Il Sole 24 Ore

UNA MANOVRA ALLA CIAMPI

- Di Innocenzo Cipolletta

Una manovra alla Ciampi. L'Italia è stata sempre molto abile nel chiedere ed ottenere una certa flessibili­tà nelle regole di bilancio da parte della Commission­e Europea, ogni volta con una pluralità di argomenti: un diverso concetto di output gap, un terremoto, una crisi internazio­nale, un alluvione, la paura del populismo, l'esempio di altri paesi

Ora si potrebbe richiedere ancora per il corona virus che certamente deprimerà l’economia cinese e mondiale con effetti sul commercio internazio­nale e quindi sul nostro paese. Di motivi per chiedere maggiore elasticità ce ne sono e ce ne saranno sempre. Quello che dobbiamo chiederci è se l’elasticità ottenuta sia poi stata di grande aiuto al nostro paese. La risposta è quanto meno dubbia: non si può negare che senza forse avremmo avuto una crescita ancora inferiore all’attuale, ma certo è che l’attuale crescita non suscita entusiasmi quanto a utilizzo della flessibili­tà. E quindi c’è da domandarsi se questa strategia sia utile al nostro paese.

Vale allora la pena di fare un ragionamen­to diverso, ricollegan­dosi a quanto fece a suo tempo Carlo Azeglio Ciampi per far entrare l’Italia nell’euro. Poiché il disavanzo pubblico era allora gravato da una forte e crescente spesa per interessi che il paese pagava a causa dei rischi di continue svalutazio­ni della lira, propose una tassa “transitori­a”, che potesse ridurre il disavanzo pubblico in modo da consentire alla lira di entrare nell’euro e che sarebbe stata in parte restituita una volta che, entrati nell’euro, avessimo ridotto la spesa per interessi.

La scommessa di Ciampi riuscì e l’Italia entrò nell’euro, mentre il disavanzo pubblico si ridusse grazie al calo della spesa per interessi. In seguito a quella manovra l’Italia conseguì un avanzo primario elevato, tale da assicurare un’automatica riduzione del peso del debito pubblico. Poi, purtroppo, i governi successivi “spesero” gran parte di quell’avanzo primario e l’Italia tornò a ballare, nuovamente a causa dei crescenti interessi da pagare sul debito pubblico, questa volta generati dallo spread.

È riproponib­ile una manovra alla Ciampi? Credo proprio di sì. Oggi l’Italia ha uno spread a oltre 130 punti base mentre altri paesi europei, come Spagna e Portogallo, stanno ben al di sotto. Se l’Italia accettasse di ridurre il disavanzo pubblico di almeno un punto percentual­e di Pil, magari facendo scattare la clausola di salvaguard­ia dell’Iva e/o attraverso una riduzione di spesa pubblica, potremmo beneficiar­e subito di una riduzione dello spread (almeno 70 punti) che si tradurrebb­e, almeno in parte, in spazio di manovra della spesa pubblica, mentre l’emersione di un maggiore avanzo primario potrebbe generare veramente una riduzione del peso del debito pubblico.

I mercati premierebb­ero una tale politica, se non verrà interrotta da nuovi governi, e questo aprirebbe un nuovo spazio di ripresa per la nostra economia. Ma, anche se non si crescesse molto, avremmo comunque ottenuto di operare con tassi di interesse allineati a quelli degli altri paesi e avremmo veramente avviato la discesa del debito pubblico. E questa sarebbe una vera ricompensa per i sacrifici chiesti agli italiani.

Ciampi non c’è più, purtroppo, ma la sua memoria può ancora aiutarci a trovare una via d’uscita.

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