Bilancio Ue, investimenti green anche nei Paesi con debito alto
Le regole attuali poco utili per gli obiettivi di crescita: Bruxelles avvia la revisione Gentiloni: «Non escludiamo dalla transizione ambientale i Paesi più indebitati» Dombrovskis: discuteremo anche della golden rule Spread BTp-Bund giù a 132
Le regole di bilancio non hanno agevolato gli obiettivi di crescita: con questa premessa la Commissione Ue ha avviato l’iter per la revisione del Patto di stabilità, per ridare slancio a sviluppo e investimenti, soprattutto verdi. Sforzo che deve coinvolgere tutti: «Non possiamo immaginare ha detto Gentiloni - che gli investimenti per la transizione ambientale siano preclusi ai Paesi che hanno un debito elevato». Dombrovskis: «La golden rule sarà discussa nella consultazione». Sul fronte dei conti italiani, lo spread BTp-Bund chiude in calo a 132 punti. Romano
La Commissione europea ha dato il via ieri a un ampio dibattito tra governi, istituzioni e parti sociali sulla possibilità di rivedere le regole di bilancio. L’esecutivo comunitario non ha dato per ora indicazioni o suggerimenti per il futuro. Si è limitato a una analisi degli ultimi anni, così come previsto dalle riforme adottate nel 2011-2013. L’esito della discussione è incerto: nei fatti si tratta di trovare un (difficile) compromesso tra la necessità della stabilità e l’urgenza degli investimenti.
In pillole, Bruxelles nota che negli ultimi anni la zona euro è riuscita a ridurre i deficit pubblici, a livello aggregato dal 6% all’1% del prodotto interno lordo. Nel contempo, sono state ridotte le debolezze dell’unione monetaria nell’affrontare shock esterni. Nel contempo, Bruxelles ammette che in alcuni paesi il debito rimane elevato, che le politiche di bilancio si sono spesso rivelate pro-cicliche, pesando sulla crescita e favorendo la spesa corrente piuttosto che la spesa per investimenti.
Questa analisi giunge in un momento particolare, mentre si discute in Europa di come promuovere gli investimenti, non solo per sostenere l’economia reale in un contesto monetario già molto generoso, ma anche per affrontare il cambiamento climatico. La Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen ha presentato in gennaio un piano decennale da 1.000 miliardi di euro nel tentativo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
L’establishment comunitario è diviso. Alcuni paesi chiedono di riformare le regole, ritenendole pericolosamente restrittive. Altri paesi sono più cauti. Sostengono che le regole non sono sufficientemente efficaci e temono per la stabilità dell’unione monetaria. La decisione di aprire una lunga fase di consultazione pubblica – sei mesi – è anche il riflesso di un esecutivo comunitario attraversato da sensibilità diverse e che dovrebbe prendere posizione solo alla fine dell’anno.
Punti di vista parzialmente diversi sono emersi anche durante la conferenza stampa di ieri. Mentre il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis ha messo l’accento sulla stabilità finanziaria, «precondizione della crescita», e sull’opportunità di «una razionalizzazione delle regole», il commissario agli affari monetari Paolo Gentiloni ha notato la necessità «altrettanto pressante di sostenere la crescita e di mobilitare immensi investimenti per affrontare il cambiamento climatico».
L’ex premier italiano ha difeso l’idea di concentrare la sorveglianza di bilancio sulle «deviazioni rilevanti» dagli obiettivi di bilancio: «Dobbiamo discutere in quale misura la sorveglianza economica può concentrarsi più sugli errori più rilevanti rispetto a quelli dei famosi decimali». Sull’idea di escludere gli investimenti verdi o digitali dal calcolo del deficit, l’ex premier lettone ha invece osservato che il tema «farà certamente parte della discussione (…) Però adesso non arriviamo ad alcuna conclusione».
In una intervista al Sole-24 Ore in autunno, la signora von der Leyen aveva detto di opporsi a una esclusione tout court di queste spese in conto capitale dal calcolo del deficit pubblico, per il timore di «un ambientalismo di facciata» (si veda Il Sole-24 Ore del 30 novembre). È ancora presto per prevedere l’esito del dibattito appena iniziato, ma forse una delle possibilità è che venga autorizzata flessibilità di bilancio à la carte, favorendo soprattutto i paesi più virtuosi.
Timoroso forse di questa ipotesi, Paolo Gentiloni ha spiegato alla stampa italiana: «I Paesi con maggiore debito, e l’Italia è uno di questi, devono tenere sotto controllo il debito pubblico (…) contemporaneamente non possiamo immaginare una situazione in cui investimenti per la transizione ambientale possano essere preclusi ai Paesi che hanno un debito elevato. Lo sforzo di promuovere (…) investimenti deve coinvolgere tutti» (ieri intanto il divario tra titoli tedeschi e italiani è sceso a 132 punti, da 135).
Nei fatti, Bruxelles propone al dibattito pubblico una serie di quesiti. Tra questi: È possibile trovare un equilibrio tra sanzioni e incentivi? Semplificare le regole di bilancio? Ridurre gli squilibri macroeconomici ed evitare la nascita di nuove situazioni pericolose? Da Roma, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha commentato su Twitter: «L’Italia darà il suo contributo per nuove regole più favorevoli agli investimenti volti a stimolare la crescita e migliorare la sostenibilità ambientale e sociale».