Pensioni, Quota 100 ridimensionata Resta da sciogliere il nodo giustizia
Dopo il voto regionale Conte cerca il rilancio e apre la fase due Catalfo: per le pensioni riforma strutturale in legge di bilancio Ancora da risolvere Aspi e prescrizione: incognita M5S dopo il crollo
Dopo il voto in Emilia Romagna il governo si prepara al confronto sulle priorità della fase due: adesso sembrano destinati a saltare gli ostacoli a interventi su Quota 100, sul reddito di cittadinanza e sul decreto dignità. Una maggiore discontinuità su questi temi rispetto al Conte 1 sembra ora possibile.
C’è poi tutto il capitolo crescita da inventare con una spinta alle infrastrutture e al piano sul «Green new deal», così come la riforma dell’Irpef e la possibile rimodulazione dell’Iva. Sulla riforma delle pensioni c’è un’accelerazione. Per la ministra Catalfo l’obiettivo è «arrivare a una riforma strutturale con un orizzonte decennale». Resta invece da sciogliere il nodo giustizia cercando un accordo sulla prescrizione. Per Aspi invece si prospetta la scelta spinosa fra tre strade: revoca, revisione o cambio di proprietà. Tempi lunhi infine sul fronte della revisione dei decreti sicurezza. Non sembra all’orizzonte un’accelerazione per risolvere questo nodo.
La nuova Agenda.
governo si prepara al confronto sulle priorità programmatiche della «fase due» per rilanciare la propria azione. Ci sono decisioni da prendere rapidamente per sgomberare il terreno dalle insidiose rimanenze della fase precedente, come il nodo prescrizione eil dossier autostradale. Ci sono dossier che sembrano entrare in una fase nuova dopo il voto in Emilia: in particolare saltano i gli ostacoli a interventi su Quota 100, sul reddito di cittadinanza e sul decreto dignità. Una maggiore discontinuità con il Conte 1 su questi temi sembra ora possibile. Infine c’è tutto il capitolo crescita da inventare, così come la riforma dell’Irpef: i dossier su cui valuterà la bontà del rilancio.
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QUOTA 100 Ora Catalfo accelera: in manovra riforma di orizzonte decennale
Sulla riforma delle pensioni il governo accelera. L’obiettivo è arrivare a una soluzione «strutturale e di orizzonte quantomeno decennale» da proporre nella prossima legge di Bilancio anticipando i principi base nella Nota di aggiornamento al Def di settembre. A dirlo in chiaro è stata ieri la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, che nell’incontro con i sindacati ha annunciato un’agenda molto stretta e fatta di tavoli tecnici. Si aprirà il 3 febbraio con un focus sulle pensioni di garanzia per i giovani per poi proseguire il 7 sulla rivalutazione delle pensioni vigenti. E ancora, il 10 per affrontare il nodo della flessibilità in uscita alternativa a quota 100 e il 19 per discutere di pensioni complementari. Entro marzo una verifica politica con le parti sociali.
Ieri la Catalfo, a conferma che il cantiere pensioni si riapre davvero, ha annunciato che è pronto il decreto per la costituzione di un gruppo di esperti che affiancherà il ministero su tutte le istruttorie tecniche, mentre sono in arrivo anche le due commissioni previste dalla legge di Bilancio: una per valutare i profili di gravosità dei lavori che possono meritare uscite anticipate e, l’altra, per affrontare la questione della separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale. L’Esecutivo - ha detto la ministra «si prefigge di superare la Fornero». L’idea è di portare a termine la sperimentazione di quota 100 e, «contemporaneamente aprire una nuova flessibilità». Alla domanda se la nuova riforma partirà nel 2021 oppure nel 2022 Catalfo ha risposto: «Vedremo, dipende dalle risorse». All’incontro di ieri ha partecipato una delegazione del ministero dell’Economia (Laura Castelli, Antonio Misiani, Pier Paolo Baretta), e l’Inps con il presidente Pasquale Tridico. I sindacati, nell’articolazione delle diverse posizioni, chiedono una flessibilità in uscita non penalizzante rispetto a quota 100, partendo da 62 anni di età minima o 41 anni a prescindere dall’età come riferimenti di partenza. L’essenziale è che la nuova riforma garantisca stabilità al sistema - ha affermato il segretario della Cgil, Maurizio LandiIl ni - mentre Carmelo Barbagallo (Uil) ha chiesto, tra l’altro «una riduzione delle tasse sui pensionati e una legge sulla non autosufficienza». La Cisl, con Luigi Sbarra, ha citato tre capitoli da cui recuperare risorse da «canalizzare» nella riforma: il minor utilizzo di quota 100, Ape sociale e lavori precoci: «Tre voci i cui risparmi possono essere in parte reinvestiti».
