Un copilota aumenterà anche il confort
L’evoluzione dell’interfaccia uomo-macchina facilita e assiste la guida
In un periodo relativamente breve, la massiccia quantità di tecnologie imbarcate sulle vetture ha cambiato moltissimo il modo di guidare e di viaggiare. Infatti, in pochi anni connettività, digitalizzazione e sistemi che supportano la guida hanno generato auto totalmente differenti da quelle di un decennio fa. La rapidità con cui sono emerse queste soluzioni, da un lato, ha sorpreso chi per tanto tempo è stato al volante di vetture che cambiavano soprattutto a livello di comportamento ed efficienza mentre, da un altro lato, è stata proporzionale all'avvento dietro al volante della generazione millenial.
In questo quadro l'Hmi, o Human Machine Interface, è diventato una presenza imprescindibile sulle odierne automobili, comprese le citycar e le compatte, e ha esteso il suo raggio d'azione oltre alla semplice interazione con i sistemi d'infotainment. In questo ambito ha portato i comandi vocali, che tuttavia ancora non sempre capiscono bene cosa gli si dice, e l'attivazione gestuale che, però, costringe a togliere le mani dal volante. Intanto, l'intento di evolvere sempre più il concetto di Hmi per incrementare l'ergonomia e agevolare chi guida ha influito su aspetto e dimensioni degli abitacoli, spingendo a ottimizzare l'incontro tra forma e funzione. La metamorfosi ambientale ha iniziato a portare, con la Mercedes classe A, sulle plance wadescreen e ha mandato in pensione molti interruttori fisici, trasferendo le loro funzionalità sia nei display dei sistemi d'infotainment sia nei comandi touch dei volanti. Questi ultimi, dal canto loro, sono anche diventati capacitivi. Ispirati dagli Adas, durante la guida semiautonoma segnalano attraverso messaggi nella strumentazione quando il pilota deve riprendere in mano il controllo dell'avantreno e, conseguentemente, prestare anche maggiore attenzione all'ambiente circostante.
Ma torniamo alla migrazione di molte funzionalità nei display dei sistemi multimediali avvenuta qualche anno fa, perché va ancora affinata. Infatti, a volte, capita di doversi avventurare in troppi menù e sottomenù prima di giungere al comando che si vuole utilizzare. Un percorso poco in sintonia con il concetto di ergonomia. Su quest'ultima, invece, si riflette la continua metamorfosi dei display della strumentazione, sempre più spesso ampiamente configurabile e ampia. L'evoluzione coinvolge sia gli Head Up poiché sono in grado di mettere sott'occhio un numero crescente di informazioni, comprese quelle relative alla guida in fuoristrada, sia i cluster che diventando non solo ampi e avvolgenti come quello della Ferrari Sf90 Stradale abbracciano anche la tecnologia 3D come, per esempio, quello della Peugeot 2008. Così, diventa più veloce cogliere le indicazioni fornite dai sistemi di assistenza alla guida, le informazioni riguardanti il traffico, le situazioni di pericolo e la distanza degli ostacoli. Adesso, il rilevamento di ciò che non si vede, è anche propiziato dai cosiddetti cofani trasparenti che tramite telecamere permettono di visualizzare cosa c'è sotto la vettura. Poi, oggi, il carico tecnologico trasforma una vettura in un hardware che, grazie alla continua connettività, può imbarcare software per essere evoluta on demand come ha portato allo scoperto la Volkswagen Golf 8. Infine, l'upgrading della connettività e dell'Intelligenza Artificiale sta aprendo la strada a molte altre possibilità d'interazione. Infatti, come prospettato dal CuBE della Continental al Ces, l'abbinata consentirà di affiancare alla connettività da remoto un dialogo continuo e naturale tra persone e veicoli a guida autonoma per permettere, persino, di trovare e prenotare una navetta autonoma. Il tutto sfruttando, semplicemente, un'applicazione per smartphone.
Internet della mobilità.