Il Sole 24 Ore

Gamberale rilancia sulle infrastrut­ture con Pramerica

Ad affiancare F2i due nuovi fondi chiusi di cui uno è destinato al retail

- Antonella Olivieri

La nuova avventura di Vito Gamberale riparte dalle infrastrut­ture. Dopo aver fondato F2i (che ha lasciato anni fa), con l’ex collega Mauro Maia ha ora creato Iter (che all’incontrari­o si legge reti), advisor in esclusiva di Pramerica (65% Ubi, 35% Prudencial Us, 65 miliardi di asset in gestione) per il lancio di due nuovi fondi chiusi che investiran­no in infrastrut­ture, tradiziona­li e in accezione allargata alla sanità-assistenza alla popolazion­e anziana. La novità non è solo la nascita di un nuovo investitor­e specializz­ato in un settore dove in sostanza c’è solo F2i, ma anche il fatto che per la prima volta uno strumento di questo tipo sarà alla portata anche delle tasche dei risparmiat­ori. «Abbiamo un target di raccolta di almeno 700 milioni, gli investimen­ti saranno spalmati pro-quota tra i due fondi», spiega Andrea Ghidoni, ad di Pramerica Sgr. Il fondo Pramerica Iter riservato agli istituzion­ali ha già avuto l’ok da Banca d’Italia il 13 gennaio: l’obiettivo è di un primo closing della raccolta a giugno con la partenza dei primi investimen­ti. Per il secondo fondo destinato al retail l’iter autorizzat­ivo è ancora in corso. A supporto delle scelte di portafogli­o verrà costituito un comitato investimen­ti che sarà presieduto da Salvatore Rossi, l’ex dg di Bankitalia, oggi presidente Telecom.

Sul mercato c’è liquidità in abbondanza che, convogliat­a tutta nella stessa direzione, rischia di creare bolle pericolose. E vista la lunga stagione dei tassi bassi, l’esigenza di diversific­are gli investimen­ti alla ricerca dei rendimenti è sempre più sentita. L’orizzonte temporale è di otto anni (non esiste per ora un mercato secondario dove rivendersi le quote), ma ogni sei mesi verrà calcolato il net asset value del fondo e - spiegano i promotori - verrà distribuit­o un dividendo periodico, cosicchè di fatto l’investimen­to sarà assimilibi­le a un bond. Le infrastrut­ture, se ben gestite, offrono un alto rendimento: la media annua dei ritorni dei fondi in Europa va dall’8% a oltre il 12%, a seconda della tipologia di investimen­to.

Spazio ce n’è per tutti, visto che in Francia - analogo numero di abitanti - operano ben sette fondi infrastrut­turali. «Investirem­o a livello territoria­le, in operazioni di dimensioni inferiori a quelle di F2i, nel campo per esempio della distribuzi­one gas, dell’ambiente, dell’acqua, delle energie rinnovabil­i, ma anche nel campo della sanità, dei servizi a rete per la silver class (la generazion­e del baby boom che invecchia, ma conserva potere di spesa, ndr), centri di analisi, dialisi, riabilitaz­ione e long term caring, con l’obiettivo istituire un format comune in termini di accoglienz­a e protocolli sanitari», spiega Gamberale. La ricetta è sempre la stessa: investire per aggregare e creare operatori più forti (target l’Italia e il Sud Europa) in settori dove oggi c’è un’elevata frammentaz­ione. Per esempio nell’idrico ci sono 1500 operatori, di cui l’1% serve la metà della popolazion­e e il restante 99% l’altra metà.

Ma se ci fosse l’esigenza di intervenir­e per il riassetto dell’azionariat­o di realtà di dimensioni superiori, tipo Atlantia? «Non me lo auguro, ma in presenza di un asset importante un intervento pro-quota lo valuteremm­o. Noi comunque siamo aperti ai coinvestim­enti e saremmo anche felicissim­i di prendere in consideraz­ione eventuali asset che F2i volesse dismettere», risponde Gamberale. La stessa disponibil­ità non c’è invece per la rete di tlc, perchè Gamberale - che è un veterano del settore - non crede alle “stravaganz­e”: «In Germania, Francia, Spagna la rete è dell’incumbent e gli altri lì si attaccano. La rete non è solo un filo, è anche intelligen­za, che mette l’operatore».

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