VERSO IL FOREX / 1
MOCIO: «LA GRANDE SFIDA DELLA REDDITIVITÀ»
Quello che si è appena concluso è stato per molti aspetti un “decennio terribile” per il sistema finanziario italiano che ha dovuto attraversare crisi politiche e finanziarie, fino alla difesa della moneta unica. In tale contesto, «il nostro sistema bancario ha dimostrato notevole resilienza. In qualità di operatori che in questi anni hanno lavorato, in Italia e all’estero, con professionalità e con rigore sui mercati finanziari, siamo orgogliosi di aver contribuito alla stabilizzazione e allo sviluppo del Paese». A dirlo è Massimo Mocio, direttore generale di Banca Imi e presidente di Assiom Forex, l’associazione degli operatori dei mercati finanziari che raduna 1.100 soci in Italia. Al suo primo congresso da presidente traccia il quadro dell’ultimo decennio, le sfide per il sistema bancario dal FinTech alla Brexit, fino ai temi della sostenibilità e dell’economia circolare.
Il sistema bancario italiano in questo decennio si è ridimensionato in un contesto difficile di bassa crescita economica e di salvataggi pubblici. Che bilancio si può fare?
È stato un decennio difficile, ma le banche italiane hanno dimostrato di saper reagire. I crediti deteriorati si sono più che dimezzati dal picco di 363 miliardi di euro nel 2015, grazie anche alle garanzie pubbliche (Gacs) che hanno facilitato questo processo.
Al contempo gli istituti italiani si sono riportati mediamente a un Tier 1 del 13,7% e a un Roe dell’8,5% (contro una media europea del 6,6%). Tutto questo è stato realizzato in un contesto di crescita molto inferiore rispetto alla media europea. A questa resilienza tutta italiana hanno contribuito la ricchezza delle famiglie, pari a 8,4 volte il reddito disponibile, e il basso livello di debito privato. Varie situazioni di crisi sono state poi fronteggiate, in un periodo in cui le nuove normative europee non hanno consentito gli aiuti pubblici utilizzati da altri Stati dell’Unione europea. Oggi la sfida per gli operatori bancari rimane quella di migliorare la redditività, anche attraverso la razionalizzazione dei costi e la gestione delle risorse, nel rispetto delle persone e delle loro professionalità e senza impatti sociali negativi.
Dalla digitalizzazione, alla Brexit, alle attività finanziarie non regolamentate. Quali tra queste sfide può fungere da cigno nero per i mercati finanziari?
La digitalizzazione porta con sé importanti sfide e grandi opportunità poiché la concorrenza del FinTech è in crescita: Banca d’Italia ha stimato che gli investimenti FinTech nel sistema finanziario italiano ammonteranno a 624 milioni di euro, di cui due terzi nel biennio 2019-20; sono cifre importanti, ma probabilmente ancora insufficienti dato che, nel medio
«SI RAFFORZA LA PROSPETTIVA DI ULTERIORE CONCORRENZA DELLE SOCIETÀ TECNOLOGICHE»
termine, si rafforza la prospettiva di ulteriore concorrenza da parte del settore non bancario, incluse le grandi società tecnologiche.
E Brexit?
Nel settore dei servizi finanziari, ritengo che il modello al quale il Regno Unito mirerà, sarà quello di diventare una sorta di “Singapore europea” e cioè una piazza sostanzialmente offshore, ma adeguatamente regolamentata, per avere la possibilità di attrarre capitali da più parti del mondo. Tuttavia, è difficile che l’Unione europea possa concedere al Regno Unito troppi vantaggi e che si riesca a raggiungere un accordo soddisfacente per entrambe le parti entro fine anno. La possibilità di un no deal, nel campo dei servizi finanziari, entro fine anno rimane quindi per noi uno scenario con alta probabilità. Infine, sul tema delle attività non regolamentate, bisognerà essere molto vigili perché la rapida trasformazione dell’ecosistema finanziario può determinare conseguenze importanti sulla stabilità dei mercati. In situazioni di crisi – ad esempio nel caso di riscatti massicci sui prodotti indicizzati e sugli Etf (che alla fine 2019 hanno raggiunto la consistenza di 6.300 miliardi di dollari), a fronte di una minore capacità di assorbimento da parte degli intermediari tradizionali – ciò può determinare shock improvvisi e aumentare i rischi sistemici.
Che peso avrà la nuova tendenza degli investimenti sostenibili nel mercato finanziario?
Nel 2019 gli emittenti italiani che hanno deciso di andare sul mercato con obbligazioni sostenibili, volte a finanziare progetti Esg o parametrizzate a indicatori di performance
sostenibile, hanno fatto registrare 16 operazioni oltre 11 miliardi di euro. Gli emittenti europei nel complesso si sono assestati a 108,5 miliardi (50% dei volumi mondiali) a conferma del forte impegno a sviluppare progetti sostenibili nell’interesse degli investitori. Anche il fatto che la Bce, nell’ambito del processo di revisione strategico, stia considerando di acquistare emissioni green, contribuirà ad aumentare lo spessore del mercato.
In un mercato che cambia quale ruolo ha oggi l’associazione di operatori finanziari?
Bisogna fare squadra: oggi anche le associazioni di categoria, come le aziende di appartenenza dei loro soci, sono chiamate a una responsabile riflessione sugli inevitabili cambiamenti da intraprendere; una maggiore cooperazione tra le stesse e una ricerca di sinergie potrà rendere sempre più autorevole il loro operato, nell’interesse degli associati, delle aziende che le sostengono e dei mercati nel loro complesso. Con questo spirito stiamo cercando forme di collaborazione sia in Italia sia all’estero.