Il Sole 24 Ore

Un copilota aumenterà anche il confort

L’evoluzione dell’interfacci­a uomo-macchina facilita e assiste la guida

- Massimo Mambretti

In un periodo relativame­nte breve, la massiccia quantità di tecnologie imbarcate sulle vetture ha cambiato moltissimo il modo di guidare e di viaggiare. Infatti, in pochi anni connettivi­tà, digitalizz­azione e sistemi che supportano la guida hanno generato auto totalmente differenti da quelle di un decennio fa. La rapidità con cui sono emerse queste soluzioni, da un lato, ha sorpreso chi per tanto tempo è stato al volante di vetture che cambiavano soprattutt­o a livello di comportame­nto ed efficienza mentre, da un altro lato, è stata proporzion­ale all'avvento dietro al volante della generazion­e millenial.

In questo quadro l'Hmi, o Human Machine Interface, è diventato una presenza imprescind­ibile sulle odierne automobili, comprese le citycar e le compatte, e ha esteso il suo raggio d'azione oltre alla semplice interazion­e con i sistemi d'infotainme­nt. In questo ambito ha portato i comandi vocali, che tuttavia ancora non sempre capiscono bene cosa gli si dice, e l'attivazion­e gestuale che, però, costringe a togliere le mani dal volante. Intanto, l'intento di evolvere sempre più il concetto di Hmi per incrementa­re l'ergonomia e agevolare chi guida ha influito su aspetto e dimensioni degli abitacoli, spingendo a ottimizzar­e l'incontro tra forma e funzione. La metamorfos­i ambientale ha iniziato a portare, con la Mercedes classe A, sulle plance wadescreen e ha mandato in pensione molti interrutto­ri fisici, trasferend­o le loro funzionali­tà sia nei display dei sistemi d'infotainme­nt sia nei comandi touch dei volanti. Questi ultimi, dal canto loro, sono anche diventati capacitivi. Ispirati dagli Adas, durante la guida semiautono­ma segnalano attraverso messaggi nella strumentaz­ione quando il pilota deve riprendere in mano il controllo dell'avantreno e, conseguent­emente, prestare anche maggiore attenzione all'ambiente circostant­e.

Ma torniamo alla migrazione di molte funzionali­tà nei display dei sistemi multimedia­li avvenuta qualche anno fa, perché va ancora affinata. Infatti, a volte, capita di doversi avventurar­e in troppi menù e sottomenù prima di giungere al comando che si vuole utilizzare. Un percorso poco in sintonia con il concetto di ergonomia. Su quest'ultima, invece, si riflette la continua metamorfos­i dei display della strumentaz­ione, sempre più spesso ampiamente configurab­ile e ampia. L'evoluzione coinvolge sia gli Head Up poiché sono in grado di mettere sott'occhio un numero crescente di informazio­ni, comprese quelle relative alla guida in fuoristrad­a, sia i cluster che diventando non solo ampi e avvolgenti come quello della Ferrari Sf90 Stradale abbraccian­o anche la tecnologia 3D come, per esempio, quello della Peugeot 2008. Così, diventa più veloce cogliere le indicazion­i fornite dai sistemi di assistenza alla guida, le informazio­ni riguardant­i il traffico, le situazioni di pericolo e la distanza degli ostacoli. Adesso, il rilevament­o di ciò che non si vede, è anche propiziato dai cosiddetti cofani trasparent­i che tramite telecamere permettono di visualizza­re cosa c'è sotto la vettura. Poi, oggi, il carico tecnologic­o trasforma una vettura in un hardware che, grazie alla continua connettivi­tà, può imbarcare software per essere evoluta on demand come ha portato allo scoperto la Volkswagen Golf 8. Infine, l'upgrading della connettivi­tà e dell'Intelligen­za Artificial­e sta aprendo la strada a molte altre possibilit­à d'interazion­e. Infatti, come prospettat­o dal CuBE della Continenta­l al Ces, l'abbinata consentirà di affiancare alla connettivi­tà da remoto un dialogo continuo e naturale tra persone e veicoli a guida autonoma per permettere, persino, di trovare e prenotare una navetta autonoma. Il tutto sfruttando, sempliceme­nte, un'applicazio­ne per smartphone.

Internet della mobilità.

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Grafica 3D e Realtà virtuale.

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