Tra le ipotesi legislative che potrebbero prendere forma al termine di questo confronto c’è il varo di nuove norme di accesso agevolato alle pensioni con una clausola di salvaguardia che confermi quota 100 fino alla sua scadenza nel 2021. In questo modo si eviterebbe una corsa agli sportelli Inps da parte di chi nei prossimi mesi maturerà i requisiti 62+38 e, nel contempo, si realizzerebbero i parziali risparmi (in realtà un minore indebitamento) utili per finanziare le nuove misure di flessibilità.
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REDDITO DI CITTADINANZA
Avanza il restyling. Obiettivo: incentivare
il lavoro
Anche sul lavoro, la priorità è puntare su crescita e occupazione. In quest’ottica, si rafforza l’ipotesi di un intervento per correggere il reddito di cittadinanza, che finora non ha prodotto i risultati attesi in chiave di riattivazione dei disoccupati. Il Pd, per voce della sottosegretaria al Lavoro, Francesca Puglisi, indica alcuni miglioramenti alla misura. Intanto, si propone di incentivare l’accettazione di occupazioni anche a tempo parziale o che danno un basso reddito, come avviene in altri Paesi. Come? «Aumentando lo sconto o la soglia del reddito guadagnato - risponde Puglisi - per rendere più vantaggioso lavorare piuttosto che stare a casa con il sussidio». Poi, bisogna cercare di slegare i destini di ogni componente del nucleo familiare dal percettore del reddito, altrimenti il “disincentivo” al lavoro è collettivo. I dem pensano anche ad aprire i centri per l’impiego alla collaborazione con le agenzie per il lavoro private per rendere più “performante” l’assegno di ricollocazione, che deve, poi, essere ripristinato per i percettori di Naspi.
Insomma, il modello da cui ripartire deve essere quello “emiliano”, ha aggiunto Puglisi; vale a dire un “patto per il lavoro” coinvolgendo tutti, parti sociali in primis. Ed è proprio dall’ascolto di imprese e sindacati che, in vista dell’azione di rilancio del governo, entra in pista anche il decreto dignità. Qui, ricorda Puglisi, sono proprio le parti sociali a chiedere modifiche sui contratti a termine. In particolare, si preme per eliminare l’addizionale dello 0,5% sui rinnovi e la rigida definizione normativa delle causali, che vanno affidate invece alla contrattazione collettiva per meglio adattarle alle specificità dei singoli settori produttivi. Il decreto dignità, secondo Puglisi, è condivisibile nell’obiettivo di contrastare il precariato selvaggio, ma alcune sue rigidità stanno generando più turn-over che maggiore stabilità a causa, soprattutto, degli aumenti esponenziali dei costi per ciascun rinnovo. È quindi urgente un intervento. A confermarlo, del resto, sono gli stessi numeri: nel 2019 sono aumentate le aperture di nuove partite Iva individuali e sono crollate le assunzioni a tempo e in somministrazione, che come noto rappresentano contratti di lavoro più tutelanti per i lavoratori.
