Sogni, utopie (e piani concreti) per la mobilità delle nuove città
Dal concreto trasporto pubblico a basso impatto alle avveniristiche macchine volanti: i progetti dei municipi e delle case automobilistiche
La mobilità in città rappresenta una delle sfide più complesse per le amministrazioni pubbliche, impegnate a trovare soluzioni per offrire spostamenti rapidi, efficienti e al tempo stesso dal ridotto impatto ambientale. Senza entrare nel campo dei mezzi volanti proposti da Hyundai in collaborazione con Uber, la mobilità nei centri abitati sta lentamente cambiando faccia. Da una parte si ha un maggiore utilizzo, dove presenti, di servizi di ride sharing grazie anche all’arrivo di biciclette a pedalata assistita. Dall’altra i monopattini elettrici, dopo l’introduzione della normativa dedicata, iniziano a diventare una presenza sempre maggiore.
Le aziende sono al lavoro anche per offrire mezzi di mobilità dal più semplice utilizzo – come nel caso della “poltrona” motorizzata proposta da Segway al Ces di Las Vegas – e sono allo studio nuove forme di car sharing per avere veicoli sempre più condivisi. Tutto questo però non è di così facile realizzazione, dato che nella maggior parte delle città italiane non esistono programmi di mobilità condivisa, e una buona fetta della popolazione è certo pronta ad aprire un’auto con la smartphone. Bisogna quindi offrire un servizio di trasporto pubblico dal ridotto impatto ambientale e architettonico, come dimostra l’offerta in aumento di autobus ibridi in grado di ricaricarsi direttamente nella singola fermata; un tram su gomma che non richiede profonde modifiche alla viabilità cittadina.
Passando dalle città del presente a quelle del futuro, Toyota è al lavoro per creare un ecosistema completamente connesso e alimentato da celle a combustibile a idrogeno. Battezzata Woven City, sarà realizzata alla base del monte Fuji in Giappone su un’area di oltre 700 mila metri quadri. Presentata all’ultima edizione del Ces di Las Vegas, è pensata come un laboratorio vivente e servirà da casa a residenti e ricercatori a tempo pieno che potranno testare e sviluppare tecnologie
come l’autonomia, la robotica, la mobilità personale, le case intelligenti e l’intelligenza artificiale in un ambiente reale.
Il masterplan della città prevede tre differenti destinazioni d’uso per le strade: solo per i veicoli più veloci, dedicato a velocità inferiori come mobilità personale e pedoni ed infine per percorsi assimilabili alle passeggiate nei parchi esclusivamente pedonali. Queste tre tipologie di strade si intrecciano a formare una griglia organica che aiuta ad accelerare la verifica dell’autonomia. La città è progettata per essere completamente sostenibile, con edifici realizzati per lo più in legno per ridurre al minimo le emissioni di anidride carbonica, utilizzando le tradizionali tecniche di falegnameria giapponese combinate con metodi di produzione robotizzati. Per spostare i residenti attraverso la città, solo veicoli completamente autonomi e a emissioni zero saranno consentiti sulle principali vie di comunicazione. A Woven City e in tut
ta la città, gli e-Pallete autonomi
Toyota saranno utilizzati per il trasporto e le consegne, così come negozi itineranti, i parchi di quartiere, il grande parco centrale per lo svago così come la piazza centrale per gli incontri sociali, sono progettati per riunire la comunità.
Nell’attesa dell’inaugurazione della città alle pendici del Monte Fuji, gli autobus a guida autonoma sono già una realtà all’ombra della Mole Antonelliana. Torino infatti, insieme ad Amsterdam, ha vinto lo scorso anno il challenge internazionale organizzato per la selezione dei migliori contesti urbani per testare lo shuttle a guida autonoma Olli. Dotato di guida autonoma di livello 4 e realizzato con componenti stampati in 3D, ospita fino a 12 passeggeri e sarà testato nei prossimi quattro mesi all’interno del Campus delle Nazioni Unite. Olli è dotato di sensori, in grado di intercettare pedoni o ostacoli intorno al veicolo, di sistemi radar, di una videocamera ottica e di due antenne Gps. Lo shuttle dell’azienda americana conferma, per l’ennesima volta, come veicoli ad alta guida automatizzata sia più adatti a luoghi protetti rispetto al traffico urbano.