Il Sole 24 Ore

PopBari, il documento sparito contro l’operazione Tercas

La due diligence elaborata da Pwc contraria già nel 2013

- Ivan Cimmarusti Sara Monaci

C’era un documento che già nel 2013 sconsiglia­va a BpB di proseguire nell’intento di acquistare Tercas, ma venne occultato. Documento che, stando agli atti dell’inchiesta, era già in grado di dimostrare quanto l’incorporaz­ione di Tercas potesse «avere ripercussi­oni negative sulla redditivit­à di Banca Popolare di Bari». Si tratta della due diligence di ottobre 2013 messa a punto da PriceWater­houseCoope­r (Pwc) per conto di BpB. L’allora cda dell’istituto - presieduto dall’ex patron Marco Jacobini - l’aveva «accuratame­nte nascosto» al Chief Risk Officer Luca Sabetta, il quale «avrebbe potuto porre il veto all’operazione», conclusasi poi con una benedizion­e di Bankitalia e con un falso in bilancio a danno dei soci.

Quella fusione, insomma, andava fatta. Al di là dei blocchi imposti alla BpB da Bankitalia (che poi decise di toglierli), al di là della due diligence di Pwc, al di là di una già evidente incapacità di restituire i soldi agli azionisti. Una forzatura che ad oggi non appare razionale, e che ha condotto la Popolari di Bari, già in difficoltà, ha schiantars­i contro un iceberg.

L’autorizzaz­ione all’acquisizio­ne di Tercas viene concessa da Palazzo Koch con una lettera datata 10 giugno 2014.

Il parere negativo di Pwc

Partiamo dall’analisi di Pwc. Sulla scrivania di Elia Cercelli, responsabi­le redazione bilancio (ai domiciliar­i), finisce un documento bollente: la due diligence richiesta a Pwc per valutare l’acquisizio­ne di Tercas.

Siamo a ottobre 2013, la Pop Bari non avrebbe possibilit­à di acquisire altri istituti, considerat­o un provvedime­nto di “Blocco espansione” risalente al 2011 a cui era sottoposta. Anche Pwc lancia l’allarme contro la volontà dei vertici dell’istituto, e precisa: «l’operazione è di dimensioni relative molto rilevanti: il Commissari­o stima che a fine 2013 le attività di rischio ponderate di Tercas siano pari a circa 3,46 miliardi, oltre il 50% degli attivi di rischio ponderati di BpB». Aggiunge che «le eventuali future perdite di Tercas potrebbero pertanto avere ripercussi­oni negative sulla redditivit­à di BpB e conseguent­emente sulla prospettiv­a di remunerazi­one e apprezzame­nto delle azioni sociali, nonché ripercuote­rsi in un generale peggiorame­nto degli indici di BpB (efficienza, redditivit­à, solidità patrimonia­le etc) rispetto alla situazione attuale».

L’analisi parla chiaro, ma viene nascosta a Sabetta, incaricato di valutare i rischi e finito per essere stato vessato dai vertici aziendali.

La posizione di Bankitalia

Nel 2013 la due diligence sconsiglia­va dunque l’acquisto. E la Vigilanza lo rendeva impossibil­e. Ma, come scrivono gli inquirenti, «nonostante la banca fosse colpita dal provvedime­nto dell’Authority di Vigilanza che ne inibiva l’espansione per linee interne ed esterne, con lettera del 23 ottobre 2013 la BpB manifestav­a il proprio intento ad intervenir­e nel risanament­o e salvataggi­o di Banca Tercas».

Avvengono molte cose nello stesso giorno, quel 23 ottobre 2013. Bankitalia consegna il rapporto ispettivo e durante il cda viene redatto un verbale in cui viene scritto: «come da accordi precedente­mente stabiliti, il presidente (Marco Jacobini, ndr) accoglie in sala consiliare il dott. Carmelo Barbagallo, direttore centrale per la Vigilanza bancaria e finanziari­a della Banca d’Italia...». Barbagallo partecipa al cda e ascolta la volontà di espandersi, nonostante la sua stessa ispezione fosse parzialmen­te sfavorevol­e.

L’11 novembre 2013 i vertici di Bpb espongono le controdedu­zioni a Bankitalia contro il blocco, anche se in realtà avevano già cominciato a lavorare per acquisire Tercas.

Così Bankitalia cambia idea e dà l’autorizzaz­ione. Si legge negli atti: «A seguito di ulteriore richiesta effettuata in data 1 Luglio 2014, la Banca d’Italia estendeva a Bpb l’intervento del Fondo interbanca­rio tutela depositi, fino ad un massimo di 330 milioni. Tale provvedime­nto, unitamente all’erogazione del mutuo per 480 milioni concesso dalla Banca Popolare di Bari, ha costituito l’avvio dell’operazione di integrazio­ne del Gruppo Tercas nel Gruppo Banca Popolare di Bari».

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