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GIUSTIZIA
Prescrizione, messa a dura prova la mediazione di Conte
È sulla giustizia il primo banco di prova dell’asserita volontà di rilancio del Conte 2. Perché già questa mattina alla Camera la maggioranza dovrà prendere una decisione. È al voto il disegno di legge Costa, che, sull’assai dibattuta questione della prescrizione, va con l’accetta: cancellata la Bonafede con la sospensione sine die per condannati e assolti dopo il primo grado, si torna alla Orlando che tra condannati e assolti distingue, sospendendo solo per i primi. Italia Viva ancora ieri, per bocca del coordinatore Ettore Rosato, a discussione generale in corso, teneva il punto, ribadendo la contrarietà a «processi eterni», ma Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia, intervenendo in Aula, sottolineava la volontà di favorire «una discussione all’interno della maggioranza che ha già prodotto qualche risultato e che noi riteniamo inopportuno interrompere attraverso uno strappo, come è nei desiderata dell’opposizione, che fa il suo mestiere. Ma noi siamo la maggioranza e credo che dobbiamo cercare, per quanto possibile, di stare all’interno di un percorso di maggioranza». Un’apertura di credito nei confronti soprattutto della mediazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che però dovrà inventarsi qualcosa di più e di diverso per uscire da uno stallo che neppure la distinzione tra condannati e assolti (prescrizione bloccata per i rimo, solo sospesa per i secondi) proposta pochi giorni fa ha contribuito a sbloccare. Prende quota così un rinvio del disegno di legge
Costa in commissione per restituire fiato alla mediazione, da chiudere comunque in pochi giorni. Intanto, oggi, sempre alla Camera, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede svolgerà la tradizionale comunicazione sull’amministrazione della giustizia. Anche in questo caso è previsto un voto; attesi nuovi dati di impatto sul tema prescrizione, come numero di condanne e assoluzioni e reati più colpiti.
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FISCO Gualtieri ora più forte
per riforma Irpef e rimodulazione Iva
La polizza sulla vita del governo arrivata dal voto emiliano-romagnolo riporta al centro dell’agenda la riforma Irpef. Piano ambizioso, che ha bisogno di tempi non brevi e che quindi sarebbe stata di fatto ipotecata con un governo traballante sotto i colpi di una vittoria leghista a Bologna. La fine della sospensione pre-Emilia trova però una maggioranza dotata di un accordo di massima sui tempi, con l’ipotesi di una legge delega ad aprile per delineare i contorni del nuovo fisco da far debuttareagennaio2021.Masuicontenutidi questo nuovo Fisco ogni azionista ha oggi un’idea propria. E un confronto reale deve ancora partire. Anche per questo il ministro dell’EconomiaRobertoGualtierisièlimitatoper oraatracciareiprincipiguida.Apartire dasemplificazione,equitàeprogressività, che si possono tradurre in una riduzionedelnumerodialiquotemacon unabocciaturaallepropostediFlatTax, e in un taglio alla pressione fiscale sui redditimediebassiproseguendosulla stradaavviataconl’interventosulcuneo fiscale. Intervento che attende ancora, vadetto,l’ultimamessaapuntoperapprodare sulla Gazzetta Ufficiale. Proprio l’architettura del taglio al cuneo offre qualche suggerimento sui progetti che stanno maturando in casa Pd. Fra i Dem prende corpo l’idea di fondere i primi due scaglioni dell’Irpef attuale, con una aliquota su misura dei redditi medio-bassi e un prelievo maggiore per redditi più elevati.
Nel confronto tutto interno alla maggioranza anche l’imperativo dello stop all’Iva finirà per essere rimesso in discussione. Gualtieri lo sa bene, perché anche la rimodulazione dell’Iva saltata quest’anno tornerà a essere utile per finanziare un taglio Irpef che altrimenti non avrebbe spazi fiscali per vedere la luce.
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DECRETI SALVINI
Tempi lunghi per le nuove norme sull’immigrazione
Non sarà subitanea la revisione dei decreti Salvini sull’immigrazione. Eppure proprio un paio di settimane fa l’intervento, già annunciato all’insediamento del governo Conte 2, è stato sollecitato a più voci dal Pd Graziano Del Rio, Matteo Orfini, lo stesso Nicola Zingaretti – in vista delle elezioni in Emilia Romagna. Per forza: nella regione c’è una vasta rete di accoglienza e di grande sensibilità al tema migranti. Ora però tornano i nodi sul dossier messo a punto dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Ci sono almeno tre incognite: tempi di approvazione, ampiezza dell’intervento, effetti collaterali. Nell’ultimo fine settimana sono salpate dalle coste libiche numerose imbarcazioni stracolme di immigrati, quasi 500 persone ma ci sono altri soccorsi in vista. Il governo deve dunque evitare un provvedimento «pull factor» cioè di incentivo ai viaggi dall’Africa: sarebbe un autogol. Il testo, poi, potrebbe uscire in versione minimale, di solo recepimento delle censure del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per poi aprirsi a eventuali correzioni in Parlamento: è l’ipotesi del ministro pd Dario Franceschini. Ma all’Interno si definiscono anche versioni più allargate. Prevedono nuove forme di protezione, periodi dimezzati nei Cpr (centri di permanenza per i rimpatri) dagli attuali sei mesi a tre, è sorta anche l’ipotesi di una regolarizzazione dei migranti irregolari. L’ex ministro Matteo Salvini è già pronto a sparare a raffica.
