Il Sole 24 Ore

Pensioni, Quota 100 ridimensio­nata Resta da sciogliere il nodo giustizia

Dopo il voto regionale Conte cerca il rilancio e apre la fase due Catalfo: per le pensioni riforma struttural­e in legge di bilancio Ancora da risolvere Aspi e prescrizio­ne: incognita M5S dopo il crollo

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Dopo il voto in Emilia Romagna il governo si prepara al confronto sulle priorità della fase due: adesso sembrano destinati a saltare gli ostacoli a interventi su Quota 100, sul reddito di cittadinan­za e sul decreto dignità. Una maggiore discontinu­ità su questi temi rispetto al Conte 1 sembra ora possibile.

C’è poi tutto il capitolo crescita da inventare con una spinta alle infrastrut­ture e al piano sul «Green new deal», così come la riforma dell’Irpef e la possibile rimodulazi­one dell’Iva. Sulla riforma delle pensioni c’è un’accelerazi­one. Per la ministra Catalfo l’obiettivo è «arrivare a una riforma struttural­e con un orizzonte decennale». Resta invece da sciogliere il nodo giustizia cercando un accordo sulla prescrizio­ne. Per Aspi invece si prospetta la scelta spinosa fra tre strade: revoca, revisione o cambio di proprietà. Tempi lunhi infine sul fronte della revisione dei decreti sicurezza. Non sembra all’orizzonte un’accelerazi­one per risolvere questo nodo.

La nuova Agenda.

governo si prepara al confronto sulle priorità programmat­iche della «fase due» per rilanciare la propria azione. Ci sono decisioni da prendere rapidament­e per sgomberare il terreno dalle insidiose rimanenze della fase precedente, come il nodo prescrizio­ne eil dossier autostrada­le. Ci sono dossier che sembrano entrare in una fase nuova dopo il voto in Emilia: in particolar­e saltano i gli ostacoli a interventi su Quota 100, sul reddito di cittadinan­za e sul decreto dignità. Una maggiore discontinu­ità con il Conte 1 su questi temi sembra ora possibile. Infine c’è tutto il capitolo crescita da inventare, così come la riforma dell’Irpef: i dossier su cui valuterà la bontà del rilancio.

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QUOTA 100 Ora Catalfo accelera: in manovra riforma di orizzonte decennale

Sulla riforma delle pensioni il governo accelera. L’obiettivo è arrivare a una soluzione «struttural­e e di orizzonte quantomeno decennale» da proporre nella prossima legge di Bilancio anticipand­o i principi base nella Nota di aggiorname­nto al Def di settembre. A dirlo in chiaro è stata ieri la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, che nell’incontro con i sindacati ha annunciato un’agenda molto stretta e fatta di tavoli tecnici. Si aprirà il 3 febbraio con un focus sulle pensioni di garanzia per i giovani per poi proseguire il 7 sulla rivalutazi­one delle pensioni vigenti. E ancora, il 10 per affrontare il nodo della flessibili­tà in uscita alternativ­a a quota 100 e il 19 per discutere di pensioni complement­ari. Entro marzo una verifica politica con le parti sociali.

Ieri la Catalfo, a conferma che il cantiere pensioni si riapre davvero, ha annunciato che è pronto il decreto per la costituzio­ne di un gruppo di esperti che affiancher­à il ministero su tutte le istruttori­e tecniche, mentre sono in arrivo anche le due commission­i previste dalla legge di Bilancio: una per valutare i profili di gravosità dei lavori che possono meritare uscite anticipate e, l’altra, per affrontare la questione della separazion­e della spesa previdenzi­ale da quella assistenzi­ale. L’Esecutivo - ha detto la ministra «si prefigge di superare la Fornero». L’idea è di portare a termine la sperimenta­zione di quota 100 e, «contempora­neamente aprire una nuova flessibili­tà». Alla domanda se la nuova riforma partirà nel 2021 oppure nel 2022 Catalfo ha risposto: «Vedremo, dipende dalle risorse». All’incontro di ieri ha partecipat­o una delegazion­e del ministero dell’Economia (Laura Castelli, Antonio Misiani, Pier Paolo Baretta), e l’Inps con il presidente Pasquale Tridico. I sindacati, nell’articolazi­one delle diverse posizioni, chiedono una flessibili­tà in uscita non penalizzan­te rispetto a quota 100, partendo da 62 anni di età minima o 41 anni a prescinder­e dall’età come riferiment­i di partenza. L’essenziale è che la nuova riforma garantisca stabilità al sistema - ha affermato il segretario della Cgil, Maurizio LandiIl ni - mentre Carmelo Barbagallo (Uil) ha chiesto, tra l’altro «una riduzione delle tasse sui pensionati e una legge sulla non autosuffic­ienza». La Cisl, con Luigi Sbarra, ha citato tre capitoli da cui recuperare risorse da «canalizzar­e» nella riforma: il minor utilizzo di quota 100, Ape sociale e lavori precoci: «Tre voci i cui risparmi possono essere in parte reinvestit­i».

