UNA MANOVRA ALLA CIAMPI
Una manovra alla Ciampi. L'Italia è stata sempre molto abile nel chiedere ed ottenere una certa flessibilità nelle regole di bilancio da parte della Commissione Europea, ogni volta con una pluralità di argomenti: un diverso concetto di output gap, un terremoto, una crisi internazionale, un alluvione, la paura del populismo, l'esempio di altri paesi
Ora si potrebbe richiedere ancora per il corona virus che certamente deprimerà l’economia cinese e mondiale con effetti sul commercio internazionale e quindi sul nostro paese. Di motivi per chiedere maggiore elasticità ce ne sono e ce ne saranno sempre. Quello che dobbiamo chiederci è se l’elasticità ottenuta sia poi stata di grande aiuto al nostro paese. La risposta è quanto meno dubbia: non si può negare che senza forse avremmo avuto una crescita ancora inferiore all’attuale, ma certo è che l’attuale crescita non suscita entusiasmi quanto a utilizzo della flessibilità. E quindi c’è da domandarsi se questa strategia sia utile al nostro paese.
Vale allora la pena di fare un ragionamento diverso, ricollegandosi a quanto fece a suo tempo Carlo Azeglio Ciampi per far entrare l’Italia nell’euro. Poiché il disavanzo pubblico era allora gravato da una forte e crescente spesa per interessi che il paese pagava a causa dei rischi di continue svalutazioni della lira, propose una tassa “transitoria”, che potesse ridurre il disavanzo pubblico in modo da consentire alla lira di entrare nell’euro e che sarebbe stata in parte restituita una volta che, entrati nell’euro, avessimo ridotto la spesa per interessi.
La scommessa di Ciampi riuscì e l’Italia entrò nell’euro, mentre il disavanzo pubblico si ridusse grazie al calo della spesa per interessi. In seguito a quella manovra l’Italia conseguì un avanzo primario elevato, tale da assicurare un’automatica riduzione del peso del debito pubblico. Poi, purtroppo, i governi successivi “spesero” gran parte di quell’avanzo primario e l’Italia tornò a ballare, nuovamente a causa dei crescenti interessi da pagare sul debito pubblico, questa volta generati dallo spread.
È riproponibile una manovra alla Ciampi? Credo proprio di sì. Oggi l’Italia ha uno spread a oltre 130 punti base mentre altri paesi europei, come Spagna e Portogallo, stanno ben al di sotto. Se l’Italia accettasse di ridurre il disavanzo pubblico di almeno un punto percentuale di Pil, magari facendo scattare la clausola di salvaguardia dell’Iva e/o attraverso una riduzione di spesa pubblica, potremmo beneficiare subito di una riduzione dello spread (almeno 70 punti) che si tradurrebbe, almeno in parte, in spazio di manovra della spesa pubblica, mentre l’emersione di un maggiore avanzo primario potrebbe generare veramente una riduzione del peso del debito pubblico.
I mercati premierebbero una tale politica, se non verrà interrotta da nuovi governi, e questo aprirebbe un nuovo spazio di ripresa per la nostra economia. Ma, anche se non si crescesse molto, avremmo comunque ottenuto di operare con tassi di interesse allineati a quelli degli altri paesi e avremmo veramente avviato la discesa del debito pubblico. E questa sarebbe una vera ricompensa per i sacrifici chiesti agli italiani.
Ciampi non c’è più, purtroppo, ma la sua memoria può ancora aiutarci a trovare una via d’uscita.