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AUTOSTRADE
Per Aspi revoca, revisione o l’ipotesi del cambio di proprietà
Accelera il dossier sulla concessione di Autostrade per l’Italia che potrebbe andare già all’esame del prossimo Consiglio dei ministri. La proposta al governo se revocare o meno spetta alla ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, che ha ricevuto l’istruttoria tecnica dai suoi uffici ma sul dossier è riservatissima. Ne ha parlato una decina di giorni fa con il premier e la decisione è ormai sostanzialmente pronta, ha detto De Micheli nei giorni scorsi. Lo ha confermato lo stesso Giuseppe Conte ieri: «Siamo lì lì». Mentre il reggente M5s, Vito Crimi, si barrica ricordando che la questione per il Movimento è cruciale: «Sarebbe curioso se fossero messi in discussione temi già affrontati», ha detto. Sul punto, però, non è stato ancora raggiunto nessun accordo, mentre c’è una larga convergenza fra Pd e M5s sulla necessità di rivedere le concessioni su tariffe e investimenti in manutenzioni. A questo servono le norme del decreto milleproroghe cui per altro ha già detto di essere contraria Italia Viva.
Nelle ultime ore si è comunque affacciata una nuova ipotesi che escluderebbe la revoca tout court della concessione di Aspi pur in presenza di negligenze riscontrate sulle manutenzioni, ma prevederebbe piuttosto un cambio di azionisti nel controllo della stessa Aspi come ha anticipato Il Sole 24 Ore venerdì 24 gennaio. L’ipotesi di uno spin off di Aspi da Atlantia sarebbe la precondizione per consentire l’ingresso di nuovi soci non sgraditi ai Cinque stelle che comunque “incasserebbero” l’allontanamento dei Benetton: tra i nomi che si sono fatti ci sono quelli di Cdp e di F2i. In che misura e in che tempi tale opzione - che prevede anche un ricambio di management - si potrà concretizzare non è chiaro, ma questo sarebbe l'impianto che avrebbe intanto il via libera del governo.
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PRIORITÀ CRESCITA Green, infrastrutture e semplificazioni: un nuovo decreto?
Resta il capitolo della crescita dell’economia che il governo considera fondamentale anche per affrontare riforme e manovra del prossimo ottobre. Senza una maggiore spinta al Pil è difficile far quadrare i conti. Nel dettaglio degli interventi per favorire una ripresa più robusta dell’economia, però, il governo non ha ancora idee chiare. La «fase due» del governo consiste soprattutto nella messa a punto di un piano.
Per il momento l’unica certezza della strategia è che bisogna spingere sugli investimenti green, con l’attuazione delle norme e delle risorse già inserite nella legge di bilancio 2020. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha ribadito la priorità di questo intervento anche al Capo dello Stato Mattarella nel loro incontro di ieri. Altri due ingredienti del capitolo crescita dovrebbero essere un rilancio delle infrastrutture e un nuovo pacchetto di semplificazioni, magari accelerando il disegno di legge varato dal governo Conte I a fine 2018 e rimasto fermo in Parlamento. L’obiettivo è rilanciare gli investimenti pubblici e per farlo sarà necessario comunque rendere più celeri le procedure autorizzative. Riuscire dove finora non ha prodotto risultati il decreto sblocca cantieri del Conte I. A questa sburocratizzazione mira anche il disegno di legge collegato ambientale che semplifica l’iter dei progetti di mobilità sostenibile, efficientemento energetico, dissesto idrogeologico, bonifiche, gestione dei rifiuti, economia circolare. Il governo dovrebbe anche completare la riforma del codice appalti, sempre con l’obiettivo di semplificare. Paola De Micheli ha promesso di vararlo in tempi rapidi per accelerare la realizzazione delle opere pubbliche.