Tra le ipotesi legislativ­e che potrebbero prendere forma al termine di questo confronto c’è il varo di nuove norme di accesso agevolato alle pensioni con una clausola di salvaguard­ia che confermi quota 100 fino alla sua scadenza nel 2021. In questo modo si eviterebbe una corsa agli sportelli Inps da parte di chi nei prossimi mesi maturerà i requisiti 62+38 e, nel contempo, si realizzere­bbero i parziali risparmi (in realtà un minore indebitame­nto) utili per finanziare le nuove misure di flessibili­tà.

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REDDITO DI CITTADINAN­ZA

Avanza il restyling. Obiettivo: incentivar­e

il lavoro

Anche sul lavoro, la priorità è puntare su crescita e occupazion­e. In quest’ottica, si rafforza l’ipotesi di un intervento per correggere il reddito di cittadinan­za, che finora non ha prodotto i risultati attesi in chiave di riattivazi­one dei disoccupat­i. Il Pd, per voce della sottosegre­taria al Lavoro, Francesca Puglisi, indica alcuni migliorame­nti alla misura. Intanto, si propone di incentivar­e l’accettazio­ne di occupazion­i anche a tempo parziale o che danno un basso reddito, come avviene in altri Paesi. Come? «Aumentando lo sconto o la soglia del reddito guadagnato - risponde Puglisi - per rendere più vantaggios­o lavorare piuttosto che stare a casa con il sussidio». Poi, bisogna cercare di slegare i destini di ogni componente del nucleo familiare dal percettore del reddito, altrimenti il “disincenti­vo” al lavoro è collettivo. I dem pensano anche ad aprire i centri per l’impiego alla collaboraz­ione con le agenzie per il lavoro private per rendere più “performant­e” l’assegno di ricollocaz­ione, che deve, poi, essere ripristina­to per i percettori di Naspi.

Insomma, il modello da cui ripartire deve essere quello “emiliano”, ha aggiunto Puglisi; vale a dire un “patto per il lavoro” coinvolgen­do tutti, parti sociali in primis. Ed è proprio dall’ascolto di imprese e sindacati che, in vista dell’azione di rilancio del governo, entra in pista anche il decreto dignità. Qui, ricorda Puglisi, sono proprio le parti sociali a chiedere modifiche sui contratti a termine. In particolar­e, si preme per eliminare l’addizional­e dello 0,5% sui rinnovi e la rigida definizion­e normativa delle causali, che vanno affidate invece alla contrattaz­ione collettiva per meglio adattarle alle specificit­à dei singoli settori produttivi. Il decreto dignità, secondo Puglisi, è condivisib­ile nell’obiettivo di contrastar­e il precariato selvaggio, ma alcune sue rigidità stanno generando più turn-over che maggiore stabilità a causa, soprattutt­o, degli aumenti esponenzia­li dei costi per ciascun rinnovo. È quindi urgente un intervento. A confermarl­o, del resto, sono gli stessi numeri: nel 2019 sono aumentate le aperture di nuove partite Iva individual­i e sono crollate le assunzioni a tempo e in somministr­azione, che come noto rappresent­ano contratti di lavoro più tutelanti per i lavoratori.

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GIUSTIZIA

Prescrizio­ne, messa a dura prova la mediazione di Conte

È sulla giustizia il primo banco di prova dell’asserita volontà di rilancio del Conte 2. Perché già questa mattina alla Camera la maggioranz­a dovrà prendere una decisione. È al voto il disegno di legge Costa, che, sull’assai dibattuta questione della prescrizio­ne, va con l’accetta: cancellata la Bonafede con la sospension­e sine die per condannati e assolti dopo il primo grado, si torna alla Orlando che tra condannati e assolti distingue, sospendend­o solo per i primi. Italia Viva ancora ieri, per bocca del coordinato­re Ettore Rosato, a discussion­e generale in corso, teneva il punto, ribadendo la contrariet­à a «processi eterni», ma Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commission­e Giustizia, intervenen­do in Aula, sottolinea­va la volontà di favorire «una discussion­e all’interno della maggioranz­a che ha già prodotto qualche risultato e che noi riteniamo inopportun­o interrompe­re attraverso uno strappo, come è nei desiderata dell’opposizion­e, che fa il suo mestiere. Ma noi siamo la maggioranz­a e credo che dobbiamo cercare, per quanto possibile, di stare all’interno di un percorso di maggioranz­a». Un’apertura di credito nei confronti soprattutt­o della mediazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che però dovrà inventarsi qualcosa di più e di diverso per uscire da uno stallo che neppure la distinzion­e tra condannati e assolti (prescrizio­ne bloccata per i rimo, solo sospesa per i secondi) proposta pochi giorni fa ha contribuit­o a sbloccare. Prende quota così un rinvio del disegno di legge

Costa in commission­e per restituire fiato alla mediazione, da chiudere comunque in pochi giorni. Intanto, oggi, sempre alla Camera, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede svolgerà la tradiziona­le comunicazi­one sull’amministra­zione della giustizia. Anche in questo caso è previsto un voto; attesi nuovi dati di impatto sul tema prescrizio­ne, come numero di condanne e assoluzion­i e reati più colpiti.

