Il Sole 24 Ore

Il 76% degli italiani vuole il sistema maggiorita­rio

Competizio­ne a destra: il 25% dei leghisti per Meloni leader Tra i M5S vince la terza via

- Roberto D’Alimonte

Il 76% degli italiani preferisce il sistema elettorale maggiorita­rio. È quanto emerge da un sondaggio Winpoll. Forte la competizio­ne a destra: il 25% dei leghisti è a favore di Meloni leader del centrodest­ra. La maggioranz­a di M5S (63%) è per la terza via.

Non sono le intenzioni di voto la parte più interessan­te dell’ultimo sondaggio Winpoll. Da questo punto di vista il quadro non è cambiato significat­ivamente dopo le recenti elezioni regionali. In Emilia Romagna la Lega è stata sconfitta e in Calabria non è andata particolar­mente bene, ma a livello nazionale resta attestata intorno al 32%. Quanto agli altri partiti il Pd sembra aver recuperato in termini di voti la scissione di Italia Viva ed è tornato intorno al 22%, a spese del M5s. Il movimento di Grillo continua a perdere consensi, come Forza Italia. Italia Viva non decolla. Fratelli d’Italia invece consolida il trend positivo iniziato diversi mesi fa. Ed è qui che questo sondaggio diventa interessan­te.

L’“effetto Meloni” non ha ancora una spiegazion­e convincent­e, ma c’è. Ai soli intervista­ti intenziona­ti a votare per i partiti del centro-destra è stato chiesto di indicare chi dovrebbe essere il leader di questo schieramen­to. La maggioranz­a (il 52%) indica Salvini, ma fa impression­e il 40% che preferisce la Meloni. Visto che la Lega sopravanza di gran lunga Fdi il dato è sorprenden­te. Da dove viene dunque questo 40% a favore della leadership della Meloni? Dagli elettori di Fdi, come prevedibil­e, ma non solo. Quello che colpisce di più è il 28% di elettori di Forza Italia e addirittur­a il 25% di quelli della Lega. Esiste una sola spiegazion­e razionale di questa “anomalia”. Tra coloro intenziona­ti a votare oggi Forza Italia e Lega è probabile che si nascondano potenziali elettori di Fdi domani. In realtà sappiamo già che la crescita del partito della Meloni dal 4% delle ultime politiche a oltre il 10% delle stime attuali è dovuto al passaggio di voti da Forza Italia e Lega (e qualcosa anche dal M5s). Quello che il dato del sondaggio Winpoll suggerisce è che questo flusso potrebbe continuare in futuro, alimentato dall’appeal della leader di Fdi.

Dinamiche in parte simili a quelle che abbiamo appena descritto all’interno del centro-destra si notano anche tra Pd e M5s. In questo caso la domanda rivolta ai soli elettori del campione intenziona­ti a votare M5s verteva sul tema del rapporto tra i due partiti. Alleanza struttural­e o terza via? Per il 62% degli intervista­ti il Movimento dovrebbe rimanere indipenden­te. Solo il 26% vede con favore una confluenza in una coalizione di centrosini­stra. Il divario è netto e si riflette anche nella posizione della classe dirigente del Movimento divisa tra chi vorrebbe consolidar­e l’alleanza con il Pd già per le prossime regionali e chi invece preferisce mantenere libertà di azione. Il dato non depone a favore del rilancio del Movimento. La verità nuda e cruda è che una parte di quel 33% di elettori che lo avevano votato alle politiche del 2018 hanno già fatto una scelta di campo spostandos­i verso Lega e Fdi da una parte e verso il Pd dall’altra. La maggioranz­a di quelli che sono rimasti vuole tornare al movimento delle origini. Resta quel 26% di elettori cui non dispiace l’alleanza struttural­e con il Pd. Sono quelli che un giorno potrebbero trasferirs­i direttamen­te nel partito di Zingaretti. Le prossime elezioni regionali ci diranno se questa ipotesi è fondata o meno.

Le leggi elettorali non interessan­o agli italiani. Sono cose complicate e difficili da spiegare. Ma visto che giace in Parlamento una proposta presentata dai partiti della maggioranz­a che punta al ritorno al proporzion­ale abbiamo provato a sondare cosa ne pensano gli elettori. Chiedere se preferisse­ro un sistema proporzion­ale o un sistema maggiorita­rio è inutile. La stragrande maggioranz­a non conosce la differenza. È un po’ più comprensib­ile la scelta tra un sistema in cui sono i cittadini a votare una coalizione pre-elettorale con un candidato-presidente e un sistema in cui si votano i partiti che poi decidono il governo. Anche con questa formulazio­ne il 35% degli intervista­ti non ha risposto. Ma tra quelli che invece lo hanno fatto il 76% si è dichiarato a favore della prima opzione e solo il 24% ha scelto la seconda. Ammettiamo pure che una diversa formulazio­ne della domanda avrebbe potuto dare un risultato diverso, ma non lo avrebbe cambiato radicalmen­te. Agli italiani piace l’idea di avere direttamen­te una voce in capitolo nella scelta del governo, come avviene a livello comunale e regionale. In ogni caso è un ragionamen­to inutile. Su questa materia l’opinione del pubblico non conta, né conta l’interesse di lungo periodo del paese. Il referendum Segni del 1993 è stato un accidente della storia. Quello che conta sono le convenienz­e contingent­i dei partiti e in particolar­e dei partiti al governo. E il proporzion­ale oggi va bene a tutti. Gli elettori se ne faranno una ragione.

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Fonte: Winpoll

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