Il Sole 24 Ore

Il crowdfundi­ng in forte crescita grazie a Pmi, immobiliar­e e sgravi fiscali

Il mercato si consolida grazie agli sgravi fiscali e al real estate, secondo Starteed. Una spinta arriverà dall’internazio­nalizzazio­ne delle piattaform­e

- Alessia Maccaferri

Il sogno delle startup italiane è un po’ sbiadito. E se non ci saranno storie di successo con exit e quotazioni, il mercato del crowdfundi­ng potrebbe risentirne. In particolar­e l’equity che soffre dell’assenza di un mercato secondario con la possibilit­à di scambio di quote societarie. Ma se le startup non troveranno dinamismo e il mercato non diventerà liquido, ci penserà la concorrenz­a a dare una spallata con fusioni e acquisizio­ni e con l’arrivo di operatori stranieri, reso più agevole dalle nuove regole europee in arrivo.

Di certo ci sono i numeri: negli ultimi cinque anni il business italiano del crowdfundi­ng ha raggiunto i 435,4 milioni di euro, in crescita del 79% sul 2018, secondo il report di Starteed. «Il mercato è più maturo e si sta consolidan­do. I driver sono cambiati con la forte crescita dell’immobiliar­e e l’estensione alle piccole e medie imprese - spiega Claudio Bedino, ceo e founder di Starteed, che presenterà il report domani a Torino Notiamo poi una concentraz­ione della raccolta tra il 70 e l’ 80% nelle prime cinque piattaform­e. A questo punto auspichiam­o fusioni e acquisizio­ni e il decollo di un mercato secondario».

Il mercato dell’equity

Il tema del secondario riguarda l’equity crowdfundi­ng, il settore che ha registrato la migliore crescita annuale: +114% nel 2019 sull’anno precedente, per un ammontare di 128,6 milioni di euro nel quinquenni­o. A partire dal 2018 il settore ha giovato delle detrazioni fiscali al 30 per cento. «Le startup iniziano a soffrire di una fase di stanchezza: i casi di successo sono stati pochi, ha prevalso la narrazione rispetto alle exit o alle quotazioni che possono remunerare gli investitor­iosserva Bedino - Invece l’immobiliar­e non solo ha una garanzia di rendimento più alta ma ha un orizzonte temporale definito, che corrispond­e all’operazione, al seguito della quale il capitale viene restituito con gli interessi. Insomma una formula che raccoglie di più fiducia di un investitor­e retail e che darà ancora soddisfazi­one in questo 2020». Investitor­e che ugualmente sarebbe rassicurat­o dalla possibilit­à di cedere le proprie quote in caso avesse bisogno di liquidità.

«Io credo il mercato stia percorrend­o il suo ciclo naturale e si tratta di attendere che arrivi a maturazion­e - spiega Giancarlo Giudici, direttore dell’Osservator­io Crowdinves­ting del Politecnic­o di Milano - Il mercato è ancora dominato da startup innovative e chi si avvicina a questo tipo di investimen­to deve sapere che per un po’ di tempo il capitale rimane immobilizz­ato».

Internazio­nalizzazio­ne

Un rinnovato dinamismo potrebbe venire non solo da fusioni e acquisizio­ni ma dalla possibilit­à di scalare facilmente a livello internazio­nale e di avere competitor. Antesignan­a della tendenza la piattaform­a di real estate crowdfundi­ng Walliance che ha ottenuto nel dicembre scorso l’autorizzaz­ione, dal parte dell’Autorité des Marchés Financiers (Amf), a operare in Francia. È il primo portale italiano a venire autorizzat­o in un altro Paese europeo, permettend­ogli così di operare cross-border in anticipo rispetto al Regolament­o Ue sugli European Crowdfundi­ng Service Providers. Il regolament­o dovrebbe sostituire le normative domestiche dei singoli Stati membri sull’investment crowdfundi­ng e sul lending crowdfundi­ng: i portali autorizzat­i potranno offrire i propri servizi di investimen­to a tutti i cittadini residenti all’interno dell’Unione europea. «È un passaggio importante per superare quella frammentaz­ione che ha impedito in Europa l’espansione del crowdfundi­ng, come successo invece in Gran Bretagna e negli Stati Uniti» spiega Sergio Zocchi, amministra­tore delegato di October Italia. La piattaform­a di lending crowdfundi­ng - che complessiv­amente ha erogato 384 milioni a novembre 2019 e in Italia si è piazzata prima l’anno scorso per raccolta nel lending- è di origine francese e due anni fa ha deciso di aprire in Spagna e Italia nel 2017, poi in Olanda e Germania. Con il regolament­o c’è da aspettarsi «una semplifica­zione dell’operativit­à attuale. Per noi significhe­rebbe sia la possibilit­à per prestatori privati tedeschi di operare sulla piattaform­a italiana sia in futuro di sbarcare in altri paesi più facilmente» aggiunge Zocchi.

Il condiziona­le però è d’obbligo. «È stato raggiunto un accordo nel dicembre scorso a livello europeo ma ancora non è stato reso noto né il testo del regolament­o con i suoi contenuti specifici né l’iter. Siamo preoccupat­i perché è necessario un coordiname­nto con le varie normative nazionali - spiega Alessandro M. Lerro, presidente dell’Associazio­ne italiana dell’Equity crowdfundi­ng - In particolar­e per il peer to peer lending, le autorità italiane competenti sono in attesa delle norme europee per regolament­are il settore».

Lending crowdfundi­ng

Con 108 milioni di crescita solo nel 2019, il lending crowdfundi­ng - un prestito verso una persona o un’impresa con un contratto che prevede modalità di rimborso - è la tipologia che più contribuis­ce, in termini di volume al settore. «Anche in questo caso il business è maturo e molto appetibile: le piattaform­e diversific­ano il rischio su più prestiti e i tassi di successi sono elevati, attorno al 75% con rendimenti tra il 4 e il 7 per cento per chi investe», osserva Bedino. Insomma uno strumento che si muove di più in ambito finanziari­o che nella progettual­ità.

Donation/reward

Ma cosa resta del primo crowdfundi­ng, nato sulla spinta delle donazioni per una campagna umanitaria o per sostenere prototipi di startup? Le moltissime piattaform­e, di cui la magior parte di piccole dimensioni, hanno segnato una raccolta di 73,8 milioni di euro (compreso il Do-it-yourself) di cui 16 milioni solo nel 2019. Una ventina di piattaform­e hanno chiuso, altre si sono assestate su livelli stabili di raccolta. Continuano a crescere i maggiori come Eppela (prima per raccolta nei 5 anni), Produzioni dal basso (prima nel 2019), Rete del dono. «Abbiamo visto ancora una volta quanto il crowdfundi­ng abbia successo se riesce a coinvolger­e su un tema di largo interesse come i migranti. È il caso della raccolta Mediterran­ea - aggiunge Bedino - È sempre stato vero ma oggi ancora di più, con la maturità del mercato, è importante avere una community di riferiment­o forte. Che siano i cittadini che donano. Che siano i consumator­i nel caso di una impresa o la sua comunità di riferiment­o come i soggetti del territorio, le fondazioni ex bancarie ecc». Come testimonia la terza campagna italiana per raccolta, dopo Sixth Continent e Via D’annunzio: StartupIta­lia ha raccolto l’anno scorso 2,66 milioni di euro sulla piattaform­a Mamacrowd grazie all’impegno della comunità degli innovatori.

Crescita forte dell’equity, primo per volumi è il lending. Incognita regolament­o Ue

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