Emissioni zero, un obiettivo necessario ma costoso
L’elettrificazione continua a correre, nonostante i tanti interrogativi che avvolgono il più grande cambiamento dei trasporti negli ultimi 30 anni. Il decennio appena iniziato vedrà una vera e propria esplosione dell’offerta di modelli elettrificati, grazie ad investimenti miliardari fatti dai costruttori. Come sottolineato dal Global Automotive Outlook di AlixPartners, la spesa destinata dalle case automobilistiche per l’elettrificazione della loro gamma raggiungerà la cifra di 225 miliardi di dollari al 2023, e che l’offerta si amplierà notevolmente in Europa passando dagli attuali 62 modelli (ibridi plug-in ed elettrici) a più di 230. Secondo lo studio, l’industria investirà altri 48 miliardi di dollari nei prossimi tre anni per lo sviluppo delle tecnologie dei veicoli autonomi, con nuove realtà che entreranno nell’automotive dalla porta principale a partire dai fornitori di tecnologia per la guida autonoma o per la produzione di batterie come Harman, Qualcomm e Lg. Lo stesso Ola Källenius, numero uno di Daimler, ha dichiarato come “la rivoluzione è iniziata e che ora la priorità è creare un business sostenibile e profittevole. Questa situazione difficile comporta una pressione sui costi ancora maggiore a causa degli ingenti e necessari investimenti in nuove tecnologie e soluzioni. Secondo Källenius ci vorranno 10-15 anni prima che le case possano essere profittevoli sul fronte dell’elettrico e Daimler sta lavorando anche con i partner cinesi (Con Geely, suo primo azionista, produrrà la nuova smart elettrica in joint-venture paritaria e con Baic prosegue la partnership anche con partecipazione azionaria). Di uguale avviso anche Carlos Tavares, numero uno di Psa, che ha ribadito l’importanza di realizzare vetture elettriche sostenibili non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico. Anche Herbert Diess, ceo del gruppo Volkswagen ha posto in più di un’occasione l’accento sulla sostenibilità della rivoluzione elettrica, sottolineando però il suo gruppo dovrà farsi trovare pronto al cambiamento per non fare la fine di Nokia. Il parallelo con l’azienda finlandese è per sottolineare come un gruppo leader mondiale possa fallire in pochi anni se non è in grado di interpretare il cambiamento. È importante ricordare come Nokia nel 2007 fosse leader mondiale nella produzione di cellulari con una quota di mercato del 40% nel quarto quadrimestre dell’anno, per poi sparire praticamente dal mercato dopo pochi anni a causa dell’arrivo degli smartphone. Secondo Diess il colosso tedesco deve passare da essere un produttore di veicoli ad essere un creatore di dispositivi per la mobilità, dato che l’era del produttore classico di veicoli è finito. A tutto questo si aggiunge la spinta data all’elettrificazione dall’introduzione delle sanzioni sulle emissioni di anidride carbonica, attuata dalla comunità europea e pronta a diventare un vero macigno per i costruttori e di conseguenza per l’utente finale. Oltre a spianare la strada all’industria cinese, primo produttore di batterie, i nuovi vincoli sulle emissioni porteranno profondi cambiamenti sull’offerta di modelli in termini di costi di acquisto e di utilizzo.