La social mobility entra nell’abitacolo
Ormai sono i must dell’era moderna. E anche le auto si inseriscono in questo network di informazioni che vengono continuamente raccolte e condivise a scopi diversi, indubbiamente il più importante: la sicurezza.
È già da tempo che si parta di comunicazione Vehicle2Vehicle (V2V) e Vehicle2Infrastructure (V2X), due modalità di condivisione e comunicazione dei dati. Per quanto riguarda il primo, si fa riferimento alla comunicazione tra i veicoli presenti in strada e cioè che questi al passaggio in una determinata area raccolgono informazioni sulla viabilità o sulle condizioni della strada inviandole ad altri veicoli connessi che stanno per sopraggiungere in quella zona.
Alcune case automobilistiche già sfruttano la comunicazione tra i veicoli del proprio brand, ma è riduttivo. Infatti, poter condividere informazioni attraverso degli standard comuni può dare avvio anche a un’altra modalità di comunicazione, la V2X. Quest’ultima, permette uno scambio tra i veicoli (che potrebbero anche guidare da soli) e l’infrastruttura stessa, per esempio con i semafori o le aree di sosta. In questo modo, sarebbe come un grande puzzle coordinato, dove tutti i tasselli rispetterebbero delle regole per andare a incastrarsi nel modo corretto. Questo significherebbe minor traffico e quindi inquinamento ma anche un bel risparmio in termini di tempo, per esempio non dovendo impazzire a cercare parcheggio. Il rischio? Mettere a disposizione i propri dati ed essere profilati in grandi database che potrebbero avere dei bug o subire degli attaccati da hacker.