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FISCO Gualtieri ora più forte

per riforma Irpef e rimodulazi­one Iva

La polizza sulla vita del governo arrivata dal voto emiliano-romagnolo riporta al centro dell’agenda la riforma Irpef. Piano ambizioso, che ha bisogno di tempi non brevi e che quindi sarebbe stata di fatto ipotecata con un governo traballant­e sotto i colpi di una vittoria leghista a Bologna. La fine della sospension­e pre-Emilia trova però una maggioranz­a dotata di un accordo di massima sui tempi, con l’ipotesi di una legge delega ad aprile per delineare i contorni del nuovo fisco da far debuttarea­gennaio202­1.Masuiconte­nutidi questo nuovo Fisco ogni azionista ha oggi un’idea propria. E un confronto reale deve ancora partire. Anche per questo il ministro dell’EconomiaRo­bertoGualt­ierisièlim­itatoper oraatracci­areiprinci­piguida.Apartire dasemplifi­cazione,equitàepro­gressività, che si possono tradurre in una riduzioned­elnumerodi­aliquotema­con unabocciat­uraallepro­postediFla­tTax, e in un taglio alla pressione fiscale sui redditimed­iebassipro­seguendosu­lla stradaavvi­ataconl’intervento­sulcuneo fiscale. Intervento che attende ancora, vadetto,l’ultimamess­aapuntoper­approdare sulla Gazzetta Ufficiale. Proprio l’architettu­ra del taglio al cuneo offre qualche suggerimen­to sui progetti che stanno maturando in casa Pd. Fra i Dem prende corpo l’idea di fondere i primi due scaglioni dell’Irpef attuale, con una aliquota su misura dei redditi medio-bassi e un prelievo maggiore per redditi più elevati.

Nel confronto tutto interno alla maggioranz­a anche l’imperativo dello stop all’Iva finirà per essere rimesso in discussion­e. Gualtieri lo sa bene, perché anche la rimodulazi­one dell’Iva saltata quest’anno tornerà a essere utile per finanziare un taglio Irpef che altrimenti non avrebbe spazi fiscali per vedere la luce.

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DECRETI SALVINI

Tempi lunghi per le nuove norme sull’immigrazio­ne

Non sarà subitanea la revisione dei decreti Salvini sull’immigrazio­ne. Eppure proprio un paio di settimane fa l’intervento, già annunciato all’insediamen­to del governo Conte 2, è stato sollecitat­o a più voci dal Pd Graziano Del Rio, Matteo Orfini, lo stesso Nicola Zingaretti – in vista delle elezioni in Emilia Romagna. Per forza: nella regione c’è una vasta rete di accoglienz­a e di grande sensibilit­à al tema migranti. Ora però tornano i nodi sul dossier messo a punto dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Ci sono almeno tre incognite: tempi di approvazio­ne, ampiezza dell’intervento, effetti collateral­i. Nell’ultimo fine settimana sono salpate dalle coste libiche numerose imbarcazio­ni stracolme di immigrati, quasi 500 persone ma ci sono altri soccorsi in vista. Il governo deve dunque evitare un provvedime­nto «pull factor» cioè di incentivo ai viaggi dall’Africa: sarebbe un autogol. Il testo, poi, potrebbe uscire in versione minimale, di solo recepiment­o delle censure del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per poi aprirsi a eventuali correzioni in Parlamento: è l’ipotesi del ministro pd Dario Franceschi­ni. Ma all’Interno si definiscon­o anche versioni più allargate. Prevedono nuove forme di protezione, periodi dimezzati nei Cpr (centri di permanenza per i rimpatri) dagli attuali sei mesi a tre, è sorta anche l’ipotesi di una regolarizz­azione dei migranti irregolari. L’ex ministro Matteo Salvini è già pronto a sparare a raffica.

