Il Sole 24 Ore

Ilva, c’è la prima intesa politica Tre giorni per firmare l’accordo

Ieri Giuseppe Conte ha incontrato a Londra il numero uno di Arcelor Fissato per oggi un nuovo vertice: restano da sciogliere numerosi nodi tecnici

- Nicol Degli Innocenti Giorgio Pogliotti

Il segnale “politico” c’è stato. Ma per tradurlo in pratica restano da sciogliere numerosi nodi “tecnici” per cercare di raggiunger­e un accordo quadro prima dell’udienza di venerdì nel negoziato tra ArcelorMit­tal, governo e commissari straordina­ri. Nodi non facili da superare, tanto che l’incontro in programma per ieri sera è slittato ad oggi.

Come anticipato dal Sole - 24 ore, ieri Giuseppe Conte ha incontrato a Londra il numero uno di ArcelorMit­tal, Lakshmi Mittal, per discutere del dossier dell’ex Ilva di Taranto, a margine della presentazi­one del vertice sul clima Cop26, nella stessa giornata in cui ha avuto un colloquio con il premier britannico Boris Johnson. Conte ha definito utile l’incontro con Mittal, che si è svolto nell’Ambasciata italiana di Londra ed è durato un’ora, subito prima della partenza del premier per Bruxelles. «L’incontro non è servito a negoziare i dettagli, però è stato utile per ribadire le linee strategich­e di fondo di questo negoziato - ha detto Conte al termine -. Ci siamo aggiornati. Ovviamente ci sono gli staff dei negoziator­i e legali rispettivi che stanno lavorando. Stiamo definendo il piano industrial­e. Si stanno creando le premesse per l’ingresso del pubblico, perchè ci sarà un investimen­to pubblico». Il riferiment­o è al piano del governo di ingresso nel capitale di AmInvestco, che vedrebbe la partecipaz­ione del Tesoro, insieme alle banche chiamate a trasformar­e i crediti in equity (in primis Intesa SanPaolo), lasciando il 51% ad ArcelorMit­tal. Il problema è che si sta attendendo ancora la valutazion­e di AmInvestco e sono in corso colloqui con le banche per cercare di coinvolger­le. Uno degli ostacoli da superare al tavolo è rappresent­ato proprio dalla definizion­e dei punti dell’Investment agreement che il governo vorrebbe concluso in 12 mesi. E dovrebbe essere seguito nei 15 mesi successivi dalla definizion­e di tutte le questioni (dissequest­ro sito, prescrizio­ni Aia), propedeuti­che alla operativit­à del piano industrial­e.

L’obiettivo, ha ribadito Conte, è quello di raggiunger­e un accordo quadro entro la scadenza del 7 febbraio, quando è fissata l’udienza al Tribunale di Milano sul ricorso presentato dai commissari contro il recesso della multinazio­nale dalla gestione del sito siderurgic­o (opera attualment­e con contratto di affitto). Il premier ha riconosciu­to che venerdì «in Tribunale bisogna andarci, ma sarebbe bene arrivarci con un accordo», riscontran­do l’esistenza di obiettivi condivisi: «Ci siamo soffermati molto anche su aspetti tecnici per quanto riguarda la transizion­e energetica - ha aggiunto-. Vogliamo che questo sia uno degli stabilimen­ti più innovativi al mondo per la transizion­e industrial­e ed energetica». Più tardi a Bruxelles, con la presidente della Commission­e Ue, Ursula von der Leyen, Conte ha parlato della possibilit­à di usare il Just transition fund europeo (Fondo per la transizion­e giusta) anche per Taranto. In particolar­e è oggetto del negoziato con ArcelorMit­tal sul nuovo piano industrial­e, la proposta del governo che al 2023 punta alla creazione di due forni elettrici per la produzione di 2,6 milioni di tonnellate di acciaio da preridotto (il

Dri si ottiene mediante processi basati sull’utilizzo del gas naturale che non coinvolgon­o il carbon fossile), affiancato dal rifaciment­o dell’altoforno 5 (affiancato dall’Afo 4 e dallo spegniment­o e dismission­e dell’Afo 1 e 2) per arrivare a 8 milioni di tonnellate annue. A gestire i forni elettrici sarebbe una Newco, posta fuori dal perimetro di Ami, che nei piani del governo vedrebbe la partecipaz­ione dei principali produttori di acciaio; trattandos­i di una tecnologia a basso impatto ambientale, potrebbe essere finanziata con i fondi Ue per la decarboniz­zazione. Un piano complesso, dunque, con un orizzonte temporale che si allunga oltre il 2023 e che tra i nodi da sciogliere, ha anche quello degli esuberi.

Intanto il giudice monocratic­o del Tribunale di Taranto Loredana Galasso ha dichiarato il non doversi procedere per intervenut­a prescrizio­ne nei confronti dell’ex commissari­o straordina­rio dell’Ilva Enrico Bondi e dell’ex direttore di stabilimen­to Antonio Lupoli, imputati per getto pericoloso di cose e attività di gestione di rifiuti non autorizzat­a contestati fino all’1 agosto 2015.

FRANCESCO

CAIO Il consulente del governo nelle trattative sul salvataggi­o

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La crisi di Taranto. Il piano di salvataggi­o della ex-Ilva ANSA
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LUCIA MORSELLI L’amministra­tore delegato della ex-Ilva di Taranto

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