulteriori incognite vanno da Gerusalemme e i suoi quartieri palestinesi al dramma dei rifugiati e alla menzione stessa - è possibile che sia assente - di un vero stato palestinese.
La scommessa di Trump, che ha definito il suo disegno «l’accordo del secolo», è quella di ricevere subito un forte appoggio sia da Netanyahu che dal suo oppositore Gantz: il Presidente darebbe ai due rivali sei settimane per far decollare il piano. Gantz, in un segno delle incertezze, aveva tergiversato prima di accettare l’invito di Trump. La Casa Bianca avrebbe già contattato numerosi Paesi arabi e alleati europei per superare eventuali obiezioni ma non è chiaro quale consenso abbia riscontrato. Trump, nell’iniziare ieri gli incontri, ha parlato di «un’opportunità» di risolvere il conflitto mediorientale e si è detto convinto che alla fine i palestinesi «vogliano» la sua proposta.
I vertici palestinesi, dopo l’interruzione di tutti i colloqui di pace con Israele nel 2014, hanno però respinto ancora le pressioni, convocando incontri tra i leader e discutendo manifestazioni di protesta. Avevano già bocciato un pacchetto economico per la regione da 50 miliardi ipotizzato da Washington a luglio. E denunciato come pro-Netanyahu altre mosse della Casa Bianca, dal riconoscimento di Gerusalemme capitale dello stato d’Israele con lo spostamento dell’ambasciata Usa fino al ritiro del sostegno alla tradizionale soluzione dei due stati separati; dalla svolta di considerare legali gli insediamenti israeliani in Cisgiordania al taglio di aiuti ai palestinesi.
Saeb Erekat, segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, ha definito progetti che ignorino i diritti palestinesi alla stregua della «truffa del secolo». Il premier Mohammad Shtayyeh ha parlato di tentativo di «distruggere la causa palestinese».
Il progetto della Casa Bianca, un documento lungo decine di pagine, è stato messo a punto dal consigliere e genero di Trump, Jared Kushner, dall’ambasciatore Usa in Israele David Friedman e da una ristretta squadra del Dipartimento di Stato.