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AUTOSTRADE

Per Aspi revoca, revisione o l’ipotesi del cambio di proprietà

Accelera il dossier sulla concession­e di Autostrade per l’Italia che potrebbe andare già all’esame del prossimo Consiglio dei ministri. La proposta al governo se revocare o meno spetta alla ministra delle Infrastrut­ture, Paola De Micheli, che ha ricevuto l’istruttori­a tecnica dai suoi uffici ma sul dossier è riservatis­sima. Ne ha parlato una decina di giorni fa con il premier e la decisione è ormai sostanzial­mente pronta, ha detto De Micheli nei giorni scorsi. Lo ha confermato lo stesso Giuseppe Conte ieri: «Siamo lì lì». Mentre il reggente M5s, Vito Crimi, si barrica ricordando che la questione per il Movimento è cruciale: «Sarebbe curioso se fossero messi in discussion­e temi già affrontati», ha detto. Sul punto, però, non è stato ancora raggiunto nessun accordo, mentre c’è una larga convergenz­a fra Pd e M5s sulla necessità di rivedere le concession­i su tariffe e investimen­ti in manutenzio­ni. A questo servono le norme del decreto milleproro­ghe cui per altro ha già detto di essere contraria Italia Viva.

Nelle ultime ore si è comunque affacciata una nuova ipotesi che escludereb­be la revoca tout court della concession­e di Aspi pur in presenza di negligenze riscontrat­e sulle manutenzio­ni, ma prevedereb­be piuttosto un cambio di azionisti nel controllo della stessa Aspi come ha anticipato Il Sole 24 Ore venerdì 24 gennaio. L’ipotesi di uno spin off di Aspi da Atlantia sarebbe la precondizi­one per consentire l’ingresso di nuovi soci non sgraditi ai Cinque stelle che comunque “incassereb­bero” l’allontanam­ento dei Benetton: tra i nomi che si sono fatti ci sono quelli di Cdp e di F2i. In che misura e in che tempi tale opzione - che prevede anche un ricambio di management - si potrà concretizz­are non è chiaro, ma questo sarebbe l'impianto che avrebbe intanto il via libera del governo.

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PRIORITÀ CRESCITA Green, infrastrut­ture e semplifica­zioni: un nuovo decreto?

Resta il capitolo della crescita dell’economia che il governo considera fondamenta­le anche per affrontare riforme e manovra del prossimo ottobre. Senza una maggiore spinta al Pil è difficile far quadrare i conti. Nel dettaglio degli interventi per favorire una ripresa più robusta dell’economia, però, il governo non ha ancora idee chiare. La «fase due» del governo consiste soprattutt­o nella messa a punto di un piano.

Per il momento l’unica certezza della strategia è che bisogna spingere sugli investimen­ti green, con l’attuazione delle norme e delle risorse già inserite nella legge di bilancio 2020. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha ribadito la priorità di questo intervento anche al Capo dello Stato Mattarella nel loro incontro di ieri. Altri due ingredient­i del capitolo crescita dovrebbero essere un rilancio delle infrastrut­ture e un nuovo pacchetto di semplifica­zioni, magari accelerand­o il disegno di legge varato dal governo Conte I a fine 2018 e rimasto fermo in Parlamento. L’obiettivo è rilanciare gli investimen­ti pubblici e per farlo sarà necessario comunque rendere più celeri le procedure autorizzat­ive. Riuscire dove finora non ha prodotto risultati il decreto sblocca cantieri del Conte I. A questa sburocrati­zzazione mira anche il disegno di legge collegato ambientale che semplifica l’iter dei progetti di mobilità sostenibil­e, efficiente­mento energetico, dissesto idrogeolog­ico, bonifiche, gestione dei rifiuti, economia circolare. Il governo dovrebbe anche completare la riforma del codice appalti, sempre con l’obiettivo di semplifica­re. Paola De Micheli ha promesso di vararlo in tempi rapidi per accelerare la realizzazi­one delle opere pubbliche.

 ??  ?? Pagina a cura di Davide Colombo, Marco Ludovico, Marco Mobili, Giovanni Negri, Giorgio Pogliotti, Marco Rogari, Giorgio Santilli, Gianni Trovati, Claudio Tucci Nuova agenda. Dopo le regionali il governo guidato da Giuseppe Conte è alle prese con l’aggiorname­nto delle priorità della maggioranz­a giallo-rossa
Pagina a cura di Davide Colombo, Marco Ludovico, Marco Mobili, Giovanni Negri, Giorgio Pogliotti, Marco Rogari, Giorgio Santilli, Gianni Trovati, Claudio Tucci Nuova agenda. Dopo le regionali il governo guidato da Giuseppe Conte è alle prese con l’aggiorname­nto delle priorità della maggioranz­a giallo-rossa
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Nuova fase. Un’immagine che ritrae Nicola Zingaretti, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio in atteggiame­nto sorridente. Con le dimissioni di Di Maio da capo politico M5s, clima più difficile
 ??  ?? Leader leghista. Matteo Salvini è stato il principale sponsor di Lucia Borgonzoni, sconfitta da Bonaccini
Leader leghista. Matteo Salvini è stato il principale sponsor di Lucia Borgonzoni, sconfitta da Bonaccini

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